mercoledì 25 dicembre 2019

Il racconto del Natale

Tutti conosciamo il racconto del Natale, non fosse che per antiche reminiscenze catechistiche. Ma quello che vorrei raccontare è il "contorno" di questo racconto che il distillato fatto dai testi canonici (la nuova versione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana) non dice più. Il mio intento non è blasfemo, ma , semplicemente, letterario.

La scarna descrizione della nascita di Gesù del Vangelo secondo Matteo ripercorre dei capisaldi del cattolicesimo: Maria, promessa sposa di Giuseppe, rimane incinta per opera dello Spirito Santo e lui non la ripudia e, a seguito di un sogno rivelatore, prende con sé la sposa. Nato Gesù a Betlemme (l'evangelista non specifica perché si erano recati là), la famiglia riceve la visita dei Magi che però erano già stati "intercettati" da Erode che voleva sapere esattamente dove era nato il Re dei Giudei. I Magi , dopo aver deposto i doni, se ne tornano ad Oriente senza più passare da Erode. 

Antonio Campi, L'adorazione dei Magi, Chiesa di San Maurizio a Milano

Erode si accorge dell'inganno dei Magi e infuriato ordina di uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme. Intanto, a seguito di un altro sogno premonitore, Giuseppe con Maria e Gesù fuggono verso l'Egitto. Solo alla morte di Erode la famiglia di Gesù torna in Israele.

Renato Guttoso, Fuga in Egitto, Sacro Monte di Varese

L'Evangelista Marco fa partire la storia dal battesimo di Gesù. Per l'Evangelista Luca la storia si arricchisce di particolari: si parla di Elisabetta moglie di Zaccaria che era sterile e avanti con gli anni, ma che rimane incinta di quello che diventerà Giovanni Battista. Nel frattempo (sono passati sei mesi dal concepimento di Elisabetta) c'è l'Annunciazione dell'Angelo a Maria e l'accettazione da parte della Vergine (Ecco la serva del Signore…). Maria fa visita a Elisabetta (sono parenti) e si confida con lei rimanendo tre mesi in casa sua.

Francesco Francia, Annunciazione, Pinacoteca di Brera

Visitazione, Chiesa di Casorezzo (Mi)
Luca invece ci spiega perché Maria e Giuseppe sono andati a Betlemme: per rispettare il decreto di Augusto che ordinava il censimento di tutta la terra. Maria è incinta e si sgrava in una stalla in quanto non c'era posto negli alberghi e depone il figlio in una mangiatoia (per Matteo Gesù è nato in una casa).   
Luca Cambiaso, Natività, Brera
L'Evangelista Giovanni non ci descrive la nascita di Gesù.

Ora inizia la parte delle digressioni che sono state ispirate da due testi: il primo sono i Vangeli Apocrifi (ho usato una versione a cura di Giuseppe Bonaccorsi edita dalla Libreria Editrice Fiorentina), il secondo la Leggenda aurea di Jacopo da Varagine (edito dalla stessa casa editrice).

Il protovangelo di Matteo ci racconta che Giuseppe, alla notizia del censimento di Augusto, vuol recarsi a Betlemme dicendo "Io farò iscrivere i miei figliuoli; ma di questa fanciulla che farò? Come l'iscriverò? Come mia moglie? mi vergogno. Come figlia? ma tutti i figli d'Israele sanno che non è mia figlia. Il giorno del Signore farà esso come il Signore vuole!" Nel viaggio, presumibilmente da Gerusalemme a Betlemme (6 km), Giuseppe si fa accompagnare da un figlio che guida la mula che trasporta Maria e in alcuni testi anche da un altro figlio che segue la mula. Giunti a metà strada, Maria dice "Calami giù dalla ciuca, perché quel ch'è in me pressa per venire alla luce". Giuseppe smarrito si guarda intorno, c'è il deserto. Trova riparo in una grotta per "mettere a riparo" il pudore di Maria. Poi , lasciata Maria con i suoi figliuoli, Giuseppe uscì a cercare una levatrice. Nel tragitto per raggiungere la vicina Betlemme ha una visione: l'aria sembra "colpita da stupore", tutto il mondo gli animali e le persone si sono come fermati in attesa dell'evento. Incontra una donna che scende dal monte e le spiega che cerca una levatrice. La donna gli chiede chi sia che partorisce e Giuseppe le diceche si tratta della sua promessa sposa. La donna è dubbiosa e allora Giuseppe spiega che Maria è stata allevata nel tempio del Signore e che lui l'ha avuto in sorte per moglie, ma non è sua moglie (dalla promessa di matrimonio al matrimonio vero e proprio passava un anno). Ma si affretta a dire che Maria "ha concepito per opera dello Spirito Santo. La levatrice è sempre più dubbiosa, ma Giuseppe la convince ad andare a vedere. La levatrice quando vede Maria e l'aiuta a partorire ai convince "perché i miei occhi han visto meraviglie perché la salvezza è nata per Israele". Il bambino "prende la poppa" da sua madre e la levatrice si allontana. S'imbatte in Salome che lo Pseudo Matteo (altro testo apocrifo) definisce come levatrice e racconta cosa ha visto. In tutta risposta Salome risponde "Com'è vero che vive il Signore mio Dio, se non ci metto il mio dito e non scruterò la sua natura, non crederò mai che una vergine ha partorito". L'atteggiamento di Salome ricorda quello di Tommaso (Giovanni 20,25). Salome entra nella grotta e fa la sua prova e la mano rimane bruciata e lei si pente amaramente di questo gesto. Giunge un angelo che la rincuora dicendole di toccare il bambino e in questo modo guarisce riconoscendo che è nato un gran re ad Israele.
Poi il racconto del protovangelo di Matteo continua con la visita dei Magi, la rabbia di Erode e la fuga in Egitto della sacra famiglia.

