domenica 30 dicembre 2007
Proverbi sulle meridiane
CUM UMBRA NIHIL ET SINE UMBRA NIHIL
SEGNO L'ORA SERENA
RUIT HORA
ULTIMA LATET
TEMPORA LABUNTUR, TACITISQUE SENESCIMUS ANNIS; ET FUGIUNT, FRENO NON REMORANTE, DIES (OVIDIO)
STAT SUA CUIQUE DIES (VIRGILIO)
sabato 29 dicembre 2007
giovedì 27 dicembre 2007
Amicizie
E’ morto per un banale incidente un amico. Era una di quelle amicizie nate in gioventù che si perdono nel tempo per i casi della vita. Ricordo una delle ultime volte che abbiamo parlato, erano i primi anni ‘70. Mi aveva attirato a casa sua nello studio paterno per un vero e proprio confronto di idee. Altri tempi: si parlava e ci si appassionava di politica, di religione, di tutto. Era stato il suo modo (l’avevo capito dopo) di emanciparsi dalle idee di un certo cattolicesimo critico che aveva i suoi punti di riferimento ideali in Lorenzo Milani, Primo Mazzolari, Giovanni Franzoni, Giorgio La Pira e l’esperienza dell’Isolotto di Enzo Mazzi. Erano movimenti che nascevano dalla grande ispirazione del Vaticano II e che per un attimo hanno fatto respirare aria nuova anche nella Chiesa non lasciandola ai margini della grande stagione del '68. Una stagione breve, come abbiamo visto poi, immediatamente ricacciata nella marginalità, mentre veniva consacrata la leaderschip di Comunione e liberazione.
In quella discussione il mio interlocutore contrapponeva a queste idee di rinnovamento (che erano dominanti a quel tempo nei gruppi cattolici novaresi, forse creando anche un certo conformismo) una visione tutt’altro che moderna della società. Anzi a me sembrava una concezione tradizionalista che aveva nella destra politica e nella Chiesa ben salde radici. Aveva visto giusto, anche se con 10 anni di anticipo: quella sarebbe stata la linea vincente.
Parlava di gerarchia nella società e nella Chiesa e quindi d’ordine: c’era chi aveva il diritto/dovere di governare/comandare e chi di ubbidire, i poveri dovevano stare al loro posto non dovevano disturbare il manovratore. Gli facevo notare che quella non si discostava molto dalla impostazione medioevale della società e che forse qualcosa nel frattempo era successo. Ma era inutile evocare la Rivoluzione francese che era uno dei principali obiettivi di questi neo conservatori. Lo abbiamo scoperto poi leggendo i testi di Luigi Giussani e Gianni Baget Bozzo. Lo leggiamo oggi nelle sempre più stringenti parole di papa Ratzinger.
Da quella volta non avemmo più discussioni e me ne dispiace. Era un congedo ad un certo mondo e si avvicinava il momento in cui ciascuno avrebbe fatto le scelte della sua vita. Per lui si apriva il mondo della professione al quale avrebbe dato tanto impegno e capacità.
Ciao, un abbraccio.
In quella discussione il mio interlocutore contrapponeva a queste idee di rinnovamento (che erano dominanti a quel tempo nei gruppi cattolici novaresi, forse creando anche un certo conformismo) una visione tutt’altro che moderna della società. Anzi a me sembrava una concezione tradizionalista che aveva nella destra politica e nella Chiesa ben salde radici. Aveva visto giusto, anche se con 10 anni di anticipo: quella sarebbe stata la linea vincente.
Parlava di gerarchia nella società e nella Chiesa e quindi d’ordine: c’era chi aveva il diritto/dovere di governare/comandare e chi di ubbidire, i poveri dovevano stare al loro posto non dovevano disturbare il manovratore. Gli facevo notare che quella non si discostava molto dalla impostazione medioevale della società e che forse qualcosa nel frattempo era successo. Ma era inutile evocare la Rivoluzione francese che era uno dei principali obiettivi di questi neo conservatori. Lo abbiamo scoperto poi leggendo i testi di Luigi Giussani e Gianni Baget Bozzo. Lo leggiamo oggi nelle sempre più stringenti parole di papa Ratzinger.
Da quella volta non avemmo più discussioni e me ne dispiace. Era un congedo ad un certo mondo e si avvicinava il momento in cui ciascuno avrebbe fatto le scelte della sua vita. Per lui si apriva il mondo della professione al quale avrebbe dato tanto impegno e capacità.
Ciao, un abbraccio.
martedì 25 dicembre 2007
Goffredo Fofi intervista Carmelo Bene
GF - Quali sono i tuoi rapporti con Dio ?
CB - Di gran rispetto, come si rispetta qualunque assenza rispettabile
CB - Di gran rispetto, come si rispetta qualunque assenza rispettabile
lunedì 24 dicembre 2007
Vangelo di Tommaso
"Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno commossi. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto."
Grace Paley, Piccoli contrattempi del vivere
Beh, ormai saprai anche tu, tesoro, che qualunque cosa tu faccia, la vita non si ferma. Si arresta solo un minuto e lascia dietro di sé un segno.
giovedì 20 dicembre 2007
Giorgio Caproni, Sassate
Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte: sassate.
mercoledì 19 dicembre 2007
martedì 18 dicembre 2007
Gabriella Ferri, Sempre
(testo Mario Castellacci, musica Franco Pisano)
Ognuno è un cantastoria
tante facce nella memoria
tanto di tutto tanto di niente
le parole di tanta gente.
