sabato 30 maggio 2009

La politica e le cose utili


Il ministro inglese Austen Chamberlain raccontava spesso, quando da giovane uscì dall’Università di Cambridge, che era andato a far visita alla sua balia: che cosa intende fare adesso, domandò la donna. Mi darò alla politica, rispose il futuro statista inglese, credendo di sbalordirla. Ah, mio caro Austen, esclamò la donna, un bravo giovane come te! E perché non cerchi invece di fare qualcosa di utile? (12 maggio 1934).

Commento.La politica è sempre stata in-utile? A vedere la campagna elettorale sembrerebbe che almeno un obiettivo utile (a breve raggio) ce l'abbia: la propria sopravvivenza o conferma. Si è forse parlato di qualche argomento serio che ha di fronte l'Europa tipo chessoio la pace in medio-oriente o la fame nell'Africa o i nostri prezzi agricoli che strangolano i paesi emergenti (oltre che i nostri agricoltori)??? Niente di tutto questo.
Pensiamo che questa sia una bella premessa per combattere l'astensionismo? Ma già, si sa, la colpa è di chi si astiene che "non capisce l'importanza dell'Europa" ! ! !

martedì 26 maggio 2009

Buona notte

Il cuscino è leggermente accostato all'altro, come a baciarlo. La piccola sveglia è appoggiata sopra il cuscino vuoto: conoscere l'ora nella notte è diventato un bisogno. Sotto al cuscino il piccolo rosario di grani neri.

Le coperte sono scostate, attendo il suo arrivo. Si avvicina con i suoi passettini incerti, appoggiandosi al bastone. Si accosta al letto, abbandona il bastone sulle coperte. Appoggiandosi al letto toglie le pantofole, prima l'una poi l'altra. Alza il ginocchio sopra il materasso e sale sul letto troppo alto. Si corica di lato, con la testa sotto le coperte. Sistemo il copriletto. Accosto le pantofole rivolgendo la punta verso la porta di uscita dalla stanza nel caso le volesse inforcare nella notte.

Le dico -Sei a posto, mamma?

-Si, grazie (*)

-Buona notte

-Buona notte

(*) Ginetta mi ha fatto notare che forse c'era anche un "grazie". Infatti c'era e l'avevo rimosso: non accettavo volentieri quel "grazie", mi sembrava un qualcosa di più, non necessario.

sabato 23 maggio 2009

Magnificat di Fernando Pessoa

Magnificat

Quando passerà questa notte interna, l’universo, 
e io, l’anima mia, avrò il mio giorno?
Quando mi desterò dall’essere desto? 
Non so. Il sole brilla alto:
impossibile guardarlo.
Le stelle ammiccano fredde:
impossibile contarle.
Il cuore batte estraneo:
impossibile ascoltarlo.
Quando finirà questo dramma senza teatro,
o questo teatro senza dramma, 
e potrò tornare a casa?
Dove? Come? Quando?
Gatto che mi fissi con occhi di vita, chi hai là in fondo?
Si, sì, è lui!
Lui, come Giosuè, farà fermare il sole e io mi sveglierò;
e allora sarà giorno.
Sorridi nel sonno, anima mia!
Sorridi anima mia: sarà giorno!


Pensierino. Non conoscevo questa poesia di Pessoa e ieri sera mi è stata regalata durante la presentazione di un libro di Laura Bosio "Annunciazione. Storia di una fascinazione" Longanesi. La dedico a tutti coloro che aspettano con un sorriso il nuovo giorno e non smettono di chiedere:

- Guardia! Quando avrà fine la notte? -
La Guardia dice - Sta venendo il mattino 
Ma la notte durerà ancora
Tornate e ridomandate
Venite ancora
insistete
Isaia 21, 12-12

venerdì 22 maggio 2009

Sorpresa


(Foto a La fagiana Parco del Ticino lombardo)


Trovarsi, all'improvviso, davanti ad una meraviglia, sgranare gli occhi e sorridere.

mercoledì 20 maggio 2009

domenica 17 maggio 2009

L'antidoto della malinconia (4). Precisazione e risposta

Arnica mi scrive:
Guglielmo, mi preme una precisazione: mi sembra che si parli di malinconia e depressione allo stesso modo. Sia l'intervento di Rom che il tuo richiamo al post di Marina si riferiscono alla depressione, io ho preso per buono il tuo titolo e ho parlato solo di malinconia. Essendo due stati, anche a grandi linee, differenti mi chiedo se non si rischia di fare confusione...Con attenzione, Arnica