Passiamo ora alla Leggenda aurea. La Leggenda aurea è stata la guida per buona parte della iconografia cattolica: ad essa infatti si rifacevano i pittori e affrescatori che traducevano in immagini i Vangeli e le vite dei Santi. Siamo nel pieno XIII secolo (il secolo dove parte una grande lotta contro le eresie a mezzo dell'inquisizione e di nuove crociate) e il popolo contadino andava in chiesa e ascoltava una messa in latino che non capiva ed allora lo sguardo si muoveva sulle pareti delle chiese e lì trovava raccontate le storie e tra queste quella della natività. L'altro veicolo di diffusione delle storie raccontate dalla Leggenda aurea era la predicazione popolare con la legittimazione degli ordini mendicanti fatta dallo stesso Papa.

Giotto, Innocenzo III approva la Regola dei francescani, Assisi Basilica Superiore


Gli elementi della storia raccontata dagli Apocrifi ci sono in parte nei Vangeli canonici.
Troviamo certamente l'insistenza sulla verginità della Madonna in tutte le versioni. E' riferita la storia delle due levatrici di cui una incredula. Viene aggiunta la storia tramandata da Papa Innocenzo III che riferisce che durante i dodici anni di pace durante il governo romano era stato eretto un tempio alla pace con la statua di Romolo; poi venne consultato un oracolo per sapere quanto sarebbe durato questo monumento e la risposta fu "Finché una vergine genererà un figlio", Inutile dire che il tempio crola dalle fondamenta proprio il giorno della nascita di Cristo. Sulle macerie verrà edificata Santa Maria Nuova.  Papa Innocenzo III poi è stato il propagatore di altri racconti miracolosi attinenti alla nascita di Gesù (una fonte d'acqua dalla quale sgorga improvvisamente olio che si getta nel Tevere, l'interrogazione della Sibilla da parte di Ottaviano che voleva sapere se sarebbe nato un uomo più potente di lui ecc).
San Girolamo si spinge oltre e dice che nella notte in cui nacque Gesù morirono tutti i sodomiti (sic)e San Agostino riferisce che Dio aveva avuto qualche dubbio ad incarnarsi per la presenza di un "vizio contro natura" (sic sic)
Inutile dire che anche il diavolo dopo la nascita di Gesù se l'è vista brutta e se prima spadroneggiava sul mondo, ora "sparisce coperto di confusione".  

Concludo questo excursus anche fin troppo lungo con una poesia di Fabrizia Ramondino tratta dalla raccolta "Per un sentiero chiaro" edita da Einaudi.

Avvertimento


Intorbidi, se tocchi
l'acqua chiara.

Appena esci nel sole
tracci un'ombra.

Perciò se invochi dio
ti viene male.





       


