martedì 27 agosto 2013

Intermezzo musicale.

Due interpretazioni, due sensibilità diverse:
la prima meccanica, la seconda appassionata..


Schumann Waldszenen - Forest Scenes - Scene della foresta Op.82 (1848-49)
Piano - Chris Breemer


Piano - Moura Lympany


lunedì 26 agosto 2013

Pronto soccorso sabato sera


(Il medico) - Ma quante banane hai mangiato ?
(Marocchino di 40 anni, allampanato) - Sette forse otto...
- Pensi ti abbiano fatto bene ?
- Non so mi sento un peso sullo stomaco...
- Dopo hai fatto l'amore con tua moglie due o tre volte, eh ? La pressione è troppo alta, rimani qui sdraiato !

(Il medico) - Cos'ha ?
(Mamma sud americana, giovanissima, con vistosi gioielli d'oro) - Gli gira la testa, non sta in piedi...
- Ma questo ragazzo l'ho già visto questo inverno, qui al pronto soccorso...
- Ma, no, non so...
- Eppure mi sembra proprio lui... Cosa sono questi graffi che hai sulle braccia ?
(Il ragazzo non risponde, pare assente, scarpe da ginnastica a collo alto slacciate, maglietta a righe, berretto con visiera sulla nuca)
- Infermiera mi tiri fuori la scheda del pronto soccorso relativa a questo ragazzo, io l'ho già visto !

(La moglie, quaranta anni, guarda in continuazione il telefonino, le arriva un messaggio ogni cinque minuti ) - Devo andare via , è un'ora che aspetto...
(Il marito, alto, fisico sportivo lasciato un po' andate) - Non se ne parla, rimani lì...
(La moglie) - Non abbiamo nulla nel frigo, torniamo oggi dalle ferie e non c'è niente da mangiare...
(Il marito) - Non ti preoccupare, andiamo a prendere due pizze...
(La moglie) - Eh già , e domani ?

(Donna , cinquanta anni, obesa, due gambe e piedi gonfi) - Pronto ? Mi senti ? Si, guarda che qui mi fanno aspettare...E' la terza volta che vengo e sanno già com'è la storia... Mi aspetti ?
Tu metti su la caffettiera, che quando torno ci facciamo un caffè...

(In sala d'attesa ci si racconta la propria vita) - Io faccio il cuoco e ho messo su un bel ristorantino... mia moglie, dopo due anni di matrimonio, mi ha lasciato... non capiva che quando tornavo a casa, dopo una giornata di lavoro, non avevo più neanche voglia di fare una doccia, anche se puzzavo di fritto e avevo solo voglia di buttarmi sul letto a dormire...

(Donna sessanta anni, ben curata, vestita di un accappatoio soltanto) - Pronto, perché non sei venuto ? Ah ti sembrava che la cosa non fosse grave... Beh sono quasi svenuta in casa per la caduta, mi ha accompagnato il vicino di casa... Si, lui... Eh voi dove siete ? All'Aushan ? Bene... Adesso mi visitano e poi... Tanto c'è il vicino che mi accompagna a casa, che è così tanto gentile...


mercoledì 21 agosto 2013

Il pasticcio di fagiano di Adriano. Dubbio culinario.

Leggo le prime pagine delle Memorie di Adriano di Marguerite Yorcenar e a p. 10 l'Imperatore parla delle sue abitudini culinarie ed elencando anche quelle della plebe. Ad un certo punto sostiene che il suo cuoco Lucio " si dilettava a prepararmi (...) i suoi pasticci di fagiano". Ora Publio Elio Adriano è nato nel 76 d.C. in Spagna e muore a Baia nel 138 d.C a 62 anni, 5 mesi e 7 giorni.  
I fagiani sono originari dell'Asia e sono stati introdotti a Roma dopo la conquista dell'Asia. Certo Adriano ha viaggiato in buona parte dell'Impero, ma ha davvero mangiato a Roma i fagiani ?


Incipit delle Memorie

Mio caro Marco,

Sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica; mi sono adagiato sul letto. Ti risparmio particolari che sarebbero altrettanto sgradevoli per te quanto lo sono per me, e la descrizione del corpo d'un uomo che s'inoltra negli anni ed è vicino a morire di un'idropisia del cuore. Diciamo solo che ho tossito, respirato, trattenuto il fiato, secondo le indicazioni di Ermogene, allarmato suo malgrado per la rapidità dei progressi del male, pronto ad attribuire la colpa al giovane Giolla, che m'ha curato in sua assenza. È difficile rimanere imperatore in presenza di un medico; difficile anche conservare la propria essenza umana: l'occhio del medico non vede in me che un aggregato di umori, povero amalgama di linfa e di sangue. E per la prima volta, stamane, m'è venuto in mente che il mio corpo, compagno fedele, amico sicuro e a me noto più dell'anima, è solo un mostro subdolo che finirà per divorare il padrone. Basta... Il mio corpo mi è caro; mi ha servito bene, e in tutti i modi, e non starò a lesinargli le cure necessarie. Ma, ormai, non conto più, come sostiene ancora Ermogene, sulle virtù prodigiose delle piante, sulla dosatura precisa di quei sali minerali che s'è recato a procurarsi in oriente. È un uomo fine; eppure, m'ha propinato formule vaghe di conforto, troppo ovvie per poterci credere; sa bene quanto detesto questo genere d'imposture, ma non si esercita impunemente più di trent'anni la medicina. Perdono a questo mio fedele il suo tentativo di nascondermi la morte. Ermogene è dotto; è persino saggio; la sua probità è di gran lunga superiore a quella d'un qualunque medico di corte. Avrò in sorte d'essere il più curato dei malati. Ma nessuno può oltrepassare i limiti prescritti dalla natura; le gambe gonfie non mi sostengono più nelle lunghe cerimonie di Roma; mi sento soffocare; e ho sessant'anni.