Rispondo:
Questo "prontuario di rimedi contro la malinconia" non ha nulla di scientifico alla base, anzi metteva in conto una buona dose di confusione nei termini nella convinzione, come ha sostenuto Rom nel suo intervento, che spesso siamo un po' schiavi di un  nominalismo (questo si pseudo scientifico) che si rivela nel tempo mutevole come le mode. 
Con simpatia, guglielmo

sabato 16 maggio 2009

L'antidoto della malinconia (3)

Marina ha trattato più volte l'argomento con la sua analisi spietata (verso sé stessa). Rimando con un link ad un suo post intitolato Convinzione esperienziale. La sua cura potremmo definirla del "calcio in culo" e si sintetizza in una frase :
"Questo, penso, è il discorso che dovrebbe essere fatto da medici e terapeuti ai familiari di molte persone affette da depressione, senza diplomatici giri di parole: ringrazi iddio e non rompa i coglioni, se no si troverebbe appeso per il fondo dei calzoni al lampadario del tinello!
E mo l'ho detto!".

L'antidoto della malinconia (2)

Arnicamontana scrive:
Guglielmo...ci ho pensato e, se di malinconia parliamo, ho concluso che non uso antidoti. La lascio scorrere la malinconia, fa parte di me e non mi disturba (al massimo può disturbare gli altri!).

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Questo metodo ampia le possibilità previste dal mio piccolo prontuario di antidoti contro la malinconia. Arnicamontana propone la "non cura" della malattia che presuppone "fatalità" per il suo manifestarsi e "fiducia" nella propria resistenza fisica. Anzi direi che questo atteggiamento è di vera e propria negazione della malattia: la malinconia non è una malattia perché sta dentro la nostra natura, è un fatto costitutivo della nostra vita. Come potrebbe disturbarci?

venerdì 15 maggio 2009

L'antidoto della malinconia (1)

Era in dubbio se pubblicare questo post di francesca2: è così intimo e persoanle che spiazza, ma alcune medicine sono assai amare.

La mia malinconia deriva dal cattivo rapporto che ho con il mio compagno, dopo esserci lasciati ci siamo ripresi per stare peggio di prima, il suo continuo raccontarmi bugie mi offende e le mie rimostranze non servono a nulla, allora divento malinconica e passeggio per i boschi leggendo muhammad yunus "il banchiere dei poveri" e mi consola scoprire pagina dopo pagina che esistono anche persone oneste, pulite, che fanno del rispetto per gli altri la loro vita francesca2

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Rom scrive:
Accidenti, Guglielmo, ti ci sei messo con metodo! :-)

Ti rispondo in modo ametodico.
1 - Secondo alcuni, c'è una fase della vita, subito dopo la nascita, in cui il mondo è percepito a sprazzi, lembi, episodi, particolari, momenti - fa conto di metterti davanti al quadro di Munche del post, così vicino da vederne solo un particolare senza percezione dell'insieme, chiudi gli occhi, sposti la testa lateralmente, sempre appiccicato al quadro, e li riapri su un altro particolare, e così via. Dopo questa fase si passerebbe ad una percezione d'insieme degli oggetti - ti sposti all'indietro e vedi tutto il quadro. Bè, questa percezione di oggetti completi - quindi, tanto per dirne una, con aspetti belli e aspetti brutti, buoni e cattivi insieme - sarebbe sempre accompagnata da una variazione dello stato d'animo: da una specie di euforia un poco agitata che rapidamente muta in fastidio e poi presto cambia di nuovo, si passerebbe ad uno stato d'animo più continuo, di tipo depressivo più o meno marcato.
Così sarebbe per tutti. Ma, secondo questi che la pensano così, non avverrebbe in tutti, il passaggio. Alcuni resterebbero più o meno sempre nella posizione percettiva e affettiva della prima fase. Allora, non è loro caratteristica, loro forza la visione d'insieme, delle cose quotidiane e del mondo, della vita tutta. Alcuni, ancora, oscillerebbero dall'una all'altra posizione percettiva-affettiva.

