sabato 28 febbraio 2009

Gibigianna e metamorfosi



Emilio Scampini, Metamorfosi da Piccoli canti, 1993

Oggi sono un bel sasso del Ticino,
scintillante di mica, bianco e argento,
e sto giù a levigarmi, a luccicare
sotto il pelo carezzevole dell'acqua,
a godere da sotto il suo passare.
Il sole di giorno mi scalda,
la luna di notte m'incanta.
Irraggiato così, a gibigianna (1),
non so più cos'è un uomo,
e sono lieto di non saperlo.

Bienate, Aprile 1988

(1) scintillìo e/o balenìo di una luce riflessa su specchio e/o acqua.

Pensierino. Esiste una natura senza l'uomo. C'era nella notte dei tempi, ha continuato a macinare millenni senza che occhio d'uomo la osservasse e probabilmente ci sarà anche dopo che l'uomo sarà scomparso, inghiottito da chissà quale catastrofe che si sarà cercata o che arriverà improvvisa dalla profondità delle galassie. Per qualcuno è un pensiero blasfemo (l'uomo è il culmine della "creazione"), per me è semplicemente rassicurante.

venerdì 27 febbraio 2009

Ute Lemper in Paris- Youkali-tango (Weill)

(Mettere in pausa la musica del blog sulla destra)



Youkali-tango

C'est presqu'au bout du monde
Ma barque vagabonde
Errant au gré de l'onde
M'y conduisit un jour
L'île est toute petite
Mais la fée que l'habite
Gentiment nous invite
A en faire le tour

Youkali
C'est le pays de nos désirs
Youkali
C'est le bonheur, c'est le plaisir
Youkali
C'est la terre où l'on quitte tous les soucis
C'est, dans notre nuit, comme une éclaircie
L'étoile qu'on suit
C'est Youkali

Youkali
C'est le respect de tous les voeux échangés
Youkali
C'est le pays des beaux amours partagés
C'est l'espérance
Qui est au coeur de tous les humains
La délivrance
Que nous attendons tous pour demain

Youkali
C'est le pays de nos
Youkali
C'est le bonheur, c'est le plaisir
Mais c'est un rêve, une folie
Il n'y a pas de Youkali

Et la vie nous entraîne
Lassante, quotidienne
Mais la pauvre âme humaine
Cherchant partout l'oubli
A, pour quitter la terre
Se trouver le mystère
Où rêves se terrent
En quelque Youkali

Youkali
C'est le pays de nos désirs
Youkali
C'est le bonheur, c'est le plaisir
Youkali
C'est la terre où l'on quitte tous les soucis
C'est, dans notre nuit, comme une éclaircie
L'étoile qu'on suit
C'est Youkali

Youkali
C'est le respect de tous les voeux échangés
Youkali
C'est le pays des beaux amours partagés
C'est l'espérance
Qui est au coeur de tous les humains
La délivrance
Que nous attendons tous pour demain

Youkali
C'est le pays de nos désirs
Youkali
C'est le bonheur, c'est le plaisir
Mais c'est un rêve, une folie
Il n'y a pas de Youkali

Mais c'est un rêve, une folie
Il n'y a pas de Youkali

giovedì 26 febbraio 2009

Trovo

Trovo dentro Ossi di seppia di Montale, preso in biblioteca, questo biglietto ripiegato. Non so se per caso o per un deliberato ragionamento dell'estensore, le pagine del libro di Montale che racchiudono questo testo manoscritto sono quelle di "Mediterraneo".



Provo a trascrivere.

