giovedì 29 giugno 2017

La (doppia) chiave ovvero percorsi amorosi

Ho letto e riletto il misterioso racconto di Eudora Welty intitolato "La chiave". Una coppia di sordomuti aspetta il treno nella sala di una stazione sperduta nella campagna americana. Lui gioca con una chiave passandola da una mano all'altra. La chiave cade a terra ed un uomo dai capelli rossi fa per raccoglierla,  ma viene anticipato da Albert, l'uomo della coppia. Inizia un giro di pensieri tra questi personaggi e si scopre che Albert e la moglie Ellie stanno andando alle cascate del Niagara per un loro (tardivo) viaggio di nozze. Hanno risparmiato per anni con un duro lavoro per poter fare questo viaggio che dovrebbe essere il segno del loro amore immutato.
Ma perdono il treno: sono sordomuti e non si accorgono dell'arrivo del treno.

Riprende un giro di pensieri.
"Lavorare tanti anni, e poi perdere il treno" disse Ellie.
Le si leggeva sul viso che era intrepidamente sorpresa, insoddisfatta, in attesa del futuro.

Ellie scopre, dolorosamente e, forse, per la prima volta di essere infelice.

Albert dal canto suo , tenendo in tasca quella chiave, scopre che forse quella era il simbolo "non della felicità con Ellie, ma di qualche altra cosa: qualcosa che avrebbe potuto avere da solo, soltanto per sé,  qualcosa di strano e non cercato che sarebbe venuto da lui..."

Ma a questo punto c'è un colpo di scena: l'uomo dai capelli rossi estrae una chiave con l'etichetta di un hotel camera 2 e la consegna a Ellie.  L'uomo esce e si allontana "Si capiva che disprezzata e vedeva l'inutilità della cosa che aveva fatto".

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