2 - per depressione s'intende, spesso, qualcosa che con la depressione vera e propria ha poco a che spartire: il termine è diventato il sostituto di quello che una volta si chiamava "esaurimento nervoso".
A parte questo, meglio evitarli, i nomi-diagnosi: tendono a fissare la realtà, anche quando sono azzeccati - a volte la fissano in spazi del tutto inappropriati.
Se proprio uno ci tiene a cercare di capire se chi ha davanti - magari davanti allo specchio - soffre di depressione vera, forse ti strappo da un momento depressivo, nel caso tu ci stessi, raccontandoti la risposta che dette ad un gruppo di preti uno psicoanalista che si chiamava Winnicott. Gli avevano chiesto: a noi si rivolgono persone che hanno bisogno di aiuto e a volte stanno molto male, e vorremmo sapere come riconoscere quelli che possiamo aiutare noi da quelli che è meglio inviare da uno specialista. Lui disse: se mentre li ascoltate provate interesse, desiderio di aiutarli, partecipazione, aiutateli voi; se vi annoiano, allora mandateli dallo specialista.

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Svelo anch'io la medicina che ha funzionato per molto tempo e come tutte le medicine efficaci è semplice (classificazione: rimedi della nonna).
Nei momenti bui mi dicevo una frase della Bibbia "La pena del giorno basta a sé stessa".

La seconda medicina è poetica (le classificherei tra i placebi).
Cesare Viviani, Credere all'invisibile:
Già la grazia di avere fatto parte
di questa eternità incomprensibile,
di questo miracoloso spazio,
dovremmo essere grati.

L'antidoto della malinconia (anteprima)

Malinconia di Munch

Inizio questa nuova rubrica che si intitola "L'antidoto della malinconia" (prendendo spunto dall'omonimo splendido libro di Piero Meldini). Vorrebbe costruire una specie di prontuario di antidoti alla malattia sofferta da tutti gli uomini, forse la più diffusa al mondo.
I lenimenti consigliati sono di varia natura: foto, poesia, prose, musiche ecc ed hanno anche compiti diversi. Alcuni si prefiggono semplicemente di essere "sintomatici", non curano che il sintomo esteriore. Antri sono "placebi", curano con la convinzione del malato di guarire. Ci sono poi i "farmaci specifici" che curano una data malattia, un organo sofferente. Altri ancora, come gli "antiblastici", attaccano direttamente malattie terribili, sapendo che l'esito del loro curare è incerto. In questo campo poi hanno una grande efficacia i farmaci "fai da te" (contrariamente a quello che si fa in medicina): sono preparati semplici o molto complessi, messi insieme dalla propria esperienza e che spesso portano a dei piccoli o grandi benefici.


Invito i lettori di questo blog a proporre i propri "antidoti della malinconia" o di segnalarmeli sul blog personale. Pubblicherò direttamente o linkerò i consigli ricevuti. Indicare la malattia, l'organo colpito e la tipologia di farmaco utilizzato. Grazie a tutti.


Guglielmo




martedì 12 maggio 2009

Ansia di statua, Garcia Lorca


(Parco di Villa Villoresi di Busto Garolfo)


Rumore.
Anche se resta solo il rumore.

Aroma.
Anche se resta solo l’aroma.

Però strappa da me il ricordo e il colore delle vecchie ore.

Dolore.
Di fronte al magico e vivo dolore.

Battaglia
nell’autentica e sporca battaglia.

Ma allontana la gente invisibile che circonda sempre la mia casa!


Pensierino. La statua è per sua natura fissa nella sua espressione. Sorridente o tragica, maliziosa o seria, la statua ha una sua espressione, una sua posa, immobile, fissa. Eppure Garcia Lorca insinua che la statua possa udire un rumore, percepire l'aroma amaro dei ricordi, che, addirittura, possa partecipare al dolore e vivere l'ansia di un accerchiamento. Una metafora di noi (apparentemente) fermi e timorosi del mondo che ci circonda, bloccati in una espressione di terrore o disgusto.

