giovedì 18 giugno 2015

Il lettore smemorato

Aveva ormai capito, con un certo disappunto, che non ricordava nulla di quanto leggeva. Capiva le parole, seguiva le trame ed i ragionamenti, si immaginava personaggi e situazioni, poteva descriversi mentalmente anche paesaggi e particolari trascurabili, ma , passato un giorno, tutto svaniva come avvolto da una nebbia lattiginosa.
Se n'era fatta una ragione, quasi subito, anche se non bastava a sedare il suo disappunto. 
La ragione era semplice: nel suo cervello non ci stavano tutte quelle storie. Era un cervello piccolo ? Forse. Lo immaginava come un HD: alla fine anche se c'era qualche tera di memoria (aveva esagerato per un mal celato amor proprio), qualcosa doveva rimanere fuori.
Lo indispettiva però la scelta, assolutamente arbitraria, che il cervello faceva di ciò che si doveva scartare: si perché ricordava perfettamente cose assolutamente insignificanti tipo il nome dei sette Nani o le parole della canzone Gianna Gianna, ma aveva scodato, praticamente subito, quel ultimo racconto di Truman Capote che gli era piaciuto tanto e che aveva letto (solo) la sera prima. Si vabbè Capote non è il massimo della linearità nei suoi racconti in cui accumula situazioni e personaggi, punti di vista diversi e situazioni, allucinazioni e tic, ma anche lui aveva finito per confondere il cane di Alice Severn (Fred) con suo marito (Arthur). Gli sembrava imperdonabile dimenticare Vincent (il ragazzo che lavoro nella galleria del signor Garland) e D.J. la misteriosa ragazza dall'impermeabile verde che lo seguiva sempre.  Ecco , proprio questa ragazza (D.J.) che pareva vivere in un mondo tutto suo, impenetrabile ai più, era l'archetipo di questo suo stato d'animo: era come se vivesse in un'altra dimensione e le storie del suo Falco senza testa  attraversavano tante storie compresa quella del suo, temporaneo, amante Vincent. Ma era proprio Vincent che amava ?
L'unica cosa che non gli sarebbe piaciuto fare, malgrado questa inguaribile smemoratezza, era quella di sbattere fuori casa D.J. con le sue storie e chiudere la porta.


6 commenti:

  1. Anche io ricordo Gianna a memoria e ogni tanto canticchio pure "Viva la gente" che all'asilo mi sembrava una bellissima canzone.Ho un bagaglio di ricordi che mi sembrano completamente scollegati e non ne conosco le ragioni... Mi piace immaginare però di conoscere il mondo con una sensibilità oggi diversa, che dimentica il particolare ma ingloba il senso totale delle cose.(qualcuno la può definire "vaghezza:)
    Molto bello...

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  2. sarai pure smemorato come me ma, diversamente dalla sottoscritta, sai come raccontare questo stato :)

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  3. Quanto ti sei sforzato per far somigliare la tua sintassi a quella di Truman? Forse non hai fatto alcuno sforzo... Non sono mai riuscito a leggere Truman Capote senza provare un senso di vuoto. Non mi meraviglia che ci si dimentichi facilmente delle sue trame e ne resti solo un'idea, un profumo. In fondo anche la sua vita si è dipanata quasi allo stesso modo. Come un'ipnosi rallentata.

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  4. Si Marta, ci vorrebbe molta più vaghezza ...

    Esagerata Giacy.nta...

    (qui mi faccio serio)

    Non so come interpretare la tua prima frase, Enzo: non capisco se è un complimento o una critica...
    In ogni caso concordo sul giudizio sulla scrittura di Capote, pur ammirando la costruzione perfetta del racconto. La forma non fa il contenuto in questo caso...

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  5. Sinceramente mi troverei nel medesimo dubbio quindi devi fidarti di ciò che ti dico o solo del tuo intuito. Non era ne l'uno ne l'altra: se tu fossi capace di uniformarti ad una scrittura non tua e lo facessi in continuazione saresti stucchevole- Se invece il tuo è un esercizio di elasticità tra Capote, Borges, Garcia marquez ...Camilleri, Pirandello, Sciascia...faccio nomi un po' a casaccio, in tal caso saresti ammirevole. Io attendo la TUA scrittura, Aspetto Guglielmo-

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  6. Caspita , Enzo... mi attribuisci capacità a me sconosciute... in fin dei conti sono un semplice autodidatta con il vizio di scrivere...
    La "mia" scrittura ? Magari l'avessi !

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