domenica 30 gennaio 2011

Clowns di Federico Fellini e Il sogno della vergine. Bussare alla chiusa anima è quel che ci rimane (oltre a camminare)



La vergine dorme. Ma lenta
la fiamma del puro alabastro
le immemori palpebre tenta;

bussa alla chiusa anima. Il lume
vacilla nell'ombra, come astro
di vita tra un velo di brume.

Echeggia nel? anima, invasa
dal sonno, quel battere, e pare
destare la tacita casa.

La casa si desta: un sorriso
s'accende, si muove ed appare
via via qua e là per il viso...

La vergine sogna; ed un rivo
di sangue stupisce le intatte
sue vene; d'un sangue più vivo,
più tiepido: come di latte...

Stupisce le placide vene
quel frutto soave e straniero,
quel rivolo, labile, lene,

d'ignota sorgente, che sembra
che inondi di blando mistero
le pie sigillate sue membra.

Giovanni Pascoli, da Il sogno della vergine 

Pensierino dialogante. "Sei stato a Santiago de Compostela in pellegrinaggio e cosa hai trovato?" 
"Mi sono fatto tante domande, ma non ho trovato alcuna risposta"
"Che ti aspettavi di trovare?"
"Non so ... ma è certo che sono tornato più confuso"
"Forse le domande erano sbagliate?"
"No, le domande erano giuste, sono le uniche cose giuste e alla fine l'unica cosa che è rimasta è il camminare. Ho capito che volevo e voglio solo camminare." 



sabato 29 gennaio 2011

Metroman

Sale alla fermata MM Lotto col suo amplificatore carrellato e inizia subito lo show. E' un bel ragazzone alto 1.80 e col suo microfono accenna la canzone mentre le persone vicine lasciano spazio al suo spettacolo. Usa l'asta del metrò per la sua lapdance che non ha niente a che vedere con quelle di Arcore, la sua è una esibizione popolare, bastano pochi spiccioli.
"Non abbiate paura di ladruncoli, barboni, matti, zingari...c'è qui l'Uomo tigre che vi difenderà..."
Le ragazze intorno sorridono per la simpatia del personaggio ed alla fine dell'esibizione (scende a Cordusio) aprono il borsellino e gli porgono delle monete. Lui guarda la moneta e dice "oh troppo" e se ne va col suo amplificatore carrellato. Lo aspetta una serata nella Piazza Cordusio dove di giorno si esibisce un cantante napoletano con le sue sceneggiate e di sera lui, Metroman.
Buona fortuna Metroman !


giovedì 27 gennaio 2011

La musica di Hitler

Ispirato da un bel post di Giacynta sulla musica di Chopin a Varsavia durante i tremendi giorni della seconda guerra mondiale, leggo su Duccio blog questo interessante articolo (Fonte: ADNKRONOS).
E’ stata ritrovata nella dacia di un militare russo la personale collezione di dischi di Adolf Hitler. Ma la vera notizia è che il Fuhrer ascoltava musica russa composta da musicisti ebrei. Lev Besymenski, ufficiale dei servizi segreti di Mosca (nei ranghi dell’allora Kgb, oggi ‘Fsb’), ha custodito tale segreto per oltre 60 anni.
Nel 1945 lo 007 russo aveva la missione di perquisire a tappeto il quartier generale del dittatore nazista, in seguito alla presa di Berlino. Al pari di quanto fecero altri alti ufficiali dell’Armata Rossa, anche Besymenski decise di tenere per sè qualche “souvenir”: una cassa di vecchi dischi, pronti ad essere imbarcati insieme agli altri effetti personali, dando ormai per probabile che il Fuhrer avesse deciso di riparare in Baviera, insieme al suo stuolo di fedelissimi. 

Così questa cassa contiene soprattutto opere di Rachmaninov, Borodin e Chaikovski oltre naturalmente ai classici tedeschi ( il ‘Vascello fantasma’ di Richard Wagner, nonchè le sonate per piano di Ludwig van Beethoven).