lunedì 23 dicembre 2019

La nostra emigrazione lombarda

E’ uscito oggi il libro La Mérica di frascuni di Guglielmo Gaviani edito da ilmiolibro.it.
La Mérica di frascuni è un modo ironico con cui i nostri emigranti chiamavano l’America del sud ed in particolare l’Argentina. Per altri era l’america “matta” cioè senza valore, al contrario dell’altra America del nord considerata più ricca. Con il termine frascuni si intendono le foglie del granturco e rimanda alle grandi piantagioni di questo cereale delle immense campagne argentine.
Dopo Mi a vò via sull'emigrazione dal mio paese (Buscate in provincia di Milano) a St. Louis ed Herryn, questo dell'emigrazione in Argentina è il secondo capitolo. 
Una storia, quella dell'emigrazione lombarda che è stata dimenticata e dimostra a dispetto della vulgata corrente che siamo un popolo di migranti. In quaranta anni a cavallo tra '800 e '900 dal mio piccolo Comune (nel 1901 aveva 2375 abitanti) sono emigrate almeno 650 persone (questo è il numero di quelle identificate, ma è un dato in difetto). A queste vanno aggiunti poi i lavoratori stagionali che partivano in primavera e tornavano in autunno dalle miniere dell'Alsazia Lorena, dai grandi lavori di ingegneria civile (lavori nei trafori, porti, canali), dai lavori da scariolante in Francia per la costruzione di grandi quartieri.
Quella di Buscate è solo una storia emblematica di una intera zona (l'Altomilanese) che viveva di una agricoltura di sussistenza con contadini vessati da contratti capestro e terreni con scarse rese agrarie.
Il libro si può acquistare direttamente sul sito de https://ilmiolibro.kataweb.it o seguendo questo link

Divagazioni teatrali


7 Dicembre 2019. Prima della Scala della Tosca di Giacomo Puccini (vista in TV, naturalmente). Pulp Fiction di Tarantino gli fa un baffo a Puccini. La storia si ripete dai tempi andati (quelli ad es. della canzone popolare della Cecilia) fino ai giorni nostri (My too). 





7 Dicembre 2019 RAI 5 "Nati in casa” di Giuliana Musso e Massimo Somaglino. E’ uno spettacolo frutto di una ricerca sul campo intervistando Levatrici del Nord-Est e che gira dal 2011 e che ho visto al Teatro Elfo Puccini due anni fa. Racconta le tecniche del parto di oggi confrontandolo con quello delle Levatrici degli anni ’40 fino agli anni ’70. Da un lato la fredda tecnica con le sue efficienti semplificazioni (l’abuso del cesareo) e dall’altra l’umanità delle Levatrici che non una formazione di base semplice ed efficace riuscivano ad aiutare tante donne a partorire in casa. Della stessa attrice “La fabbrica dei preti”, una ricerca sui seminari e la cultura cattolica dei seminaristi.





8 Dicembre 2019 Teatri i di Milano “L’indifferenza" di Pablo Solari con Luca Mammoli, Woody Neri e Valeria Perdonò. Un reduce da una delle tante guerre nel deserto ( che sia Iraq o Afganistan non importa) riceve una visita inaspettata e misteriosa che lo costringe a fare i conti col passato ed in particolare su un episodio della sua carriera militare: lo stupro e uccisione di una bambina. Il visitatore sostiene che quella era sua figlia, ma non vuole vendetta e venuto lì per ricordare quei fatti. La sedazione con farmaci non è bastata all’ex militare per rimuovere il tragico ricordo di quell’azione di guerra e svela una natura violenta che forse è patrimonio genetico di tutta l’umanità. L’inutilità della guerra è un particolare insignificante, qui conta sopravvivere: alla violenza si risponde solo con la violenza. Succedono altre cose inaspettate: la moglie che si credeva sterile scopre di essere incinta e nello stesso tempo confessa una sua relazione extra-coniugale con il misterioso visitatore. Il marito allora sospetta che il figlio non sia suo, malgrado la moglie lo rassicuri che non è così. In un impeto d’ira il marito capisce che allora il visitatore vuole la sua sottile vendetta chiedendo che ora uccida la moglie e il bambino che ha nel grembo. Ma l’ex militare si ferma in tempo e rivolge la sua violenza omicida verso il visitatore e con la moglie lo uccide.

Marito e moglie forse si sono liberati dal senso di colpa rappresentato dal misterioso visitatore.


lunedì 4 novembre 2019

A madonna d' 'e mandarine




"A madonna d' 'e mandarine" di Ferdinando Russo recitata da Gianni Caputo.

Quanno ncielo n'angiulillo
nun fa chello c'ha da fà,
'o Signore int'a na cella
scura scura 'o fa nzerrà.

Po' se vota a n'ato e dice:
-Fa venì San Pietro ccà!
E San Pietro cumparisce:
-Neh, Signò, che nuvità?

-Dint' 'a cella scura scura
n'angiulillo sta nzerrato:
miettammillo a pane e acqua
pecche ha fatto nu peccato!

E San Pietro acala 'a capa
e risponne: -Sissignore!
Dice Dio: -Ma statt'attiento
ch'ha da stà vintiquatt'ore!

L 'angiulillo, da llà dinto,
fa sentì tanta lamiente....
-Meh, Signò, dice San Pietro,
pè sta vota... nun fa niente.

-Nonzignore! Accussì voglio!
Statte zitto! Dice Dio;
si no ognuno se ne piglia!
'N Paraviso cumann 'io!