Uno sciame vociante di
bimbi
vola per le strade
con aquiloni
in festa
s'odono le voci (non decifrabile forse "voci allegre")

io, per me, è un martellare di campane
a morte (battono) dentro al cuore
e uno sgomento infinito che strazia

Cerco,
nei prati verdi della mia
mente bambina,


Commento. Straziante (pure per la grammatica, ma non c e ne può fregare di meno!) quel "io, per me, è...". C'è il senso di un dolore che è piombato nel più profondo del cuore. Chissà cosa ha fatto nascere questa poesia. Montale in quelle pagine descrive una casa delle vacanze che l'ha visto bambino e c'è una sottile pedagogia dei luoghi (e del mare soprattutto) che l'ha formato.
L'altro poeta del foglietto anonimo non sopporta il ricordo, anche le immagini più allegre e spensierate lo fanno precipitare nella disperazione. La natura è nemica (matrigna), non vuole più respirare con lei. Si rifugia nei prati verdi di una "mente bambina" che rimane sospesa da quella virgola finale, attesa di un altro verso che non c'è.

Montale scrive
...
Antico, sono ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue bocche quando si schiudono
come verdi campane e si ributtano
indietro e si disciolgono.
La casa delle mie estati lontane
t'era accanto, lo sai,
là nel paese dove il sole cuoce
e annuvolano l'aria le zanzare.
Come allora oggi in tua presenza impietro,
mare, ma non più degno
mi credo del solenne ammonimento
del tuo respiro. Tu m'hai detto primo
che il piccino fermento
del mio cuore non era che un momento
del tuo; che mi era in fondo
la tua legge rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:
e svuotarmi così d'ogni lordura
come tu fai che sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe asterie
le inutili macerie del tuo abisso.
...

Incontrarsi

Incontrarsi
vedersi
scoprirsi
timorosi.
Leggersi
nelle rughe
nelle pieghe
dei sorrisi.
Forse
capirsi
stringersi
forse.

martedì 24 febbraio 2009

lunedì 23 febbraio 2009

Cazzeggi mentali visitando la Fondazione Giò Pomodoro

Dietro una pesante lastra di metallo che rappresenta le sensazioni che l'artista ha provato tornando nel paese natio e trovandolo, dopo tanti anni, ormai abbandonato (destino quasi inevitabile per molti paesi delle montagne e colline) c'è scritto "Lo sai. Debbo riperderti e non posso"
Il ricordo è persistente, anche contro la volontà di cancellare ogni cosa. E' come se fosse inpresso indelebilmente dentro la materia come la scritta nel metallo.




All'Ingresso del labirinto (questo è il titolo dell'opera) è stata messa una zeppa per tener aperto il pesante portale. Il labirinto è uno di quei simboli che si sono caricati nel corso della storia di così tanti significati che ora stentiamo a decifrarli. Il più comune è che sia una raffigurazione della vita con in suo cammino tortuoso e sconosciuto. Solo pochi fortunati raggiungono l'uscita. Però, c'è un però anche qui, c'è sempre bisogno di una umile zeppa per tenere aperta la porta.

sabato 21 febbraio 2009

Berlusconi e l'indigestione


Non c'è altra possibilità: Berlusconi potrà morire (si parla di una morte "politica", naturalmente!) solo di indigestione.

Una giornata così così

Una giornata così così, ieri.
Ci sono giorni che sembrano caricarsi di tutto il non-detto e il non-fatto e diventano fiumi di parole e di azioni, come se una diga si fosse rotta e l'acqua, tumultuosa, precipitasse a valle.
Sono i sentimenti rattrappiti che saltano fuori come molle compresse e prendono direzioni impensabili. Eppure si è portati a pensare che il silenzio e l'inazione avrebbero insegnato parole meditate ed azioni congruenti, ma, come chi è preso nella notte calma da un crampo improvvisono, non rimane che balzare dal letto ed agitarsi battendo il tallone a terra, con movimenti inconsulti ed imprecando contro la mala sorte.
Un'amica mi diceva parafrasando una frase di un libro di psicologia che i vecchi amori bisogna "appenderli al muro, come quadri", immagino volesse dire che bisogna distaccarsene e guardarli senza pretendere di aggiungere o togliere nulla. Già forse è così, bisogna appenderli al muro, ma, questo è il guaio, non riesco a fare a meno di ammirarli. E' una mia malattia questa: non riuscire a distaccarmi dai sentimenti che ho provato, rimangono come un sapore in bocca, un'ombra nella nebbia, un suono di parole dolci. Non ho un semplice tasto reset come il computer che cancella tutto e non so se sia un male.