Pensierino. Il cuore umano è misterioso e capace di contraddizioni estreme. Giacynta parla del pianista ebreo che si salva la vita suonando Chopin ad un ufficiale tedesco e pare che la musica sia la cosa più elevata che ci sia; poi ti immagini Hitler che ascolta Rachmaninov mentre pianifica la pulizia etnica degli ebrei, rom, zingari, omosessuali, malati psichici e quanti altri e rimani sconcertato...

lunedì 24 gennaio 2011

Passeggiando

Dopo giorni di forzata immobilità dovuta al tempo pessimo (freddo sotto zero tutto il giorno, pioggia e nebbia) oggi, finalmente una (insperata e imprevista) bella giornata di sole. E così , vincendo la pigrizia che è sempre in agguato, ho preso la strada della Valle e percorso uno dei miei tradizionali giri. All'inizio davvero le gambe non ne volevano sapere di andare, poi pian piano ho preso il mio passo e via lungo il Naviglio Grande, poi negli stradini che traversano i boschi e i campi coltivati, i pioppeti portando al Ticino.

Ecco un percorso fotografico e di pensierini.

Mi aspettavi piccolo pettirosso sulla riva del Naviglio?
Eppure puoi immaginare il suono dei ciottoli trascinata dalla corrente 

Riflessi d'argento
Antichi, maestosi gelsi, testimoni di tante fatiche  
Per scendere al Naviglio...




Strani alberi

Selva ordinata


Fiume Azzurro




domenica 23 gennaio 2011

Vita senza la morte

Ascolto per radio l'omelia del parroco del mio paese che annuncia da Giornata della vita del prossimo 5/2. Il simbolo di questa giornata e' l'ennesima
donna morta per aver voluto mettere al mondo un figlio e che per questo gesto viene proposta per la beatificazione...
Ora non giudico nessuno, ma mi chiedo perche' si debba rimanere inchiodati al "partorirai con dolore" meglio con morte.


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sabato 22 gennaio 2011

Tempus fugit o forse no, non scappa...

Da qualche tempo aveva preso ad andare a letto appoggiando sul cuscino accanto al suo una sveglia, una di quelle "moderne" che non fanno più tic tac e che hanno una lucina che si accende per vederle l'ora anche al buio. I vecchi diventano spesso ossessionati dal tempo, ci si aggrappano sentendolo scorrere più degli altri o forse semplicemente perché è l'unico modo per scandire i ritmi della loro vita, della veglia e del sonno, delle abitudini e delle necessità, una forma di disciplina della mente per non smarrire il senso delle cose e anche il senno.
Ma la sveglia di Dorina (così si chiamava quella vecchina) era da un po' di tempo ferma sulle 4.50, forse perché le pile si erano scaricate, forse per una tremenda botta che aveva preso cadendo a terra una notte molto agitata. Di fatto la sveglia era ferma, ma Dorina, ogni sera, immancabilmente, la voleva sul cuscino di fianco al suo. L'ora le andava bene così: non era né troppo presto né troppo tardi: non era tardi per alzarsi e poteva dirsi "Sta chi ancamò Durina, ca l'é préstu" [Stai qui ancora (a dormire) Dorina, che è presto] oppure consolarsi dicendo "In giö i cinq'ur, quosi, ho durmì asé" [Sono già le cinque, ho dormito abbastanza].
Il tempo è un'invenzione nostra ed allora perché non usarlo a nostro piacimento? Manipolarlo, allungarlo, ignorarlo, metterlo da parte. Un orologio come quello di Dorina che sembra inutile garantisce immancabilmente l'esattezza dell'ora almeno due volte al giorno e se ci si pensa non è poco. Scordarsi dell'orologio potrebbe essere una soluzione radicale almeno per chi non deve rispettare orari e la scansione giorno e notte gli può bastare.
Eppure Dorina si chiede sempre "Che ora è?".

giovedì 20 gennaio 2011

Teatro OUTOFF di Milano

L'Adalgisa di Carlo Emilio Gadda - regia Lorenzo Loris da sx: Stefania Ugomari di Blas, Mario Sala, Elena Callegari Foto: Agneza Dorkin


Incipit

«....E che ero una qui, e che ero una là; e che cantavo nei teatri di strapazzo, per i militari; che avevo già avuto una cinquantina d'amanti!.... ma sì!.... cento.... mille.... un milione!»

