domenica 30 agosto 2015

Racconto. Grillo e uccellino tra i santi

Grillo e uccellino tra i santi


Si fermava incantato di fronte alla vecchia tavola affrescata che si trovava in fondo alla chiesa e il prete , vedendolo così assorto, aveva subito pensato che quel ragazzino aveva una grande venerazione per la Madonna. Ma non era così.

Pierino si infilava in chiesa il pomeriggio, quando non c'era nessuno in giro per il paese e sapeva che il portoncino sul lato verso la canonica rimaneva aperto. Era l'accesso più controllato sia dalla casa del prete che dal piccolo negozio di cooperativa che stava proprio lì davanti. Non è che ci fossero dei gran tesori da rubare in chiesa, non c'era rimasto molto: qualche stendardo da processione appeso in pesanti bacheche a quattro metri d'altezza, due croste dell'800 raffiguranti l'una il miracolo di San Mauro che cammina sulle acque per salvare un confratello e l'altra San Carlo benedicente. Niente di che. Gli ori del tabernacolo erano tutti nuovi di zecca (quelli più antichi li aveva ritirati il parroco in sagrestia per sicurezza) ed i reliquiari con i santi a mezzo busto in argento erano troppo ingombranti e non trovavano posto sull'altare già ingombro di altre suppellettili.

Le acquasantiere, i marmi policromi dell'altare, il pulpito in legno e il fonte battesimale della vecchia chiesa erano stati trafugati durante la sua demolizione, negli anni '60, quando il parroco si era fatto convincere da un capomastro che il cemento armato era molto meglio dei mattoni e la chiesa del '700, che ornava con la sua proporzione e grazia la piccola piazza davanti al municipio, in quattro e quattr'otto era stata rasa al suolo. Quando poi si erano messi di buona lena a far su la famosa “chiesa armata”, avevano dimenticato tutte le proporzioni e messo su un parallelepipedo che sovrastava di gran lunga tutte le case del piccolo paese ed un campanile che si poteva vedere dalla Madonnina di Milano...

Il paese spariva schiacciato sotto quella inutile dimostrazione di potenza.

Ma queste erano storie vecchie ormai, ma , come si sa, le disgrazie non vengono mai sole ed allora ci si era affrettati a demolire il Municipio e poi il cortile davanti alla chiesa per far posto a due altre costruzioni caratteristiche degli anni del boom economico e di uno squallore imbattibile. Insomma la modernità avanzava anche nel piccolo paese del contado milanese.



Pierino intanto si intrufolava in chiesa e si metteva devoto davanti alla pala antica e sgranava gli occhi scrutando ogni particolare. C’era raffigura la Madonna col Bambino ed intorno San Pietro con le chiavi, Santa Caterina d’Alessandria che aveva ai piedi la ruota dentata usata per il suo terribile martirio, c’era Sant’Ambrogio (il fustigatore) con la sua verga in mano e un Sant’Agostino benedicente con il suo bel bastone pastorale. Pierino osservava tutto, ma la sua attenzione era catturata dai particolari: ai piedi dei santi c’erano due maustar salvodighi, una pianta di speronella che tanto odiavano i contadini da non dargli nemmeno un nome in dialetto (per loro era semplicemente arba mota). Poi c'era ai piedi dei santi una esile margherita e un grillo, si proprio un grillo e, ritto sulla mano del Bambin Gesù, il pittore aveva raffigurato un bel pettirosso che si stagliava sulla camicia rossa della Madonna. A Pierino non gliene fregava niente dei simboli di quella tavola, non capiva nemmeno quella ruota dentata: a lui sembrava un gioco, non capiva bene come potesse funzionare: per lui era molto simile alle micidiali armi degli ufo-robot d'acciaio. Quel pettirosso era un simpaticone e lui invidiava il Bambino Gesù che era riuscito a farlo salire sul suo dito con tanta naturalezza e gli pareva di vederlo persino muovere velocemente la testa intorno per scrutare cosa succedesse. Lui non era mai riuscito ad avvicinarsi a meno di 10 passi a quegli uccelli, forse anche perché col suo spéasoss non li lasciava mai tranquilli.

Pierino era stupito della bravura di questo pittore che non solo sapeva dipingere i suoi simili, ma si perdeva a raffigurare cose di nessun conto come fiori e piante e persino quel grillo simpatico che non si spaventava nemmeno stando ai piedi di un poderoso Sant’Ambrogio con quella verga che non era per niente rassicurante.

Ma a Pierino incuriosiva di più sapere perché quel pittore avesse messo tutti quei particolari sotto i santi. Doveva riempire la tavola? Non sapeva più cosa mettere ed aveva incaricato qualche suo giovane allievo di arricchire la raffigurazione? Guardando bene i volti dei santi anche Pierino aveva capito che qualcuno era fatto meglio degli altri: Santa Caterina era proprio bella con quella corona, un volto dolce e una boccuccia deliziosa. Anche Sant’Ambrogio aveva uno sguardo tenero verso il Bambino e la sua folta barba bianca era rassicurante; la verga che teneva in mano non alzata come per colpire, ma abbassata sembrava più uno scettro che un'arma. Sant’Agostino era più sfumato, un po’ sforzato in quel gesto di benedizione. Poi la Madonna ed il Bambino al centro del quadro: la Madonna con un gran seno pieno, era proprio una mamma somigliante alle balie del paese ed il Bambino tutto compreso per la meraviglia di quell'uccellino sul suo dito.


G.G. © 04/06/11

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