venerdì 8 maggio 2009

Sogno


Devo salire a salutare quella simpatica vecchietta all'ultimo piano. La porta sul pianerottolo è socchiusa e fuori sembra di intravedere un grande cortile. Vecchi mobili sono stati portati lì fuori: divani con l'alto schienale, tavoli con candelabri a tre fiamme, comò con specchiere e sedie di ogni foggia sparsi disordinatamente ovunque.
Chiedo permesso. Nessuno risponde. Alzo la voce. Sento da lontano qualcuno che grida "Avanti è aperto". Mi avvicino a quello che sembra un magazzino di mobili cercando il proprietario della voce. Lo trovo sdraiato su una dormeause con un libro in mano. Alza appena lo sguardo quando mi vede e sorride. "Cercavo la signora Adele" dico.
"La Signora Adele? E' morta dieci anni fa." Mi risponde tenendo sempre un occhio sulla pagina che sta leggendo.
"Mi spiace, non volevo disturbare" mi affretto a dichiarare volgendo lo sguardo verso la porta da dove sono entrato.
"Ma non mi disturba affatto. La Signora Adele mi ha lasciato questa grande casa e ogni tanto vengo con i miei amici durante il week end. Vuole stare un po' con noi?"
Sono sorpreso. Accenno un sorriso un po' imbarazzato. Cerco con lo sguardo se ci sono altri, ma il cortile sembra deserto, solo mobili accatastati.
"Prego si accomodi", dice.
Mi siedo un po' agitato per quella atmosfera.
"Stia tranquillo, adesso proviamo"
Da dietro armadi e da poltrone dall'alto schienale appaiono uomini e donne che cominciano a camminare.
"Ecco vede, cominciamo".
Non faccio a tempo a chiedere "cosa" che tutti, come per un cenno di bacchetta di un direttore d'orchestra, iniziano a fare ciascuno espressioni diverse e contrastanti: rabbia, accondiscendenza, sberleffo, tenerezza. Chi guarda sognante verso il cielo e poi scruta feroce la terra, chi scoppia in una risata fragorosa e subito dopo piange singhiozzando, chi fissa con sguardo inebetito e poi stringe gli occhi come spilli appuntando la vista indagatrice. C'è chi ripete due, tre, quattro volte quella espressione, fino a che , tra sé, dice "va bene così, devo solo fare un passo in avanti piegando la schiena e far salire il mio sguardo con finta riverenza".
Cammino tra i mobili avvicinato dalle persone che continuano questo esercizio, fino a quando, come era cominciato, un altro colpo di bacchetta fa zittire tutti e ciascuno torna a sedersi dove si era appollaiato all'inizio.
"Ha visto?" mi chiede il padrone di casa.
Sorrido. Accenno un saluto. Esco di scena.

giovedì 7 maggio 2009

Respingiamo questi razzisti !



A Milano la Lega Nord propone di riservare posti sui mezzi pubblici ai milanesi. Non è uno scherzo è la proposta dell'Onorevole Salvini presentata in Consiglio comunale.
E' ora di finirla di dare credito e strizzare l'occhio a questi razzisti !!!

mercoledì 6 maggio 2009

Tornare e (non) trovare

Un mio amico di Jesi, soffrendo di insonnia e di solitudine, lontano da Jesi per quarantanni aveva ricostruito a memoria tutta la città comprese le sbrecciature del cordolo del marciapiede davanti al portone di quella casa in quella strada. Spinto da un impulso improvviso una mattina prende la macchina, corre a Jesi e naturalmente, bastava pensarci, non ritrova quasi niente: strada, casa, marciapiedi spariti o deformati, demoliti, ristrutturati, restaurati, ripittati.
È scappato subito, non è mai più tornato a Jesi, e quando soffre d'insonnia, non sa più cosa pensare.

da Gianpaolo Dossena, Mangiare banane, il Mulino, p.54

Pensierino. Tornare e non trovare. Qualche post fa ho parlato di "tornare e trovare", una sensazione strana che mi ha preso rivisitando certi luoghi e scoprendoli "indifferenti" alla mia presenza anzi capaci (loro) di evocare sentimenti e sensazioni che pensavo perduti, sepolti dal tempo. Non so come spiegare: mi pare che in quei luoghi ritrovati ci sia una vita mia (non vissuta) che si muove parallelamente a quella che ho scelto e continua nella memoria a farsi e progredire come una possibilità non giocata.

lunedì 4 maggio 2009

Buona notte

Il cuscino è leggermente accostato verso l'altro, come a baciarlo. La piccola sveglia è appoggiata sopra il cuscino vuoto: conoscere l'ora nella notte è diventato un bisogno. Sotto al cuscino il piccolo rosario di grani neri.

