venerdì 30 luglio 2010

Saggezze e sbandate di cuore


SAGGEZZE


Io che ho deciso di amare l’umanità
invece degli uomini,
di amare le contraddizioni della vita,
le impossibilità.

Io che sono diventata una bella e attempata
filosofa, quando improvvisamente
il telefono suona, la sua voce
mi solletica il collo.

O mi prende in giro,
mi chiama
ochetta
e il mio cuore sbanda.

Quello che amiamo di un’altra persona
è la vita che ha dentro;
per questo non dobbiamo mai
cercare di possederlo.

 Janice Kulyk Keefer

Pensierino. Possedere un'altra persona ? Impossibile ! Non riusciamo a possedere nemmeno noi stessi...

martedì 27 luglio 2010

L'USCITA DALL'ARCA ovvero IL DISINGANNO da L'uomo invaso di Gesualdo Bufalino

Un mattino Noè decise di venir fuori. La colomba era tornata e ripartita, tornata ancora e ripartita ancora. Ormai lui non s’aspettava più che tornasse e il cuore gliene era radioso. Uscì col ramoscello d’ulivo in mano, cautamente toccò col piede scalzo la coltre di fango giallo dove la nave s’era chetata.
I primi passi furono d’ubriaco. Eppure s’avviò coraggioso, affondando fino al ginocchio, su per un crinale che prometteva un belvedere, lassù. Passo passo guadagnò la cima, da una balconata di roccia s’affacciò finalmente, avido di battezzare e amare con gli occhi la vergine terra. E la vide e la amò: sudicia di ruggini e muffe, fumosa di vulcani, pezzata da mille pozzanghere ma rutilante, oh quanto rutilante, di festa e di gioventù!
Quando ridiscese, lo attrasse un rimasuglio triangolare d’acqua in una cavità della pietra. Non gli dispiacque la faccia che vi specchiò, cotta dal sale e dal vento, arata da mille spaventi. Una faccia ch’era maestosa d’anni, ma, insieme, acerba e attonita, tale e quale la terra, e altrettanto corrusca di un sotterraneo sorriso. Il quale divenne riso spiegato, udendo il subbuglio davanti all’uscio dell’arca, donde, senza più legge, le famiglie pedestri, volatili e rettili sciamavano fuori, correndo, strisciando, volando a grotte, nidi, covili. I suoi stessi figli, Sem, Cam e Jafet, vide andarsene, ciascuno per la sua strada. Solo la donna taceva, in piedi accanto a lui, e lui le carezzò con la mano i capelli.
“Guarda”, le disse e mostrò col gesto la terra, gli arcipelaghi, i golfi, il cristallo dell’aria, le peripezie delle valli e dei fiumi, il teatro degli orizzonti. Un tanfo di putredine dolciastra se ne levava tuttora, ma nel limo già misteriosi semi fiorivano, diamanti di stille pendevano dalle fronde, radici si tendevano a berle, occhi di creature scintillavano freschi nell’erba.
Il vecchio volse il capo al cielo, aspettando. Il cielo era azzurrissimo e vuoto, dove un arcobaleno ironico impallidiva. Poi una colomba apparve lassù, la sua colomba, e sembrava sbandare con ali goffe, sbalordita dal sole. Noè non s’avvide del falco, sentì solo un frullo, uno strido e piombargli un’ombra bianca fra i piedi, spruzzargli le gambe col sangue della sua gola squarciata.
Ma come? Noè aguzzò occhi e orecchi sospettosi sul mondo. Stupefatto e sospettoso spiava il mondo redento. E udì le voci irose dei figli, vide su un sasso chiudersi un pugno, un ragno tessere fra due steli una tela e una mosca ronzarvi accanto. Un lupo urlò dietro un agnello, una vipera morse un calcagno... Ma come? L’uomo chiese con gli occhi alla donna e la donna gli rispose con gli occhi. Una lacrima scorse a Noè lungo la gota, si mischiò col pelame del mento. Lui la pulì col rovescio della mano, curvò le spalle, s’incamminò.
“Ma come?” si domandava.