mercoledì 18 febbraio 2009

Eduardo de Filippo, Fantasia - Pignammoce sta vita cumme vene

Fantasia
Pigliammoce sta vita cumme vene,
llassammo for’ ‘ a porta ‘a pucundria,
mparammece a campà c’ ‘a fantasia:
nca sta cosa cchiù bella pè campà?

A fantasia se sceta ogne matina,
comme si fosse prencepe rignante,
affonna ‘e mane aperte int’ ‘e brillante
e nun s’’e ppiglia: che s’’e ppiglia a ffà?

E che curredo tene! Nu mantiello
ca luce cchiù d’’o sole e nun è d’oro;
quanno se mene ncuollo stu tesoro,
abbaglia ‘a vista: nun se può guardà.

Po’ tene nu relogio cumpiacente,
cu sissanta minute d’allegria,
mmiez’ ‘o quarante liegge: FANTASIA
e fa tà-tì,tà-tì,nun fa tì-tà…

1956

Prendiamoci questa vita come viene,
lasciamo fuori la porta il cattivo umore,
impariamo a campare con la fantasia:
ci sta una cosa più bella per campare?

La fantasia si sveglia ogni mattino,
come fosse principe regnante,
affonda a mani aperte nei brillanti
e non li prende: che li prende a fare?

E che corredo ha! Un mantello
Che luccica più del sole e non è d’oro;
quando si mette addosso questo tesoro,
abbaglia la vista:non si può guardare

Poi ha un orologio compiacente,
con sessanta minuti d’allegria,
nel mezzo del quadrante leggi: Fantasia
e fa tà-tì,tà-tì non fa tì-tà…

Pensierino. Che bello un orologio che fa tà-tì e non fa tì-tà. Non ho l'ossessione del tempo che passa (ne ho altre di ossessioni, ben più laceranti ! ) . Non so se sia una fortuna. Forse è una maledizione. Penso, evidentemente, di controllare il tempo, di averlo dalla mia parte. E' una illusione. Il tempo non sta dalla parte di nessun essere umano, macina tutto.

martedì 17 febbraio 2009

Superba, la notte


La cosa più superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l'anima si getta all'avventura.

(Alda Merini)

lunedì 16 febbraio 2009

Della lontananza


...
Anch'io allora non sapevo nulla, e qui non volevo starci, ma ora che so ogni cosa devo andarmene.
...
Soltanto il mare gli brontolava (ndr ad 'Ntoni) la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole...

(dalle ultime pagine de I Malavoglia di Giovanni Verga)

Pensierino. Ad un certo punto si capisce, come folgorati, che bisogna allontanarsi, prendere le distanze da tutto e da tutti ed ascoltare il mare "straniero in ogni paese".

domenica 15 febbraio 2009

Tornar, Paolo Rossi & Vinicio Caposela



Pensierino. Tornare, rivedere i luoghi, riconoscere persone e immaginare di vederne altre, ormai perse. Spezzoni di dialoghi, frasi, sorrisi, sguardi, abbracci, baci. Tornare e non trovare.

venerdì 13 febbraio 2009

Pubblicità negativa


Il Giudice di Milano ha emesso la sentenza che riguarda il tabaccaio che per reagire alla ennesima rapina ha estratto la pistola, inseguito i due rapinatori, ucciso uno e ferito l'altro. Il tabaccaio è stato condannato per "legittima difesa putativa in seguito ad un errore di percezione". Il fatto è avvento nel 2003 in una tabaccheria di Via Magenta a Milano.