Le coperte sono scostate, attendono il suo arrivo. Arriva con i suoi passeggini incerti, appoggiandosi al bastone. Si accosta al letto, abbandona il bastone sulle coperte. Appoggiandosi al letto toglie le pantofole, prima l'una poi l'altra. Alza il ginocchio sopra il materasso e sale sul letto troppo alto. Si corica di lato, con la testa sotto le coperte. Sistemo il copriletto. Accosto le pantofole rivolgendo la punta verso la porta di uscita dalla stanza.

Le dico -Sei a posto, mamma?

-Si

-Buona notte

-Buona notte

sabato 2 maggio 2009

Riccardo III - La scelta del male

-Entra Gloucester (futuro Riccardo III)

Ormai l’inverno del nostro travaglio/s’è fatto estate sfolgorante ai raggi

di questo sole di York;(1) e le nuvole/che incombevano sulla nostra casa

son sepolte nel fondo dell’oceano.

Ora le nostre fronti/si cingono di serti di vittoria;

peste e ammaccate sono appese al muro/le nostre armi, gloriose panoplie,

e in giulivi convegni tramutate/le massacranti marce militari.

Deposto ha Marte l’arcigno cipiglio/e spianata la corrugata fronte,

e, non più in sella a bardati destrieri/ad atterrir sgomente anime ostili,

ora se’n va, agilmente saltellando/per l’alcova di questa o quella dama

alle lascive note d’un liuto.

Ma io che son negato da natura/a questi giochi, che non son tagliato

per corteggiare un amoroso specchio,/plasmato come son da rozzi stampi,

e privo della minima attrattiva/per far lo sdilinquito bellimbusto

davanti all’ancheggiar d’una ninfetta;/io, che in sì bella forma son tagliato,

defraudato d’ogni armonia di tratti,/monco, deforme, calato anzitempo(2)

in mezzo a questo mondo che respira;/io, che sono sbozzato per metà

e una metà sì sgraziata e sbilenca/che m’abbaiano i cani quando passo;

io, dico, in questa nostra neghittosa/e zufolante stagione di pace,

altro svago non ho, altro trastullo/da consentirmi di passare il tempo,

fuor che sbirciare la mia ombra al sole/e intonar col pensiero, in vari toni,

variazioni sul mio stato deforme.

Sicché, poiché natura m’ha negato/di poter fare anch’io il bellimbusto

di su e di giù, com’è frivola moda/di questi tempi dal parlar fiorito,

ho deciso di fare il delinquente,/e di odiare gli oziosi passatempi

di questa nostra età.

1) “By this sun of York”: alcuni testi hanno “son”, “figlio”, invece dell’omofono “sun”, “sole”, che leggerebbe pertanto: “ad opera di questo figlio di York ” riferito a Re Edoardo IV; “figlio” di York e fratello di Riccardo è infatti questo Edoardo, che ha tolto il trono a un Lancaster, Enrico VI. È verosimile che il drammaturgo abbia inteso sfruttare l’omofonia dei due termini per uno di quei giochi di parole assai graditi al pubblico elisabettiano; ma la lezione “sun” è la più probabile, anche perché il sole era l’emblema gentilizio degli York (cfr. in “Enrico VI - Parte terza”, il dialogo dei due fratelli Edoardo e Riccardo York alla prima scena del II atto).

2) “… sent before my time”, cioè partorito in parto prematuro.

William Shakespeare, Riccardo III - Traduzione di Goffredo Raponi - e-Book di Liber liber

Pensierino. Gloucester scegli il male. Lo sceglie perché crede (e come dargli torto) che la natura con lui sia stata matrigna. Porterà a compimento la sua parte attenendosi al personaggio che si è scelto. Quando avrà raggiunto il suo scopo, qualcosa si sgretola dentro di lui e soccombe. Nel teatro shakesperiano (almeno) il male non trionfa, anche se tutti (segretamente) tifano per lui.

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...