Una frenesia improvvisa aveva colto quella donna, per solito così «normale». I ragazzi si erano allontanati a guardare una carabina che aveva un ragazzo, e pareva vera: non ad aria compressa, ma con le «vere cartucce». Stavano osservandola estasiati, pezzo per pezzo: la toccavano, timidi, con un ditino, l'uno dopo l'altro, mentre il ragazzo, muto e sprezzante, gioiva di orgoglio.

«....Se non fosse stato per il mio povero Carlo, che mi adorava... senza esagerazione.... mi adorava», ricordò di aver sorriso del verbo adorare nel caso di Elsa, «... .povero figliolo!.... se non fosse stato per lui.... ti dico io che me lo sarei preso davvero l'amoroso.... ma de quii viscor [di quelli svegli] però.... un tenente dei bersaglieri.... sì, proprio, un tenente....», pareva una bambina in capricci, che dicesse un cioccolattino col rosolio.... sì, proprio, col rosolio! «con delle piume fino alla vita!», e segnò davvero la cintura, «per farla crepare di rabbia.... quella stregaccia!....
ce l'avevo lì pronto, veh?.... bastava solo che avessi voluto!...Vedova.... padrona di fare quel che volevo.... dopotutto... Ed era perfino un nobile.... un meridionale, magari....ma un gran bei ragazzo! »
«E' una strega!» gridò; «sono delle streghe! tutte quante insieme!... Gli manca soltanto la pentola per far bollire i malefizî, con dentro le lingue di rospi... Mi hanno avvelenato la vita! »


martedì 18 gennaio 2011

Merlo, nebbia e cespugli spogli. Ma c'è un becco giallo...

Erano mesi che ti davo la caccia. Una caccia innocua, volevo solo farti una fotografia.
Ti sentivo cinguettare nella siepe spoglia della Kerria ed appena giravo l'angolo eri già sul Glicine contorto e poi ti allontanavi sulla Forsizia.
Ma oggi che la nebbia non si è alzata e l'umidità ha appesantito tutto, anche tu sei stato preso da questa morsa e ti sei fermato guardandoti in giro appena, muovendo il collo a scatti impercettibili e mostrando il tuo becco giallo, unico colore in questo grigiore.

Mistero buffo, uno spettacolo di oggi e di 45 anni fa

Due settimane fa ho rivisto, al Teatro Nuovo di Milano, Dario Fo e Franca Rame nel loro ultimo lavoro che non è altro che un collage dei monologhi più famosi del Mistero buffo. Nell'introduzione Fo diceva che sono ormai 45 anni che porta in giro questo spettacolo ed allora ho cominciato a fare qualche conto.
In effetti ho visto Mistero buffo la prima volta a Galliate (No) in una vecchia sala da ballo abbandonata (Il cinque lo chiamavano) nel 1969 , due o tre anni dopo l'uscita dello spettacolo. La sala era gremita e allora ogni uscita di Dario Fo era occasione di polemiche e denunce che immancabilmente arrivavano dai soliti bacchettoni "difensori dei sacri valori della religione" che non si sa bene cosa difendessero e perché andassero inspiegabilmente a vedere lo spettacolo. Forse era per farsi scandalizzare...
Anche quella volta ad un certo punto dello spettacolo la tensione era diventata alta quando aveva fatto ingresso nella sala un signore con una strana cravatta a forma di bandoliera che subito era stato invitato ad allontanarsi perché si trattava di uno spettacolo "privato". Come escamotage infatti gli organizzatori avevano adottato la formula dello spettacolo privato di una Associazione (l'ARCI).
Devo dire che nello spettacolo 2010 si vede un Dario Fo grande, ma assai più contenuto nei gesti e nei movimenti (ha la sua brava età), mentre trovo che Franca Rame più invecchia e più migliora nelle sue interpretazioni sia drammatiche che burlesche.