Ora si può pensare come si vuole sulla "legittimità" dell'uso delle armi, ma personalmente non entrerò più in quel bar.

PS "Io non sono un tabaccaio (con la pistola)"

giovedì 12 febbraio 2009

I piccoli paesi e la politica

Dunque sapete che la confusione politica è grande sotto il cielo. Ma nei piccoli paesi lo è ancora di più. Principalmente per la nascita di una miriade di liste civiche dai contorni politici assai sfumati che non di rado si reggono su ben collaudati gruppi di potere (non trovo un termine più adatto) che gestiscono i piccoli-grandi interessi locali.
I partiti "tradizionali" sono tramontati ed ora vediamo situazioni come quella che vi descrivo.
Dunque. La sede del Partito Democratico sta esattamente nella sede della vecchia D.C. e questo, lasciatemelo dire, in un paese che nel dopoguerra fino agli anni '90 aveva una maggioranza democristiana schiacciante, ha un effetto straniante. Forza Italia e A.N. non hanno una sede, non si sa se alla nascita del nuovo partito del Popolo delle Libertà a Marzo qualcuno sentirà la necessità di fare anche in questo paesello una sede. Vi chiederete dove si trovano ora a discutere di questioni amministrative (visto che reggono, in perfetta continuità col passato democristiano e socialista, anche il Comune). Non si sa. O meglio lo sanno solo i soliti noti e discutono nei salotti privati in perfetto stile berlusconiano. Anche la Lega Nord non ha una sede pur avendo quasi il 15 % dei voti. Il "radicamento" sul territorio secondo i seguaci di Bossi è questo: un "presidio" (così militarmente lo chiamano) c'è in un solo paese vicino e si fa capo lì. Di discussioni politiche locali neanche a parlarne. Altri partiti non ce n'è e quindi la semplificazione è già in atto.
Le segreterie provinciali o regionali direttamente mandano degli emissari a dettare la linea ai fantomatici "segretari" locali (quasi sempre cooptati dai gruppi dirigenti centralizzati) e questa è la democrazia dei partiti nel nostro paese.
Pensiamo seriamente che in un quadro così a qualcuno (onesto e amante della cosa pubblica) venga voglia di fare politica?

Sete, memoria


...
L'acqua è insegnata dalla sete
...
L'amore, da una impronta di memoria
...
(E. Dickinson)

A Higginson che le chiedeva un ritratto nei primi tempi della loro corrispondenza Emily rispose :-Può credermi senza?

Crediamo all'acqua solo quando abbiamo sete e all'amore solo se ha lasciato un'impronta sul cuscino.

martedì 10 febbraio 2009

Il silenzio è calato, finalmente.

Accoglie il corpo l'ultimo palpito.
Irriconoscibile al passaggio,
non sono più io.
(Cesare Viviani, Credere all'invisibile, Einaudi)

lunedì 9 febbraio 2009

Non chiedetemi perché

Non chiedetemi perché, in un cd dimenticato, è venuta fuori questa vecchia foto che, ancora una volta, ha attirato la mia attenzione. Forse qualche motivo ci sarà e nemmeno tanto inconscio. Le immagini hanno questo potere di evocare qualcosa che sta dietro, qualcosa che non riusciamo ad esprimere compiutamente. Questa foto nasconde un giardino ed è stata l'ispirazione (a proposito di ispirazione) di un racconto che ho scritto qualche anno fa. Un giardino tutt'altro che misterioso di giorno che la notte si popola di presenze sconosciute. In quel giardino c'è un bambino e suo nonno ed il mondo sembra essere stato lasciato fuori. Ma non è così.