(4) Ferie in pillole. Dove si parla di baliaggio, della finta casa di Orazio e di elusione fiscale

Immaginate a chi ho pensato quando ho letto che l'hotel dove ho soggiornato a Venosa era un antico palazzo del Baliaggio? Si perché il palazzo (ampiamente rimaneggiato nei secoli) era stata l'antica sede del Balì (una specie di priore) dei Cavalieri di Malta dal 1400 al 1808. Un secondo indizio perché vi vedo un po' perplessi: il baliaggio era sinonimo di ospitalità e di protetta immunità dall'autorità costituita. Il mio soggiorno (protetto) in questo bel hotel a gestione familiare è stata tra il 31 luglio e il 7 agosto. Adesso tutto dovrebbe tornarvi chiaro.

Venosa dunque è la città di Orazio (già vi vedevo tremare perché l'inizio di questo post preludeva a tutt'altro, ma mi sono "dirottato" da solo...). Qui a maggio, mi dicono, ci sia persino un concorso di poesia in latino che attira concorrenti da tutta Italia ed anche dall'estero.  Di Quinto Orazio Flacco nato a Venosa l' 8 dicembre 65 a.C. si può ammirare una statua nell'omonima piazza, qualche lapide che riporta suoi celebri versi ed una "finta" casa di natale. Vi parlerò , lo potete immaginare se siete assidui frequentatori di questo blog, di questa finta casa natale di Orazio. In realtà, mi spiega un ragazzo che con spirito imprenditoriale ha messo su con altri ragazzi un'associazione che accoglie i turisti in questo luogo, si tratta di una casa sempre romana , ma molto più tarda, che però ha mantenuto alcune parti architettoniche dell'antico insediamento patrizio. La casa, spiega il ragazzo, è circolare per "ragioni fiscali". Lo guardo perplesso e lui sorridendo mi spiga con un sorriso:"si tratta di elusone fiscale". Ah beh se è "elusione" mi tranquillizzo, poi che l'abbiano fatta gli antichi romani mi mette persino di buon umore. Spiega il ragazzo che la tassa sulla casa i romani la pagavano già (forse bisognerebbe dirlo a Cicchitto). Eh si, si parla degli antichi romani sempre e quindi a noi importa come notizia storica. Ma mi incuriosisce. "Come facevano a farla pagare questa tassa e come a eluderla ?" chiedo per vedere come funzionava l'ingegno romano. Mi risponde:" La tassa si basava sul numero di angoli di una casa e così i proprietari hanno fatto una casa tonda".
Rimango a bocca aperta e mi chiedo se non debba scrivere al primo Ministro Letta e suggerirgli una modifica dell'IMU e contemporaneamente al Mister B. per spifferargli l'imbroglio. Preferisco non fare ne l'una ne l'altro: il primo si incasina già da solo, il secondo è maestro di imbrogli e quindi non posso insegnargli niente...  
Venosa di notte

sabato 17 agosto 2013

(3) Ferie in pillole. Dirottamenti.

E' successo così. Non so bene perché. Mi ero posto delle méte ben precise per le ferie di quest'anno, le avevo diligentemente indicate anche su questo blog ed invece... Le ferie in Basilicata si sono limitate ad un soggiorno nel Vulture, la parte più interna della Basilicata, forse quella più arcaica. Alla fine ho continuato a girare intorno a questo vulcano spento dalla notte dei tempi (manco a dirlo), ma che sotto sotto cova sempre qualcosa. Il Vulture comprende i comuni di Atella, Barile, Ginestra, Melfi, Rapolla, Ripacandida, Rionero in Vulture, Maschito, Venosa, Ruvo del Monte, Rapolla e San Fele. 
Non è un caso che Pier Paolo Pasolini abbia scelto alcuni luoghi di questa terra per girare il suo Vangelo secondo Matteo.  In Basilicata PPP è stato a Barile, Lagopesole (per la scena del sinedrio è girata nel cortile interno del Castello di Lagopesole) e nei Sassi di Matera).
Sede dell'Associazione Sui-generis di Barile (Movimento politico contro l'indifferenza)
che ricorda PPP

Già ... i Sassi di Matera... era una delle mie méte, ma niente da fare: le strade della Basilicata non invitano ai tragitti lunghi e spostarsi di 90 km è impresa non allettante in particolare sotto la calura agostana.