E San Pietro avota 'e spalle.
Da la cella scura scura
l'angiulillo chiagne e sbatte,
dice 'e metterse paura!

Ma 'a Madonna, quanno ognuno
sta durmenno a suonne chine,
annascuso 'e tuttequante
va e lle porta 'e mandarinè.
Poesie vernacolari - da PensieriParole.it

martedì 29 ottobre 2019

La parola scritta può reggere la velocità dello spirito ?

Scrivere? Non aveva mai imparato bene. A nove anni le lettere , a dodici il dettato. Ma s'era convinto fin da piccolo che ogni parola scritta mai avrebbe potuto reggere la velocità dello spirito, che la parola scritta cavillava, non si faceva possedere né comprendere del tutto, e quasi sempre finiva in una futura correzione.

(Wanda Marasco, Il genio dell'abbandono, Neri Pozzi, 2015, p.39)

Pensierino. Penso che chiunque scriva lo faccia per dire qualcosa ad altri da sé. Quindi è inevitabile porsi il problema della "leggibilità" del testo che si propone, sia che si scriva un post o un romanzo. Semplifico sicuramente se dico che ci si trova di fronte a tre problemi: il "vocabolario di base" (che rappresenta i materiale da costruzione), la "leggibilità" (come quel materiale è utilizzato) e la "comprensibilità" (se questo materiale ha un senso comprensibile anche per altri da noi).
Tullio de Mauro ha dimostrato che il vocabolario di base della lingua italiana  è formato da circa 7000 parole e che di queste solo 2000 sono fondamentali e poco più di 2700 sono quelle utilizzate più frequentemente.
Se però, come pare stia avvenendo, il vocabolario di base si impoverisce brutalmente raggiungendo le "famose" 500 parole dei ragazzi di Barbiana, anche le costruzioni saranno misere  e non c'è Indice di Gulpease che tenga.

Passata questa soglia minima, allora ci si può porre il problema di Wanda Marasco : se e come la parola scritta può reggere la velocità dello spirito.



sabato 19 ottobre 2019

La moglie di Molière

Guerin aveva sinceramente amato Guyot; ma, siccome non c'è niente che il tempo non consumi, venne il momento in cui egli cominciò a non avere per lei che una forma di amicizia piena di bontà e di tepore, che è d'ordinario la conclusione delle lunghe abitudini.
(Anonimo del XVII secolo, La famosa attrice, Adehphi, 1997. Tradizione di Cesare Garboli )

Pensierino. A volte dietro un grande uomo (nientepopodimeno in questo caso Molière) c'è una donna spregiudicata (Armande-Grésinde-Claire-Élisabeth Béjart (1640/1642 – Parigi, 30 novembre 1700) è stata un'attrice teatrale francese, moglie di Molière).



sabato 28 settembre 2019

Lumi potete piangere

Lumi potete piangere

La divisione del mondo
Dramma per musica
Testi di Giulio Cesare Corradi
musiche di Giovanni Legrenzi

Politici spudorati

Ai piedi della Statua della Libertà di New York nel 1903 è stata apposta una targa con i versi della leggendaria poetessa Emma Lazarus :"Mandatemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse infreddolite desiderose di respirare libere, i rifiuti miserabili delle vostre spiagge affollate. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi delle tempeste, e io solleverò la mia fiaccola accanto alla porta dorata".
Alla domanda fatta da un giornalista a Ken Cuccinelli (nominato da Trump come Capo dei servizi per la cittadinanza e l'immigrazione) se questa frase rappresentasse ancora oggi l'American Dream, ha corretto la frase della poetessa così :" Mandatemi i vostri stanchi, i vostri poveri, ma quelli che possono stare in piedi da soli e non diventeranno una zavorra pubblica".
Che Cuccinelli sia figlio di immigrati (il padre è di origini italiane e la madre di origini irlandesi), è un'aggravante ed un segno della smemoratezza che ha colpito tanti politici.


martedì 17 settembre 2019

Invecchiando

In una intervista nel 1975 in RAI2 (mai trasmessa) Enzo Biagi chiede a Pier Paolo Pasolini -Lei ha detto che "invecchiando si diventa allegri". Perché?-
PPP risponde -Perché si ha meno futuro e quindi meno speranze e questo è un grande sollievo"-

lunedì 9 settembre 2019

Leggere l'infinito

L'INFINITO
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.