A questa immagine che comunque apre ad un micro-mondo di erbe e piante, di uccelli canterini e fiori colorati, ne accosto un'altra che ricorre nella mio inconscio (diciamo così) ed è quella di una porta o finestra di vecchio legno intaccato dal tempo e perentoriamente sbarrata. Dovrò un giorno scrivere di questa porta o finestra che sia e di ciò che non si vede dietro.
Non è detto che queste immagini possano ispirare altri e sarei curioso di sapere se hanno la stessa identica forza evocativa sui lettori (incauti) di questo blog.

domenica 8 febbraio 2009

Chi è l'altro Pinocchio (domanda assai retorica!)

L'altro Pinocchio

Io conosco un Pinocchio
parente di quell'altro,
ma ben più bugiardo
e molto più scaltro.
Di bugie ne racconta
ogni giorno un milione,
il naso gli si allunga...
cosa fa quel furbone?
Si arma di sega,
di martello e d'accetta,
via via che il naso cresce
lo taglia in fretta in fretta,
ammucchia il legname
in un bel magazzino,
lo vende all'ingrosso
e guadagna benino.
Insomma, capitemi:
commercia in bugie,
più grosse delle vostre
e forse anche delle mie.
Ogni sera fa i conti
e mai non si contenta:
«Ci vogliono più bugie,
la produzione rallenta!».
La domenica soltanto
dite la verità
per far riposare il naso
dopo tanta attività.
(Gianni Rodari, Il secondo libro delle filastrocche, Einaudi)

Un aiutino. Il Nostro Pinocchio dice le bugie anche di Domenica.

sabato 7 febbraio 2009

The doors - Riders on the storm


Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone

Cavalieri nella tempesta
Cavalieri nella tempesta
nati in questa casa
buttati in questo mondo
come cani senza un osso
come attori senza la parte

Riders on the storm
There's a killer on the road
His brain is squirmin' like a toad
Take a long holiday
Let your children play

Cavalieri nella tempesta
c'è un assassino sulla strada
il suo cervello si dimena come un rospo
prenditi una lunga vacanza
lascia che i tuoi figli possano giocare

If ya give this man a ride
Sweet memory will die
Killer on the road, yeah
Se tu dai un passaggio a quest'uomo
i dolci ricordi spariranno
un assassino sulla strada, sì

Girl ya gotta love your man
Girl ya gotta love your man
Take him by the hand
Make him understand
The world on you depends
Our life will never end
Ragazza tu hai bisogno di amare il tuo uomo
Ragazza tu hai bisogno di amare il tuo uomo
prendilo per mano
fagli capire
che il mondo dipende da te
(e) la nostra vita non finirà mai

Gotta love your man, yeah
Wow!
Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown

Commento (che ci azzecca?).
Sono tornati
agguerriti
feroci
conoscono le stanze del potere
conoscono le debolezze degli uomini
hanno la verità in tasca
mentono
manipolano
colpiscono
spadroneggiano su tutto
sono i nuovi inquisitori

Dove siamo finiti?


(Papa Innocenzo III e San Francesco)

Il Vaticano esulta mentre le istituzioni della Repubblica sono fatte a pezzi. Quando introdurremo la teocrazia come forma di governo?
Sembra proprio che gli integralismi abbiano il sopravvento ovunque e che diventino tremendo strumento di governo oltre che spadroneggiare sulle coscienze. Rendono le società, gli uomini e le donne meno liberi.

Chi se ne fotte se la crisi sta mettendo sul lastrico milioni di persone.
Chi se ne fotte se l'ostentazione della ricchezza e l'occultamente della miseria è diventata l'ideologia dominante.
Chi se ne fotte se in razzismo è diventato legge dello stato.