domenica 16 gennaio 2011

Sala d'aspetto

La sala d'aspetto dell'ambulatorio di Endocrinologia è gremita. La malattia si legge sui volti paffuti e congestionati, nei corpi sformati e impacciati nei movimenti. Molte coppie: mariti e mogli grossi e sudati (anche se fuori c'è una nebbia gelida), madri o padri anziani accompagnati dai figli, autisti volontari che accompagnano le persone più mal messe. Poi ci sono gli spaiati, quasi delle mosche bianche che però trovano qui complicità e conoscenze: alla fine gli ammalati si conoscono tutti. 
- Io sono in cura dal dottor Zafferoni.
- Caspita è il primario... proprio bravo. Io invece sono con la dottoressa Leonini, brava anche lei anche se ha un caratterino che...
- Quando si è ammalati si devono subire sempre un sacco di umiliazioni...
- Proprio vero, si.
Si intrecciano dialoghi e qualcuno in disparte guarda nel palmo della mano il telefonino aspettando chissà cosa.
- Carla, si, sono Anna, guarda che sono ancora in ospedale, è due ore che aspetto che mi chiamino, c'è una folla di gente, vedessi. Dì a Beatrice che faccio io l'apertura questo pomeriggio, perché prima di mezzogiorno non riesco a liberarmi. 
Si alza la commessa , alta con gambe chilometriche e due stivali con tacco da 10 cm, quarant'anni, spavalda, T shirt di cotone e sulle ginocchia una giacchetta leggera di pelle sfoderata, una sciarpina di seta con le frange. Quando telefona per lavoro tiene un tono di voce alto che riempie la saletta d'attesa con il suo tono squillante, mette a disagio tutti, io mi posto in fondo alla sala per non vederla. Poi il suo tono si abbassa quando telefona ad uomo e lei tergiversa sulle avance di incontri o cenette, sorride spostandosi i capelli lunghi da una spalla all'altra. Ci sa fare con le persone.

La signora che mi siede di fianco è molto espansiva. Me lo dice e attacca a parlare. Aggiunge subito che è tutt'altro della sorella che invece "è un pezzo di ghiaccio". Si asciuga gli occhi continuamente.
- Vede è Don Bosco che mi ha aiutata. Io glielo avevo detto a mio nipote di pregare per me e sa cosa mi ha detto lui? Che ero io che dovevo pregare per i preti che sono in un mondo di fuoco. Allora io gli ho chiesto se esisteva il diavolo e lui sa cosa mi ha risposto? Che certo il diavolo esiste: persino Don Bosco veniva visitato tutte le notti dal diavolo che andava in camera sua a trovarlo. Mio genero è un pezzo grosso dei salesiani, segue la pastorale giovanile del Piemonte e della Val d'Aosta. Non sembra neanche figlio di mia sorella...
Sa io abito sola in una casa grande che è quella di famiglia, anzi di due famiglie che vivevano insieme: quella di mio padre (che aveva sei figli) e quella di suo fratello che ne aveva quattro di figli. Eravamo di origine veneta e quando siamo venuti qui a Novara la famiglia si teneva tutta insieme, che ci tenavamo alla famiglia. E mangiavamo tutti insieme nella cucina, su un tavolone che è ancora lì. Solo che ora mangio sola. Lei di dov'è?
- Di Pernate...
- Di Pernate? Io venivo sempre giù a mangiare il gelato dalla Marietta. La conosce la Marietta?
- Si, e anche il suo gelato...
- Troppo buono. Sa io non so resistere, io mi fermerei ogni giorno ed anche in pasticceria. Lo so non mi fa bene, ma non so resistere. E poi io sto bene quando ho la glicemia a 300 se mi si abbassa mi cominciano a tremare le gambe... E adesso che è quasi mezzogiorno dove andrò a mettere qualcosa sottto i denti? Se stiamo qui ancora un po' le racconto tutta la storia della mia vita...
La voce metallica dell'altoparlante mi chiama. Mi alzo.
- Vada , vada che il professore l'aspetta.

