sabato 23 giugno 2018

Vangelo apocrifo con aggiunte apocrife

…assaporando il fresco di questa mattina, riprendo in mano "Elogio dell'ombra"...

Papiro copto chiamato "Il Vangelo della moglie di Gesù"
FRAMMENTI DI UN VANGELO APOCRIFO

3- Sventurato il povero di spirito, perchè sotto terra sarà quello che è ora sulla terra.
4- Sventurato colui che piange, perchè ha ormai l’abitudine miserabile del pianto.
5- Beati quelli che sanno che il patimento non è un serto di gloria.
6- Non basta essere l’ultimo per essere un giorno il primo.
10- Beati coloro che non hanno fame e sete di guistizia, perchè sanno che la nostra sorte, avversa o benigna, è opera del caso, che è inscrutabile.
11- beati i misericordiosi, perchè la loro gioia risiede nell’esercizio della misericordia e non nella speranza di un premio.
14- Nessuno è il sale della terra; nessuno, in qualche momento della sua vita, non lo è.
15- Che la luce di una lampada si accenda, anche se non c’è alcuno a vederla. Dio la vedrà.
17- Chi ucciderà per la causa della giustizia, o per la causa ch’egli ritiene giusta, non avrà colpa.
18- Gli atti degli uomini non meritano nè il fuoco nè i cieli.
34- Cerca per il piacere di cercare, non per quello di trovare…
39- E’ la porta a scegliere, non l’uomo.
40- Non giudicare l’ albero dai frutti nè l’ uomo dalle opere; essi possono essere peggiori o migliori di quelli.
47- Felice il povero senza amarezza o il ricco senza superbia.
48- Felici i coraggiosi, coloro che accettano con animo uguale la sconfitta o la palma.
49- Felici coloro che serbano alla memoria parole di Virgilio o di Cristo, perchè daranno luce ai loro giorni.
50- Felici gli amati e gli amanti e coloro che possono fare a meno dell’amore
51- Felici i felici.

Jorge Luis Borges, Elogio dell'ombra, Adelphi
(sottolineatura apocrifa, quindi apocrifa di apocrifo)

… umilmente aggiungo…
 
52- Infelici gli infelici

mercoledì 13 giugno 2018

Il riposo dello spirito, il gabinetto e la pioggia

Sempre, quando, in visita ai monasteri di Kyôto o di Nata, chiedo a qualcuno di indicarmi i gabinetti - e sono gabinetti all'antica, affogati nella penombra, meticolosamente netti tuttavia - un senso di riconoscenza profonda mi prende per quel che di unico v'è nell'architettura giapponese. Amabile cosa è il “soggiorno” delle nostre case - lo cha no ma -, ma solo il gabinetto giapponese è interamente concepito per il riposo dello spirito. Discosti dall'edifìcio principale, i gabinetti stanno accucciati sotto minuscoli cespi selvosi, da cui viene odore di verde di foglie, e di borraccina. È bello, là, accovacciarsi nel lucore che filtra dallo shöfi, e fantasticare, e guardare il giardino.
Tra i sommi piaceri dell'esistenza Natsume Sôseki annoverava le evacuazioni mattutine: piacere fisiologico, che solo nel gabinetto alla giapponese, fra lisce pareti di legno dalle sottili venature, mirando l'azzurro del cielo e il verde della vegetazione, si può assaporare sino in fondo. Insisto: sono necessari una lieve penombra, nessuna fulgidezza, la pulizia più accurata, e un silenzio così profondo che sia possibile udire lontano un volo di zanzare. Senza tali requisiti non si dà gabinetto ideale.
Quando mi trovo in un simile luogo molto mi piace udire la pioggia che cade con dolcezza uniforme. 

(Jun' ichirō Tanizaki, Libro d'ombra, Bompiani, 2018)


Pensierino. Provo ad ascoltare questa incessante e fastidiosa pioggia da un altro punto di vista. 

Una guida dedicata al mio paese

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