Povera Italia, come sei ridotta !

giovedì 5 febbraio 2009

Eugenio Montale - La casa dei doganieri



Pensierino. La memoria sembra una cosa salda che ci àncora al passato. Non è così: scopriamo la sua labilità, la sua fragilità, anzi a volte scopriamo che deforma i fatti, sovverte le prospettive, cambia senso ai ricordi. Già , ma cosa è "la realtà"? Due persone "leggono" il passato, i luoghi, i sentimenti e scoprono due "realtà" diverse, scoprono che particolari apparentemente insignificanti sono esaltati dalla memoria dell'uno o si sono persi nell'oblio nell'altro. E allora viene il dubbio che siano veramente successi.

mercoledì 4 febbraio 2009

Melanconia, quattro artisti a confronto


Marie Constance Charpentier, La melanconia, 1801


Romaine Brooks, La Venere triste, 1916


Frida Kahlo, Il piccolo cervo, 1946


Edvard Munch, Melancholie, 1981

Commento. Melanconia, quattro artisti a confronto, quattro stati d'animo diversi.
La malinconia romantica della Charpentier diventa la sensuale tristezza della Venere diafana della pittrice statunitense Romaine Brooks. La cerva di Frida Kahlo (col volto dell'autrice) trafitta, ma tuttavia indomita, fiera nella sua corsa e il ripiegamento interiore del maliconico Edvard Munch. Anche la malincona ha tante sfumature e le abbiamo "assaporate" (forse) tutte. (Commento ispirato dalla lettura di Eugenio Borgna, Come in uno specchio oscuramente, Feltrinelli).

martedì 3 febbraio 2009

Non c'è niente da fare

Calicantus in fiore sotto la neve (un clic per ingrandire).


Non c'è niente da fare: malgrado la nevicata abbondante di ieri, la primavera sta arrivando inesorabilmente -:)

Non c'è niente da fare

Non c'è niente da fare: malgrado la nevicata abbondante di ieri la primavera sta arrivando inesorabilmente -:)

lunedì 2 febbraio 2009

da Il pensiero originale che ho commesso di Vincenzo Mascolo

Il poeta

Non crea,
sente,
e in tutto il suo sentire,
anche a se stesso,
mente.


Passione bruciante

Amore,
Amore,
Amore...
Amore che brucia e che divora,
Amore,
Amore,
Amore...
tutto in me trasuda Amore

Scusa...

avrai mica spinto l'off del condizionamento?

Candelora



Candelora dell'inverno semo fora, ma se piove o tira vento dell'inverno torniam dentro.

Ma più aderente alla situazione è il proverbio latino:

Si Purificatio nivibus, Pasqua floribus.
Si Purificatio floribus, Pasqua nivibus.

domenica 1 febbraio 2009

Goffredo Parise, Sillabari


«Nella vita gli uomini fanno dei programmi perché sanno che, una volta scomparso l’autore, essi possono essere continuati da altri. In poesia è impossibile, non ci sono eredi. Così è toccato a me con questo libro: dodici anni fa giurai a me stesso, preso dalla mano della poesia, di scrivere tanti racconti sui sentimenti umani, così labili, partendo dalla A e arrivando alla Z. Sono poesie in prosa. Ma alla lettera S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato. E a questa lettera ho dovuto fermarmi. La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l’amore.» (Goffredo Parise, SILLABARI, Avvertenza, Gennaio 1982).

Commento. La poesia va e viene. A volte scompare. A volte la facciamo scomparire. A volte non l'ascoltiamo. E' un percorso, quello della poesia, carsico: sappiamo che c'è un flusso potente sotto terra, ma spesso non lo vediamo. Appoggiamo l'orecchio alla terra e sentiamo qualcosa, come un ribollire d'acqua, ma rimane misterioso il suo percorso. Poi, come è capitato a me , facendo il bagno sotto il Castello di Duino, senti una corrente fredda che s'insinua come una lingua nel mare e scopri che l'acqua di quel fiume sconosciuto finisce sempre lì e tu ci sei dentro. Ti pare di averla ritrovata d'un colpo, ne senti la potenza addosso, è un attimo, due bracciate e tutto è scomparso.
Però che bella sensazione in quell'attimo !

P.S. Devo assolutamente andare a vedere cosa combina quel mattacchione di Paolo Poli con i Sillabari di Parise.

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...