venerdì 14 gennaio 2011

La casa di Alda Merini

La mostra su Alda Merini a Palazzo Reale a Milano è l'occasione per vedere alcune foto della sua casa. Dimenticate l'idea di entrare in una casa-museo (come per altro qualcuno vorrebbe trasformarla): è innanzitutto un grande letamaio, un cumulo di immondizia coperto di mozziconi e cenere, i muri pieni di graffiti (poesie, numeri di telefono, disegni, fumetti), un pagnericcio sfatto è il letto/divano/alcova, foto ritagliate da giornali e manifesti di vecchi film alle pareti costituisco una lercia tappezzeria. Un crocifisso e la foto di Papa Wojtyła. Non si vedono libri in giro,  solo fogli di ogni tipo scritti a mano, scarabocchiati, stracciati.
Questa stanza era lo specchio della sua anima, strabordante di eccessi, matta da legare e sottoporre ad elettrochok, sporca femmina in cerca costante dell'amore e del denaro che le manca. Sublime poetessa.

Amo la sporcizia

La amo
La desidero
La bramo.



Prima di venire

Prima di venire
Portami tre rose rosse
Prima di venire
Portami un grosso ditale
Perché devo ricucirmi il cuore
E portami una lunga pazienza
Grande come un telo d'amore
Prima di venire
Dai un calcio al muro di fronte
Perché li dentro c'è la spia
Che ha guardato in faccia il mio amore
Prima di venire
Socchiudi piano la porta
E se io sto piangendo
Chiama i violini migliori
Prima di venire
Dimmi che sei già andato via
Perché io mi spaventerei
E prima di andare via
Smetti di salutarmi
Perché a lungo io non vivrei.



Ho le stigmate e da sempre,
da quando cioè ho peccato
contro la dura sorte
con un momento d’amore
[…]
dentro le mie turgide mammelle
che da sempre allattano gli angeli
da quando io fui generata.



 A volte Dio

A volte Dio
uccide gli amanti
perché non vuole
essere superato
in amore.

(Al funerale di Papa Giovanni Paolo II)
Commiato
Siamo venuti tutti alle tue esequie
e con piedi di piombo
che non volevano camminare,
nemici, nemici della tua morte,
abbiamo alzato i pugni
come anarchici risoluti
di fronte a questo mistero.
Così è il pianto che scorre dagli occhi,
così è l’ira di chi ama;
ma tutti hanno continuato a scrivere versi
pensando a te che eri
un poeta.


lunedì 10 gennaio 2011

Dialogo tra il Cavaliere Block e la Morte (Settimo sigillo di Ingmar Bergman, 1956)

Il Cavaliere Block di ritorno dalle Crociate incontra su una spiaggia la Morte. Tra i due nasce un dialogo ed il Cavaliere sfida la Morte agli scacchi nel tentativo di guadagnare tempo. 
In una pausa della partita il Cavaliere Block entra in una chiesa e pensando di parlare ad un confessore espone i suoi dubbi. Dall'altra parte della grata c'è invece la Morte.





Cavaliere Block: Vorrei confessarmi ma non ne sono capace, perché il mio cuore è vuoto. Ed è vuoto come uno specchio che sono costretto a fissare, mi ci vedo riflesso e provo soltanto disgusto e paura. Vi vedo indifferenza verso il prossimo, verso tutti i miei irriconoscibili simili; vi scorgo immagini d’incubo, nate dai miei sogni, dalle mie fantasie.

Morte: Non credi che sarebbe meglio morire?

Cavaliere Block: E’ vero.

Morte: Perché non smetti di lottare?

Cavaliere Block: E’ l’ignoto che m’atterrisce.

Morte: Il terrore è figlio del buio.

Cavaliere Block: Sì, è impossibile sapere…ma perché, perché non è possibile cogliere Dio coi propri sensi? Per quale ragione si nasconde dietro mille e mille promesse e preghiere sussurrate ed incomprensibili miracoli? Perché io dovrei avere fede nella fede degli altri? E cosa sarà di coloro i quali non sono capaci né vogliono avere fede? Perché non posso uccidere Dio in me stesso? Perché continua a vivere in me e sia pure in modo vergognoso e umiliante, anche se io Lo maledico e voglio strapparLo dal mio cuore? E perché nonostante tutto Egli continua ad essere uno struggente richiamo di cui non riesco a liberarmi? Mi ascolti?

