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giovedì 14 agosto 2014

Risarcimento

Non ho fotografie di mio padre con suo nipote. Pochi i mesi tra la nascita di mio figlio e la morte di mio padre. Questa foto è una specie di "risarcimento": ecco mia nipote nata 100 anni dopo la nascita di mio padre. La ruota gira.


giovedì 19 gennaio 2012

Mio padre aveva un violoncello che non suonava



Mio padre aveva, in un angolo del salotto, un violoncello, che non suonava mai. A dir la verità appesi dietro il nero pianoforte Bluthner a mezza coda aveva, oltre alle maschere in terracotta di Ludwig Van Beethoven e di Giuseppe Verdi, due diplomi del Liceo Musicale Giuseppe Verdi di Torino che attestavano che si era diplomato nell'anno scolastico 1933-1934 proprio in violoncello e pianoforte. Ma il pianoforte aveva continuato a suonarlo, il violoncello no. Diceva che per quello strumento ci voleva un esercizio giornaliero, altrimenti si perdeva la mano e lui che si era riciclato dopo la guerra da maestro di banda a rifinitore di pelli alla caseina, non aveva certo il tempo di star lì tutte le sere ad esercitarsi. Non so se avesse avuto mai rimpianti nell'aver preferito ad un futuro come direttore della banda di Nocera Umbra quel lavoro industriale in uno sperduto borgo della provincia di Milano. Non gliel'ho mai chiesto. Forse non era una domanda da farsi: non saremmo nati noi tre figli e la storia sarebbe stata un'altra, altrove.
Il violoncello era rimasto lì per un bel po', poi un giorno sparì senza una spiegazione: l'aveva venduto perché non sopportava di vedere uno strumento non usato in un angolo, quando poteva servire a qualche promettente violinista.
Gli era rimasta la passione per questo strumento che come un contagio mi ha passato. Questa è l'eredità più cara che ho ricevuto da mio padre. 

giovedì 17 febbraio 2011

Musica d'altri tempi

Un concerto di una orchestra di 18 elementi che suona Mendelsshon e Mozart in provincia è difficile da vedere quanto un capello sulla testa di Mister B.. Così, malgrado una serata di pioggia, il Festival di San Remo e mi dicono una partita di calcio in contemporanea, un centinaio di persone non ha trovato di meglio da fare che uscire, imbarcarsi su un'auto per qualche chilometro di strada (le distanze in provincia sono incolmabili senza mezzi privati !), infradiciarsi nel scendere e gustarsi al modico prezzo di 10 € un concerto di un'ora e mezzo di un'orchestra di giovani elementi provenienti dal Conservatorio di Milano. Miracoli della natura !
La musica dal vivo è un'altra cosa, tanto più quella da camera classica. Non sono un musicista, ma apprezzo la musica e capisco il suo linguaggio tanto che è forse una delle poche cose che mi fa venire ancora oggi i brividi e qualche volta anche le lacrime.
Figlio di un musicista (riconvertito da maestro di banda ad altra professione più prosaica) ho sempre ascoltato musica in casa: mio padre suonava il pianoforte e quando tornava dal lavoro spesso si metteva al suo Bluthner e intonava arie d'opera o Notturni di Chopin, spingendosi fino agli spartiti di San Remo di quegli anni là ('60-'70) e quando vedo un violoncello oggi mi ricordo di quello che lui ha tenuto per tanti anni in un angolo del salotto e che poi un giorno (a malincuore, credo) ha deciso di vendere per inutilizzo. Il violoncello è uno strumento molto esigente e richiede un esercizio costante ed assiduo e mio padre l'aveva abbandonato quasi subito dopo il conservatorio prima per la guerra e poi per il poco tempo che gli lasciava il lavoro.
Il violoncello è uno strumento bellissimo come voce e con la viola sono gli strumenti che più amo. I violinisti sono sempre un po' nervosi con quello strumento striminzito in mano che pare che gli scappi da sotto le dita da un momento all'altro. Quelli che suonano la viola ed il violoncello sono invece più paciosi, meno tesi, inclini alla pancetta e al sorriso. Poi che suono esce da lì: caldo, avvolgente, senza punte e strilli e squilli, ti prende per mano e ti sembra di allontanarti in un prato verde pieno di margherite.
Da ragazzo mio padre mi aveva fatto apprezzare un grande violoncellista che si chiamava Pablo Casals, famoso soprattutto per la sua versione delle Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach e poi il suo allievo Mstislav Rostropovič che riusciva a tirar fuori dallo strumento delle sonorità allo stesso tempo potenti e vibranti. Ancora oggi è una grande emozione ascoltarli.






sabato 5 febbraio 2011

Prima di fare Adamo (un mio omaggio a Roma)


Dio disse: « Mò che ho fatto Cielo e Tera,
domani attacco Luce e Firmamento,
mercoledì fò er mare, doppo invento
farfalle e fiori pe' la Primavera.

