giovedì 15 aprile 2010

Ci sono vite

Ci sono vite che sembrano segnate da un destino infausto. Si accanisce la malasorte in ogni modo sia fisico che spirituale e piega inesorabilmente una esistenza fino a spezzarla con un ultimo tratto.
Zia C. era tra queste persone alle quali quasi niente è andato per il verso giusto. Eppure nelle sue foto da ragazza aveva un bel viso sereno, con i capelli bruni lunghi ondulati, uno sguardo morbido, un sorriso appena accennato. Era una ragazza di buona famiglia, cresciuta alla scuola delle suore, le si apriva un mondo davanti, eppure... Dopo la guerra si era innamorata di un mezzo pazzo elaboratore di automobili di formula 3 e se l'era sposato contro il volere dei genitori appoggiata invece dal fratello che covava ambizioni da pilota. Sei mesi ed erano già separati e lì inizia la sequela di disgrazie, infortuni, intoppi, fallimenti e finte rinascite con lo strascico di rancori, invidie per le sorelle "più fortunate" che si erano nel frattempo fatte una famiglia, amori galeotti, lavori precari (come era stato duro andare a lavorare a 40 anni anche negli anni '60). Lentamente e progressivamente si era ritirata, privata delle amicizie, stretta nel conformismo della piccola comunità e della fabbrica-paese che tutto vede e controlla.
Poi l'agognata pensione e poi la malattia (terribile) della sorella preludio della sua (altrettanto terribile).
E' rimasto quel sorriso di ragazza un po' trattenuto e lo sguardo morbido che ci guarda.  

10 commenti:

  1. Non ci guarda. Di poco, ma guarda alla nostra destra, non noi. Sarà stato il fotografo, a dirigere spostato di un poco il suo sguardo, chissà: fatto è che non ci guarda - ci vede, comunque, siamo proprio rasenti all'asse del suo sguardo. Ma non ci guarda. Sono quei piccoli spostamenti che possono anche salvarci la vita, se, per esempio, invece dello sguardo fosse un proiettile, o se il peso di vite così si trasformasse in un macigno che se ci prendesse in pieno invece di sfiorarci e già farci male ci schiacciasse come frittate di compassione.

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  2. x Rom. Si non ci guarda direttamente, ma il suo sguardo non mi avrebbe fatto male...

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  3. Davvero ci sono storie in cui il destino sembra accanirsi. Bel ritratto
    Giulia

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  4. Se ne incontrano persone così, che si portano addosso un ineludibile destino di inciampi e strade sorte, e me le figuro come esseri la cui missione inconsapevole è quella di testimoniare il mistero più impenetrabile della sofferenza umana, che fa reiterare gli sbagli e che come una calamita attira verso la sconfitta. Grazie di questo bel ritratto.ciao Guglielmo, buon fine settimana

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  5. [...] Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi se per caso avevi ancora quella foto
    in cui tu sorridevi e non guardavi. [...]
    http://www.youtube.com/watch?v=K9TWvYChavk

    Ne conservo una scatola. Era di mio Nonno. Aveva lasciato all'interno quelle bellissime foto bianco e nero, dove tutti ridevano. Fumavano la pipa, bevevano vino. Dopo la semina erano tutti sotto gli alberi. O c'erano bellissime donne, con sguardi sempre altrove. Trasognanti. Non hanno avuto vite semplici. Erano altri tempi, c'erano altri diritti e doveri, altri giudizi. Ciò che ora ci appare poca cosa, prima così non era.
    E si evolvono i tempi. Riguardo le foto e li rimpiango. Perchè per come sono ora, allora sarebbe dovuto essere semplice. Per come sono ora, è tutto così difficile.

    Ragazze interrotte. Ce ne sono state tante. Dalla vita, dalle scelte, dagli altri. Non ci resta che sorridere, richiudere la scatola.

    E non pensare. Ancora una volta.

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  6. Grazie ad Arnica (è di grande "conforto" sapere che qualcuno legge le mie piccole cose e le condivide).
    X Ashasysley. Ciascuno penso che abbia una scatola del genere in casa. Zia C. no. Lei le foto le gettava e quando qualcuno come me la sgridava per questo, finiva con il regalare le sue foto, gli album di di vecchie cerimonie, di funerali, di matrimoni ecc. Lei non voleva il passato, voleva liberarsene, non voleva ricordi. Forse dentro di lei i ricordi erano troppo pesanti e mostruosi e voleva con quel gesto recidere un filo. Poi il tempo avrebbe fatto il resto nella sua mente.

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  7. Secondo me invece ci guarda. Ci guarda come guardavano certe ragazze una volta, senza sfrontatezza, con un sorriso interiore che pure si rivolgeva proprio a noi.La sua storia mi ha davvero toccata. Io non riesco a buttare le foto ma quelle dolorose le tengo a parte dove non ho occasione di incontrarle.
    Mi chiedo se questa vita non meriterebbe un tuo romanzo...
    l'ho solo buttata lì e perché mi sembra che ci sia una sintonia, una parentela interna tra te e tua zia
    un grazie, marina

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  8. è il fascino del bianco e nero, l'attrazione verso il tempo perduto, e l'insoluto del destino... chissà se....

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  9. x Marina. Un bel lavoro sarebbe, ma chissà se prenderò in mano mai veramente la penna per scrivere questa storia...

    x Aria . Si il bianco nero si addice a questa storia e forse non solo -:)

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  10. Grazie a tutti per i bellissimi spunti -:)))

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