mercoledì 21 gennaio 2009

La cena di Emmaus esplorata da francesca2

Mi è difficile parlare di un quadro come quello, ma provo a raccontare un paio di considerazioni che ho fatto
per prima mi sento di consigliarvi di andare a vederlo da soli, con una seggiolina pieghevole sull'ora di pranzo, sedetevi davanti e guardate senza pensare.Lentamente questo quadro vi, scusate devo dire in un altro modo....lentamente questo quadro ha preso i miei pensieri e i miei sensi, ho cominciato a guardarlo dall'alto, dalla cameriera anziana,il viso segnato, porta in tavola un piatto con della carne (sembra), le pennellate sono quasi trasparenti, come qualcosa da rifinire, poi l'oste, il suo sguardo, la sua posizione, non è un uomo che venera gesù, lo ascolta con il grosso braccio appoggiato su un fianco come qualsiasi oste ascolta un cliente un po' particolare,in basso a destra un uomo sembra sul punto di cominciare a discutere animatamente su qualcosa, si tiene al tavolo e spinge il viso in avanti, in lui c'è tutta la disposizione all'ascolto o forse alla critica, di un altro a sinistra si vede il mantello e si distinguono nel buio i capelli e poi c'è gesu, un viso dolorosamente triste, parla ma è come se fosse solo, forse a guardare bene le labbra si potrebbe leggere un sorriso ma il viso nell'ombra è malinconico, sul tavolo spoglio del pane, un bicchiere che si intravvede appena, tutto in questa tela è dolorosamente vivo, non c'è nessun cedimento alla rappresentazione cristiana, all'abbellimento, spariti anche il cesto di frutta del primo, le immagini ridotte a tracce ma incredibilmente vive, vere, quelle persone sono vere, quello che provano non passa attraverso i filtri della religione o di un credente, forse passa attraverso la vita che stava facendo caravaggio, e se provo a immaginare come venivano accolti i suoi quadri immagino la rabbia, il senso di solitudine,di incomprensione e assieme di fierezza, guardatevi attorno, tutti i quadri nella stessa sala sono morti, sono decorazioni, sono persone pallide con le guancine con il belletto rosa e i vestiti puliti, sono zombie, il suo quadro rappresenta persone vive, la cameriera con la sua stanchezza e il viso segnato, troppo vecchia per quel lavoro...io sentivo un nodo di pianto che saliva, ho sempre pensato che un artista non puo dipingere cose lontane da se, dalla sua vita, ci si rappresenta e lui lo fa in un modo violento, rabbioso, fiero, solitario
ho sempre detestato chi mi descrive i quadri, so vedere da sola, guglielmo tu mi chiedi un commento e io che dipingo posso fare solo questo, raccontare i miei pensieri nella mezzora che ho trascorso seduta davanti a quella tela, non ho voluto vedere nientaltro, sono uscita felice e appagata
e ci torno in febbraio con la mia seggiolina a guardare il precedente
francesca2( la parola da scrivere per pubblicare è inesper, come si fa a non ridere???)

2 commenti:

  1. Bellissimo il commento di Francesca2, sarebbe bello essere sempre guidati da un occhio così appassionato. Il Caravaggio è davvero straordinario, non si sente la distanza del tempo nei suoi quadri. Ho letto due biografie :non sono capolavori, ma permettono di accostarsi all'uomo
    ciao, marina

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  2. Era quello che volevo, francesca2, che dicessi quello che provi di fronte ad un quadro. Niente più. Le reazioni all'arte sono davvero tante e misteriose. Non c'è un modo di vedere, ma tanti e forse tanti anche per la stessa persona. Grazie.

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