Un libro per capire o, meglio, per entrare in sintonia con questa poesia che conosciamo tutti, ma che riserva molte sorprese.
















mercoledì 4 settembre 2019

L'isola a mezzogiorno

Il traghetto che da Olbia porta a Piombino si infila nell'arcipelago toscano. Prima solo mare, piatto, uniforme, incredibilmente vuoto. Un'isola appare ad un tratto come se uscisse calda e vaporosa dall'acqua. Non conosco il suo nome: potrebbe essere l'Isola del Giglio, non di sicuro l'Isola di Montecristo che misteriosamente si nasconde per tutta la giornata per apparire solo al tramonto o all'alba. Ma potrebbe essere anche la Xiros del racconto di Julio Cortazar, raggiunta dal mio traghetto a seguito di un fantastico dirottamento verso l'Egeo (Cortazar ne sarebbe contento). L'aria di mare non porta fin sulla nave i profumi di quelle isole toscane che conosco bene: odori di rosmarino e alloro selvatici, di salvia al gusto di salsedine. L'odore di salvia è la stesso della macchia raggiunta da Marini (lo steward che fugge dal suo lavoro sulla linea Roma-Teheran per rifugiarsi sull'isola che vedeva ogni viaggio a mezzogiorno passando con l'aereo) nella sua scalata alla collina che domina il mare. Ma su Xiros c'è anche il profumo del timo.
Chi non ha mai pensato di rifugiarsi su un'isola per vivere di pesca come lo steward Marini? 
A dir la verità ho conosciuto una persona che non l'avrebbe mai fatto: era il mio amico Nino. Lui ci aveva provato ad andare su un'isola in vacanza: l'aveva scelta un po' grande (l'Isola d'Elba) , ma non di meno dopo due giorni aveva cominciato a girare in macchina per l'isola come un calabrone dentro un paralume. Gli sembrava di stare stretto, di sentirsi soffocare come in una cella, di aver bisogno di spazi aperti e quel mare gli pareva un muro opprimente. Anche il mare con il suo costante sciabordio, lo innervosiva, come il ticchettio di un orologio a cucù in una notte insonne.
Come ho cercato di raccontarvi non è necessario veder cadere il proprio aereo come ha fatto Marini per essere riportati pesantemente alla realtà. 


martedì 9 luglio 2019

Alfonsina, el dulce daño

DOS PALABRAS
Esta noche al oído me has dicho dos palabras
comunes. Dos palabras cansadas
de ser dichas. Palabras
que de viejas son nuevas.

Dos palabras tan dulces, que la luna que andaba
filtrando entre las ramas
se detuvo en mi boca. Tan dulces dos palabras
que una hormiga pasea por mi cuello y no intento
moverme para echarla.

Tan dulces dos palabras
que digo sin quererlo -¡oh, qué bella, la vida!-
Tan dulces y tan mansas
que aceites olorosos sobre el cuerpo derraman.

Tan dulces y tan bellas
que nerviosos, mis dedos,
se mueven hacia el cielo imitando tijeras.

Oh, mis dedos quisieran
cortar estrellas.

(de El dulce daño, 1918)


DUE PAROLE
All’orecchio questa notte mi hai detto due parole
comuni. Due parole stanche
di essere dette. Parole
che da vecchie si son fatte nuove.

Due parole così dolci, che la luna che passava 
filtrando tra i rami
nella mia bocca si è fermata. Due parole così dolci
che una formica mi cammina sul collo e resto immobile
non provo nemmeno a scacciarla.

Due parole così dolci
che senza volerlo esclamo: oh, che bella, la vita!
Così dolci e così mansuete
che oli profumati scorrono sul corpo.

Così dolci e così belle
che nervose, le mie dita,
si muovono verso il cielo imitando una forbice.

Vorrebbero le mie dita
tagliare stelle.

(da Il dolce danno, 1918)


Alfonsina Storni, nata il 29 maggio 1892 in Svizzera, nel Canton Ticino (Sala Capriasca), emigra con la famiglia in Argentina (San Juan, poi Rosario) quando aveva solo quattro anni. Nell’ottobre 1938, all’età di quarantasei anni, preso atto che la malattia che le era stata diagnosticata tre anni prima non si arresta e non lascia speranze e che il dolore le impedisce di scrivere, si suicida affogando nel Mar del Plata, davanti la spiaggia La Perla. 

Pensierino. Vorrei conoscerle quelle due parole comuni, stanche e vecchie che si son fatte nuove.

Musica. Questa canzone composta dagli autori argentini Ariel Ramírez e Félix Luna, è un omaggio alla connazionale e poetessa Alfonsina Storni.

venerdì 5 luglio 2019

La mia sera (anche di Pascoli s'intende...)

Il giorno fu pieno di lampi;
ma ora verranno le stelle,
le tacite stelle. Nei campi
c'è un breve gre gre di ranelle.
Le tremule foglie dei pioppi
trascorre una gioia leggiera.
Nel giorno, che lampi! che scoppi!
Che pace, la sera!