Tanto buio tanto colore
tanta noia tanto amore
tante sciocchezze tante passioni
tanto silenzio tante canzoni.
Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch'io
anche tu amore mio
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello.
Anche tu così presente - sempre
così solo nella mia mente - sempre
tu che sempre mi amerai - sempre
tu che giuri e giuro anch'io - sempre
anche tu amore mio - sempre
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più.
Ognuno è un cantastoria
tante facce nella memoria
tanto di tutto tanto di niente
le parole di tanta gente.
Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch'io
anche tu amore mio
così certo e così bello
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più.
Ognuno è un cantastoria
tante facce nella memoria
tanto di tutto tanto di niente
le parole di tanta gente.
Tanto buio tanto colore
tanta noia tanto amore
tante sciocchezze tante passioni
tanto silenzio tante canzoni.
Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch'io
anche tu amore mio
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello.
Anche tu così presente - sempre
così solo nella mia mente - sempre
tu che sempre mi amerai - sempre
tu che giuri e giuro anch'io - sempre
anche tu amore mio - sempre
così certo e così bello.
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più.
Ognuno è un cantastoria
tante facce nella memoria
tanto di tutto tanto di niente
le parole di tanta gente.
Anche tu così presente
così solo nella mia mente
tu che sempre mi amerai
tu che giuri e giuro anch'io
anche tu amore mio
così certo e così bello
Anche tu diventerai
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più
come un vecchio ritornello
che nessuno canta più.
domenica 16 dicembre 2007
sabato 15 dicembre 2007
Diverso sei tu
Le Giornate Europee delle persone disabili sono un anniversario importante per chi vive sulla propria pelle la disabilità o convive con essa, ma sono ancora più significative per coloro che non conoscono i bisogni, le esigenze e le difficoltà dei disabili. Dal non riconoscere un bisogno a negare un diritto il passo è breve.
venerdì 14 dicembre 2007
martedì 11 dicembre 2007
Elio Vittorini, Conversazioni in Sicilia
"Io ero quell'inverno in preda ad astratti furori. Non dirò quali, non
di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna ch'io dica che erano
astratti, non eroici, non vivi; furori in qualche modo, per il genere umano
perduto.
Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti sui muri
e chinavo il capo; vedevo amici per un'ora, due ore, e stavo con loro
senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo.
Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi e io avevo le scarpe rotte;
l'acqua che mi entrava nelle scarpe e non vi era più altro che questo:
pioggia, massacri sui manifesti dei giornali e acqua nelle mie scarpe
rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno. [...] Ero quieto;
ero come se non avessi mai avuto un giorno di vita, nè mai saputo che cosa
significa essere felici, come se non avessi nulla da dire, da affermare,
negare, nulla di mio da mettere in gioco, e nulla da ascoltare, da dare
e nessuna disposizione a ricevere; ma mi agitavo entro di me per astratti
furori, e pensavo il genere umano perduto, chinavo il capo, e pioveva,
non dicevo una parola agli amici, e l'acqua mi entrava nelle scarpe".
di questo mi son messo a raccontare. Ma bisogna ch'io dica che erano
astratti, non eroici, non vivi; furori in qualche modo, per il genere umano
perduto.
Da molto tempo questo, ed ero col capo chino. Vedevo manifesti sui muri
e chinavo il capo; vedevo amici per un'ora, due ore, e stavo con loro
senza dire una parola, chinavo il capo; e avevo una ragazza o moglie che mi aspettava ma neanche con lei dicevo una parola, anche con lei chinavo il capo.
Pioveva intanto e passavano i giorni, i mesi e io avevo le scarpe rotte;
l'acqua che mi entrava nelle scarpe e non vi era più altro che questo:
pioggia, massacri sui manifesti dei giornali e acqua nelle mie scarpe
rotte, muti amici, la vita in me come un sordo sogno. [...] Ero quieto;
ero come se non avessi mai avuto un giorno di vita, nè mai saputo che cosa
significa essere felici, come se non avessi nulla da dire, da affermare,
negare, nulla di mio da mettere in gioco, e nulla da ascoltare, da dare
e nessuna disposizione a ricevere; ma mi agitavo entro di me per astratti
furori, e pensavo il genere umano perduto, chinavo il capo, e pioveva,
non dicevo una parola agli amici, e l'acqua mi entrava nelle scarpe".
lunedì 10 dicembre 2007
sabato 8 dicembre 2007
Franco Battiato, L'ombra della luce
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
E' tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non mi abbandonare mai...
Non mi abbandonare mai!
Perché le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi anditi del cuore
sono solo l'ombra della luce.
Ricordami, come sono infelice,
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Perché la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l'ombra della luce.
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente,
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Riportami nelle zone più alte
in uno dei tuoi regni di quiete:
E' tempo di lasciare questo ciclo di vite.
E non mi abbandonare mai...
Non mi abbandonare mai!
Perché le gioie del più profondo affetto
o dei più lievi anditi del cuore
sono solo l'ombra della luce.
Ricordami, come sono infelice,
lontano dalle tue leggi;
come non sprecare il tempo che mi rimane.
E non abbandonarmi mai...
Non mi abbandonare mai!
Perché la pace che ho sentito in certi monasteri,
o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa,
sono solo l'ombra della luce.
Aldo Palazzeschi, Chi sono ?
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
Scrivere?
Ho finito di scrivere. Non c'è altro da dire. Tutto è già stato detto e scritto. Ora bisogna solo ascoltare e leggere. Guardare. Senza capire. Non c'è nulla da capire.
giovedì 6 dicembre 2007
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