Castello di Lagopesole

giovedì 15 agosto 2013

mercoledì 14 agosto 2013

(2) Ferie in pillole. Aglianico e terremoto

Aglianico si chiama il vino di queste parti della Basilicata (Vulture). E' un vino corposo, rosso rubino (ricco di tannino), ma lascia, imprevedibilmente, in bocca un gusto dolciastro. Il vitigno è quello, ma qualcuno dice che qualche filare di moscato nelle vigne non manca mai. Chiedo al barista che vino fanno intorno a Barile e lui mi elenca dei produttori; insito per sapere che vitigno e lui mi guarda un po' stupito dicendomi "Ma è l'unico che abbiamo, qui...è l'Aglianico".
Mi rendo conto che il vino rappresenta bene questa terra di grande lavoro agricolo e di terremoti e di incendi dolosi: quel sapore forte che lascia il dolce in bocca, ma ti taglia le gambe con i suoi 14 gradi.

Genzano di Lucania. Bella fontana perfettamente restaurata. Bambini intorno ad un cucciolo di cane abbandonato: si danno da fare per dargli una casa ed un padrone. Chiedo ad un gruppo di bambine della Chiesa madre, mi risponde la più grande (forse 11 anni) con begli occhi grandi, scuri e lunghe ciglia che mi fissa un po' imbarazzata forse dalla mia barba bianca: "E' là in fondo al paese vecchio, ma è tutto diroccato, anche la chiesa". Insisto "E la chiesa delle monache ?", risponde: "Anche quella è chiusa: questa parte di paese era tanto bella, ma tutte le case sono lesionate e ci abitano solo i vecchi". "E voi bambine..."  rispondo con un sorriso. Si ritirano in una casa: ad accoglierle una vecchia vestita di nero con un volto che pare terra dissodata dall'aratro e poi passata con l'erpice per smembrare le zolle.
"Siete di Genzano?" chiede la vecchia, le pare incredibile che turisti vengano a visitare proprio questo paese dove sono fuggiti tutti. "Qui era bellissimo prima del terremoto, era un quartiere molto carino e si viveva bene. Ora è tutto abbandonato".



CHIESA DELL'ANNUNZIATA
L'impianto attuale, è del XV-XVI sec., si sovrappone ad una precedente Chiesa databile tra il IX ed il X sec.
Il portale è della prima metà del 1500.
Altre opere pregevoli: il pulpito di legno dorato a sfondo rosso con lo stemma dei Sancia; una tela raffigurante le Sacre Familie (1759) di Paolo De Maio; una tela rappresentante l'Annunciazione dell'Angelo a Maria (XVI e XVII sec.) d'autore ignoto.
Alla Chiesa è annesso il Monastero delle Clarisse fondato da Aquilina Sancia.







sabato 10 agosto 2013

(1) Ferie in pillole e qualche foto (ma non sempre)

Parto... al ritorno dalle ferie...
Un paradosso ?
No. Un modo per condividere pensieri ed emozioni di una vacanza (assai breve).

Inizio dalla fine (naturalmente).

Ultima immagine.

Piazzale della stazione (che sta sottoterra). Parcheggio assolato squallido ed anonimo, opera di progettisti ed amministratori che amano il brutto. Busto Arsizio (il nome rende bene l'arsura) piazzale FNM.
La "vecchia" stazioncina delle Nord dei "miei" tempi.

Il piazzale attuale (la stazione sta sotto).
L'unica cosa buona è stata l'abbattimento di quel
palazzo dietro.

Arriva. Vestito di nero. Uomo, 40 anni. Una bottiglia d'acqua in mano. Barcolla. Il parcheggio è deserto. Il termometro segna 35°C. Ci hanno gonfiato le palle (facendoci venire più caldo) con la storia della "temperatura percepita". Si ferma in mezzo al piazzale. Alza le braccia verso il sole. Dice alcune parole. Invocazioni ? Bestemmie? Non si capisce, forse sono senza senso. Barcolla ancora. Poi si infila nelle scale che scendono nella stazione sotterranea.

Arrivano due ragazzi. Una coppia. Forse non per molto. Litigano. Lui rinfaccia a lei che l'assilla con la sua gelosia. Lei dice poche parole che fanno imbestialire ancora di più il ragazzo. Si fermano alla fontanella. Lui mette la testa ricciuta sotto l'acqua. Poi dice alla ragazza di prendere un po' d'acqua che ha bisogno di rinfrescarsi le idee. Se ne vanno. Lui davanti imprecando. Lei dietro mugugnando.

"Sono qui per lavorare, questa è la mia vita". "Non capisci: questa è la mia vita..." Attraversa il piazzale col sole a picco telefonando ed alzando la voce con una inflessione di donna dell'est. Ripete sempre le stesse frasi. Non si sa se vuole convincere l'altro o se stessa. Ripete ossessiva: "Sono qui per lavorare, questa è la mia vita". "Non capisci: questa è la mia vita..."

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...