Si devono aprire le stelle
nel cielo sì tenero e vivo.
Là, presso le allegre ranelle,
singhiozza monotono un rivo.
Di tutto quel cupo tumulto,
di tutta quell'aspra bufera,
non resta che un dolce singulto
nell'umida sera.

È, quella infinita tempesta,
finita in un rivo canoro.
Dei fulmini fragili restano
cirri di porpora e d'oro.

O stanco dolore, riposa!
La nube nel giorno più nera
fu quella che vedo più rosa
nell'ultima sera.

Che voli di rondini intorno!
che gridi nell'aria serena!
La fame del povero giorno
prolunga la garrula cena.
La parte, sì piccola, i nidi
nel giorno non l'ebbero intera.
Nè io... e che voli, che gridi,
mia limpida sera!

Don... Don... E mi dicono, Dormi!
mi cantano, Dormi! sussurrano,
Dormi! bisbigliano, Dormi!
là, voci di tenebra azzurra...
Mi sembrano canti di culla,
che fanno ch'io torni com'era...
sentivo mia madre... poi nulla...
sul far della sera.


Pensierino. Riconoscersi in un paesaggio, in una emozione e sperare che ci sia un don don anche per me...

venerdì 21 giugno 2019

Le "Servizzie" di Gadda

La Menegazzi, come tutte le donne sole in casa, trascorreva le ore in uno stato di angustia o per lo meno di dubbiosa e tormentata aspettativa. Da un po' di tempo quel suo perenne favore nei confronti del trillo del campanello s'era intellettualizzato in un complesso di immagini e di figurazioni ossidanti: uomini mascherati, in primo piano, e con le suole di feltro ai piedi; repentine per quanto tacite irruzioni in anticamera; martellate in capo o strangolamento a mano, o mediante apposita cordicella, eventualmente preceduto da "servizzie": idea o parola, questa, che la riempiva di un orgasmo indicibile. Angosce e fantasie miste: con il commento, magari, d'un batticuore improvviso, per un improvviso crac, nel buoi, di un qualche armadio più stagionato degli altri: comunque, anticipate cupidamente all'evento. Il quale, dài e dài, non poté, alfine, di arrivare davvero anche lui. (da Quel pasticciaccio brutto di Via Merulana, Carlo Emilio Gadda)

Pensierino. C'è una sorta di fatale predisposizione psicologica ad un evento molesto? O è una fantasia misogina di Gadda? 

sabato 15 giugno 2019

Distrattamente

Il ritornello della canzone napoletana Reginella

T'aggio vuluto bene a te!
Tu mm'hê vuluto bene a me!
Mo nun ce amammo cchiù,
ma ê vvote tu,
distrattamente,
pienze a me!

Pensierino. Quel "distrattamente" sta appena sopra a "indifferente" nella scala dei sentimenti. L'amore si "consuma" e la passione lascia il passo al disamore e tutti e due si basano (quasi sempre) sugli stessi particolari che prima ci hanno affascinato e poi abbiamo odiato. 

La Reginella di Roberto Murolo

martedì 11 giugno 2019

Rimanemmo senza soffio

[Il vecchio marinaio ha abbattuto con la balestra l'albatro che da tempo guidava la nave nella nebbia].

La nave improvvisamente cade in bonaccia.

La brezza cadde, caddero le vele:
fu triste, non poteva esserci cosa più triste;
e noi parlavamo soltanto per spezzare
il silenzio del mare!

Dritto in un rovente cielo di rame
il sanguinario sole, a mezzogiorno,
stava sull'albero maestro
non più grande della luna.

Giorno dopo giorno, giorni e giorni
rimanemmo senza soffio, senza movimento:
immobili come una nave dipinta
su un oceano dipinto.

E l'albatro comincia ad essere vendicato.

Acqua, acqua, dappertutto,
e le fiancate che si contraevano;
acqua, acqua, dappertutto,
neanche una goccia da bere.

Anche  gli abissi si decomponevano: O Cristo!
Che questo dovesse accaderci!
Viscide cose su zampe si trascinavano
sul viscido mare.

Vicino, vicino, di fuochi fatui
una folla in rollìo danzava nella notte;
e l'acqua, come olio di streghe,
ardeva verde e azzurra e bianca.