Morte: Certo.

Cavaliere Block: Io vorrei sapere, senza fede, senza ipotesi, voglio la certezza, voglio che Iddio mi tenda la mano e scopra il Suo volto nascosto, e voglio che mi parli.

Morte: Il Suo silenzio non ti parla?

Cavaliere Block: Lo chiamo e Lo invoco e se Egli non risponde io penso che non esiste.

Morte: Forse è così, forse non esiste.

Cavaliere Block: Ma allora la vita non è che un vuoto senza fine? Nessuno può vivere sapendo di dover morire un giorno, come cadendo nel nulla, senza speranza!

Morte: Molta gente non pensa né alla morte né alla vanità delle cose.

Cavaliere Block: Ma verrà il giorno in cui si troveranno all’estremo limite della vita.

Morte: Sì, sull’orlo dell’abisso…

Cavaliere Block: Lo so, lo so ciò che dovrebbero fare. Dovrebbero intagliare nella loro paura un’immagine, alla quale poi dare il nome di Dio.

...

domenica 9 gennaio 2011

Ti lascio una canzone

Questo post mi è venuto così... Non oso fare alcuna ipotesi...



(Ricordati di fermare a destra la colonna sonora del blog...)

mercoledì 5 gennaio 2011

Rodin in mostra a Legnano

Indubbiamente "L'uomo dal naso rotto" è stata l'opera più emozionante di tutta la mostra.
Un uomo segnato dal tempo che ha inciso profondamente sul suo volto , ma che guarda sereno verso il futuro.

"Le tre ombre" è un'opera che impressiona per la sua maestosità e forza e nello stesso tempo la misteriosità dei tre personaggi è resa dall'impenetrabilità dei loro volti che sono volutamente reclinati.
Questa è un'opera che non c'è nella mostra di Legnano. Peccato. Anche in fotografia riesce a rendere la drammaticità del gesto compiuto da questi cinque cittadini che durante la guerra dei 100 anni si offrono in cambio della liberazione della città assediata. Eccoli uscire insieme dalla città e qualcuno guarda fiero avanti, un altro mesto si dirige verso la morte, uno si stringe le mani al voto disperato e un'altro ancora non riesce a trattenersi dall'impulso di girarsi indietro verso gli affetti che lascia.

Anche questo bronzo non c'è. Fa parte di quella ricerca (come le opere successive)  della naturalezza della sensualità che non bada a fasulli e pruriginosi pudori.





Il pensatore. La sola idea che Rodin abbia pensato di ritrarre Dio al settimo giorno della creazione è a dir poco geniale. Cosa vi sembra che pensi questo Dio? A me sembra dire "L'ho fatta grossa..."

Anche la grande Porta dell'Inferno non c'è. Ispirata alla Divina commedia di Dante è un'opera lasciata dopo 40 anni di lavoro incompiuta dal Rodin

martedì 4 gennaio 2011

La FIAT perde quote di mercato in Italia per le vendite di auto (-2,8% nel 2010 rispetto al 2009)

La FIAT perde quote di mercato in Italia per le vendite di auto. Chissà perché... C'è qualcuno tra i soloni che si occupano di strategie di mercato che ha fatto l'ipotesi che l'immagine della FIAT e del modo in cui intrattiene le relazioni sindacali forse possono influire anche sulle sue vendite di auto? O preferiscono pensare (imboccando una comoda scorciatoia) che sia perché la FIAT non ha messo sul mercato "modelli nuovi" e si preparano a chiedere nuovi "incentivi" per le vendite?




sabato 1 gennaio 2011

Galaverna

Cercavo poesia ed ho trovato immagini...

Gelsi, corvi e letame

Galaverna lungo il Ticino
Sole o luna? 

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...