domenica 8 marzo 2009

Ci sono parole che non si dicono

Ci sono parole che non si dicono. Non le vogliamo proprio dire. Forse ci spaventa persino pensarle. E allora cerchiamo un sotterfugio per mentirci e non essere scoperti. L'anima è nuda di fronte a se stessi (ci ricorda sempre Emily). Ma solo se si ha il coraggio di guardare. Altrimenti porta improbabili montoni con grandi colbacchi ed ai piedi pesanti stivali di pelle.
Non parliamo poi quando c'è di mezzo l'amore o più semplicemente l'amicizia. Allora scattano meccanismi ancora più complessi. Non si deve urtare o offendere l'amico o l'amante. Non si deve mentire e quello che si dice deve essere vero o almeno spesso ci accontentiamo del verosimile. Allora si cambia bersaglio, si concentra l'attenzione propria e dell'interlocutore su qualcos'altro, maledettamente vicino alla realtà, ma spostato di quel tanto che basta per non far individuare il vero bersaglio. La fiducia dell'interlocutore fa il resto e si continua a parlare di qualcosa che non esiste.
Si pensa così di salvare amore o amicizia ed invece si incrinano irrimediabilmente.

2 commenti:

  1. Ho letto e riletto. Non sono certa di aver davvero capito. Dici "Non si deve urtare o offendere" e subito dopo "Non si deve mentire". E' da queste due esigenze contrastanti che nasce il verosimile e l'incrinatura?
    E tu, da quale parte ti collochi? pensi che la verità nuda dell'anima salverebbe amore e amicizia?
    marina, interrogante

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  2. Temo che l'essenza dell'anima di una persona sia imperscrutabile agli altri ed a volte anche a se stessi. E' come se guardassimo la nostro immagine riflessa in una pozza d'acqua increspata dal vento.
    Così ci pare di vedere la nostra verità e la esprimiamo agli altri, ma partiamo da qualcosa che è maledettamente incerto.
    Tutto (mi sa) diventa verosimile.

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