Pe' giovedì fò er Sole, verso sera
fò li Pianeti, er Fòco, l'Acqua, er Vento,
così se venerdì nun vado lento,
faccio sabbato ingrese e bònasera! »

Finì defatti er sabbato abbonora.
« Mò » disse « vojo vede chi protesta
dicenno che er "Signore" nun lavora...

Ho sfacchinato quarant'ore... basta!
Domani ch'è domenica fò festa...
e prima de fa' Adamo fò la Pasta! »
Aldo Fabrizi


Ormai me reggo su 'na cianca sola.
- diceva un Grillo - Quella che me manca
m'arimase attaccata a la cappiola.
Quanno m'accorsi d'esse priggioniero
col laccio ar piede, in mano a un regazzino,
nun c'ebbi che un pensiero:
de rivolà in giardino.
Er dolore fu granne... ma la stilla
de sangue che sortì da la ferita
brillò ner sole come una favilla.
E forse un giorno Iddio benedirà
ogni goccia de sangue ch'è servita
pe' scrive la parola Libbertà!-
Trilussa
Si me ce so' trovata, sor Ghetano?
Quanno vennero giù stavo lì sotto.
Faceveno er trapeso americano:
quanno quello più basso e traccagnotto,

facenno er mulinello, piano piano,
se mésse sur trapeso a bocca sotto,
areggenno er compagno co' le mano.
Mentre stamio a guardà, tutt'in un botto 

se rompe er filo de la canoffiena,
punfe! cascorno giù come du' stracci.
Che scena, sor Ghetano mio, che scena!

Li portorno via morti, poveracci!
Sur sangue ce buttorno un po' de rena,
e poi vennero fòra li pajacci.
Cesare Pascarella


Pensierino nostalgico. Mio padre mi ha letto un solo libro quand'ero piccolino ed era il libro di poesia. L'aveva comprato chissà dove, ma è uno dei primi ricordi della mia infanzia. Era una edizione telata in azzurro con una rosa d'oro stampigliata sopra la copertina. Dentro, prima della contro-copertina, una sottile pagina di carta velina. L'ho ritrovato questo libro e lo custodisco ancora: è la raccolta di Tutte le poesie di Trilussa nella edizione Mondadori del 1951. Ha un bel nastro azzurro per estrarlo dalla custodia in cartone ed un nastro più sottile come segnalibro. Dentro la lista del vino da comprare chissà dove e nella tasca dell'ultima pagina una lettera in copia anastatica di Trilussa a Mondadori con due poesie.
Mio padre è nato a Roma per caso: suo padre lavorava alle Poste regie e gli era capitato di essere trasferito da Torino a Roma dove passò dodici anni della sua vita e dove nacquero tutti e tre i suoi figlioli. Mio padre mi ha sempre parlato con nostalgia di quegli anni all'Acqua Acetosa dove andava a giocare a pallone e mangiare fichi rubati sulle piante dei giardini. L'ultima volta che sono stato a Roma ho chiesto ad un taxista "ma l'Acqua Acetosa da che parte sta?". Mi ha guardato malissimo poi mi ha spiegato che lì di giorno è pieno di sportivi, ma di sera ci vanno solo i travestiti...
Comunque quando mio padre mi leggeva le poesie di Trilussa rideva ed io con lui.

sabato 7 marzo 2009

Baremboim, Notturno n. 20 di Chopin



Esiste una bellezza invisibile agli occhi, ma che ti entra dentro, nel profondo. Questa musica ha questa capacità. I ricordi si accavallano e vedo mio padre al piano arrotolare la sigaretta tra le dita, appoggiarla al posacenere e cominciare a suonare. Ecco quella bellezza invisibile è diventata immagini e affetti e emozioni.

Per una amica

 Ti avevo inviato i miei auguri di buon compleanno il 24 agosto. Erano tre anni che non rispondevi, ma continuavo ad inviarti un mio messagg...