(Samuel Taylor Coleridge, La Ballata del Vecchio Marinaio, Feltrinelli, 2007)


Pensierino. Il Vecchio Marinaio, inutilmente e senza ragione, abbatte l'albatro che accompagnava la nave alla deriva tra nebbie e ghiacci. La ciurma legge questo fatto come il presagio di una disgrazia. Poi la nave esce dalle nebbie e la ciurma acclama il vecchio marinaio per quello stesso fatto. Il vecchio marinaio non si spiega quello che ha fatto e non si spiega quello che prova la ciurma.

sabato 8 giugno 2019

Due (e più) libri insieme


Amici argentini mi hanno consigliato la lettura dei libri di Julio Cortàzar. Per caso avevo acquistato l' "Antologia della letteratura fantastica" di Borges-Ocampo-Bioy Casares nella quale avevo trovato forse il più bel (e inquietante) racconto di Casàres "La casa occupata" e poi sono passato al "Bestiario" ed infine ai "Racconti". Il passaggio successivo non poteva essere che "Rayuela".
Rayuela (Il gioco del mondo) di Julio Cortàzar è un libro labirintico, una specie di Gioco dell'oca nel quale se cadi dentro una casella devi tornare al Via. La trama è un pretesto per mille divagazioni: ti sembra di inoltrarti in una città (Parigi) e ti ritrovi in un'altra (Buenos Aires); ti sembra di seguire una storia d'amore ed invece ti ritrovi ad inseguire una donna (per di più Maga) che è un mistero; ti sembra di leggere un libro ed invece ne stai leggendo (almeno) due insieme.

Incipit. A modo suo questo libro è molti libri, ma sopratutto è due libri.


giovedì 23 maggio 2019

Le dita di morto e Ofelia

«C'è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei [Ofelia] intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello. Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell'elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa.»
(Amleto, Atto IV, scena VII)

Ophelia è un dipinto a olio su tela (76.2×111.8 cm) del pittore preraffaellita John Everett Millais, realizzato nel biennio 1851-1852 ed appartenente alla collezione della Tate Gallery di Londra.

Pensierino. Leggo l'Amleto di W. Shakespeare nella traduzione/interpretazione di Cesare Garboli su "istigazione dell'attore Carlo Cecchi. Ma lo leggio seguendo l'interpretazione di Vittorio Gassman nella traduzione di Luigi Squarzina per l'adattamento televisivo (la prima al Teatro Valle di Roma il 28 novembre 1952 con un giovanissimo Luca Ronconi).
Mi perdo tra le infinite speci di piante dentro quell'acqua così trasparente, incuriosito in particolare da quelle che le fanciulle illibate "chiamano dita di morto". Qualcuno le ha identificate tutte quelle erbe e fiori e piante, ma il fascino di questa immagine va al di là della botanica.
NB. Forse l'immagine è coperta da © , ma il mio blog non ha alcun fine di lucro.

giovedì 16 maggio 2019

Vedere il vero e il falso

Lo psicanalista Luigi Zoia analizza nel suo libro "Vedere il vero e il falso" edito da Einaudi sei fotografie che sono diventate altrettante "icone". Le foto sono quelle di Robert Capa "Morte di un miliziano, 1936", Hans Sonnke "Soldati tedeschi abbattono una barriera sul confine polacco, 1939", Joe Rosenthal "Alzabandiera degli americani sull'isola di Iwo Jima, 1945", Engenij Chaldej "Un soldato dell'Armata Rossa sventola la bandiera sovietica dal tetto del Reichstag, 1945", Anonimo "Un bambino al ghetto di Varsavia minacciato dalle SS, 1945", Yosuke Yanahata " Un bambino con la palla di riso in mano, 1945", Huynh Cong Ut "Un gruppo di bambini ustionati dal napalm in sud Vietnam, 1972 e Kevin Carter "L'avvoltoio e la bambina, 1993".
L'analisi di Zoia si muove tra il vero , il verosimile, la ricostruzione reale e il falso e ricostruisce la storia dei fotografi, delle fotografie e dei soggetti delle fotografie oggetto, proprio perché sono diventate delle "icone" riconosciute universalmente , di infinite analisi e incredibili scoperte.
(Le immagini sono tutte coperte da copyright , ma evidentemente in questa sede sono presentate come esempio. Alcune foto hanno un "taglio" diverso dall'originale proprio per problemi di ©).















martedì 7 maggio 2019

Due ricette milanesi


Pensierino culinario. Per necessità e, non nascondo, anche per una piccola passione trasmessa da mio padre mi diletto di cucina. Una cucina quotidiana, fatta di piccole e semplici cose, con le sue "furbizie" frutto di anni di pratica. Mi attira sempre la semplicità e per questo preferisco leggere il mitico Pellegrino Artusi piuttosto che come un libro di ricette, come un libro di antropologia culturale. Nel confronto è evidente la differenza: provate a leggere sotto il "semplice" brodo per gli infermi dell'Artusi e confrontatelo con le due ricette sopra tratte dal calendario "El piscinin 2019" edito da Meravigli edizioni.

« Lo sa il popolo e il comune che per ottenere il brodo buono bisogna mettere la carne ad acqua diaccia e far bollire la pentola adagino adagino e che non trabocchi mai. Se poi, invece di un buon brodo preferiste un buon lesso, allora mettete la carne ad acqua bollente senza tanti riguardi. È noto pur anche che le ossa spugnose danno sapore e fragranza al brodo; ma il brodo di ossa non è nutriente. In Toscana è uso quasi generale di dare odore al brodo con un mazzettino di erbe aromatiche. Lo si compone non con le foglie che si disfarebbero, ma coi gambi del sedano, della carota, del prezzemolo e del basilico, il tutto in piccolissime proporzioni. Alcuni aggiungono una sfoglia di cipolla arrostita sulla brace; ma questa essendo ventosa non fa per tutti gli stomachi. Se poi vi piacesse di colorire il brodo all'uso francese, non avete altro a fare che mettere dello zucchero al fuoco, e quando esso avrà preso il color bruno, diluirlo con acqua fresca. Si fa bollire per iscioglierlo completamente e si conserva in bottiglia. Per serbare il brodo da un giorno all'altro durante i calori estivi fategli alzare il bollore sera e mattina. La schiuma della pentola è il prodotto di due sostanze: dell'albumina superficiale della carne che si coagula col calore e si unisce all'ematosina, materia colorante del sangue. Le pentole di terra essendo poco conduttrici del calorico sono da preferirsi a quelle di ferro o di rame, perché meglio si possono regolare col fuoco, fatta eccezione forse per le pentole in ghisa smaltata, di fabbrica inglese, con la valvola in mezzo al coperchio. Si è sempre creduto che il brodo fosse un ottimo ed omogeneo nutrimento atto a dar vigore alle forze; ma ora i medici spacciano che il brodo non nutrisce e serve più che ad altro a promuovere nello stomaco i sughi gastrici. Io, non essendo giudice competente in tal materia, lascierò ad essi la responsabilità di questa nuova teoria che ha tutta l'apparenza di ripugnare al buon senso.»

Tratto da: https://www.alimentipedia.it/artusi/brodi-gelatine-sughi/brodo.html
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domenica 5 maggio 2019

Via Modesta Valenti

Sono oltre 200 le "vie fittizie" in tutta Italia, quelle per intenderci dove viene "fissata" una residenza (fittizia, appunto) per le persone senza dimora. 
Questa posizione anagrafica consente il pieno godimento di alcuni diritti che la condizione di senza fissa dimora preclude come ad esempio quella di esercitare il diritto di voto, ottenere i documenti d’identità e le relative certificazioni, ottenere ogni tipo di contributo o prestazioni e accedere ai servizi sanitari e sociali.
La più famosa di queste vie è dedicata a Roma a Modesta Valenti morta per strada il 31 gennaio del 1983.



Pensierino. Anziana , povera, senza casa, tutto quello che possiedi in due borse di plastica, quello che indossi è il tuo guardaroba, una coperta per coprirti le gambe la notte. L'unico onore che hai avuto è quello di diventare una lapide inchiodata come un povero cristo al muro.

giovedì 18 aprile 2019

Hai avuto tempo di portare via qualcosa?

 Il racconto "Casa occupata" apre la raccolta "Bestiario" dello scrittore argentino Julio Cortazar. E' un racconto scritto nel 1945, ma lo trovo di grande attualità.
La vicenda è semplice ed ha un incedere lento e una dinamica sempre più inquietante.
Due fratelli: Irene "una ragazza che è nata per non dar noia a nessuno" e suo fratello che è anche l'Io narrante. Non si sono sposati (forse per un reciproco, tacito, un po' morboso accordo) e vivono in una grande, antica, casa di Buenos Aires. La loro giornata si muove ossessiva su un copione sempre uguale: puliscono la casa la mattina, poi pranzano e il pomeriggio Irene lavora all'uncinetto ed il fratello legge guardando la sorella.
In uno di questi pomeriggi, si sente all'improvviso un rumore oltre la grande porta in rovere che divide la parte notte da quella living della casa. Il fratello decide di non entrare più in quella zona della casa e chiude la porta che fa da spartiacque tra le due parti dell'abitazione. Ma dopo qualche giorno mentre sono seduti in soggiorno, un altro rumore li scuote: proviene dalla cucina o dal bagno. I due fratelli si guardano, escono dalla casa e uno dice all'altro "Hai avuto tempo di portare via qualcosa?" e l'altro risponde "No niente". Buttano la chiave in un tombino e se ne vanno.

Pensierino.  Qualcosa di misterioso ed inquietante può scuotere e turbare una vita (apparentemente) tranquilla. Siamo cacciati fuori di casa da una forza sconosciuta ed invadente e dobbiamo inoltrarci fuori , senza nient'altro che quello che portiamo addosso.

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...