Pensierino. Non c'è espiazione che tenga, non c'è penitenza abbastanza crudele, non c'è esperienza del male così oscura da far amare la luce.

IL TAV SECONDO IL GIUDICE IMPOSIMATO ovvero SONO QUESTI I "NOSTRI" PALADINI CHE RIMPIANGIAMO?

sabato 24 luglio 2010

After love torna il lupo


AFTER LOVE


Dopo, il compromesso.
I corpi riacquistano i loro confini.
Ecco, queste gambe sono le mie.
Le tue braccia ritornano a te.
Sciogliamo le nostre dita
le labbra si riconoscono diverse.

Niente è cambiato, se non che
ci fu un attimo in cui
il lupo, il lupo mercante
a guardia del Sé
si accucciò delicatamente,
e dormì.


Maxine Kumin

Pensierino. Il lupo mercante a guardia del sé ? Si capisco il lupo e forse anche che sia mercante: unisce la ferinità del lupo con la lusinga di chi vende...

mercoledì 21 luglio 2010

Là fuori nessuno sa di noi

VIENIMI ACCANTO

Con te che intimità!
Fiochi orologi battono le ore,
son come l'eco di giorni lontani.
Vienimi accanto e parlami d'amore,
ma piano, sottovoce.

Si è aperta – non so dove,
altrove – una porta tra i fiori.
La sera dai vetri ci ascolta.
Restiamo in silenzio: là fuori
nessuno sa di noi.


Rainer Maria Rilke



Pensierino. Là fuori nessuno sa di noi...e parlami d'amore, ma piano, sottovoce... che differenza con le scritte a caratteri cubitali che dichiarano "ehi, lo sai ke t amo?"...

domenica 18 luglio 2010

San Nazzaro Sesia

L'Abbazia Benedettina dei Santi Nazario e Celso (Sec. X) è un miracolo nelle risaie. La sua imponenza e solitudine nella campagna è una sfida a non si sa bene cosa. Intorno terre fertili, irrigate con una maestria e meticolosità impressionanti.

(Foto dal sito del Comune)












Pensierino. La "conquista" del cristianesimo su queste terre si è attuata con un sistema di castelli e di pievi, un sistema integrato che copre un arco di tempo dal XI al XII secolo. L'Abbazia benedettina di Nazario e Celso nasce nel 1030 per iniziativa del Vescovo a Novara Riprando (nulla a che vedere con il prete Liprando "ben visto dai poveri cristi" di Dario Fo).
Il mondo è stato conquistato ed ora rimangono le pietre e le decorazioni di cotto dei portali, gli affreschi, i muri a spina di pesce con i ciottoli del Sesia che scorre qui poco lontano.
Dentro la chiesa cantano e l'eco si perde nel chiostro solitario e ben difeso da pesanti grate.

sabato 17 luglio 2010

Nostalgia del presente

NOSTALGIA DEL PRESENTE


Ho nostalgia del presente che vivrò
(l’attesa si accorda con la memoria:
entrambe falsificano quanto più possono
la sventurata realtà. Lo vedi.)

Quali eventi macchineranno di nuovo
la mia partecipazione? Quale variopinto
straccio di passione imiterà
di nuovo la porpora?

Mi stupisce
a che velocità si genera la noia. Se conoscessi
la matematica dei sentimenti correrei
immobile come Achille (l’idea di Zenone)

più lento della tartaruga della mia vita.
Non dobbiamo avere fretta.
Come osare sorpassi con il clacson
quando davanti a te sono imbottigliati gli inferi.

Come posso prevedere qualsiasi cosa accada,
in questo presente così remoto.


Antonis Fostieris

Pensierino. Nostalgia di un presente così "remoto". Spesso mi capita di avere questo sentimento che non avevo mai saputo esprimere. Quasi una estraneità al presente e un rifugiarsi in un passato mitico che parimenti non esiste.

lunedì 12 luglio 2010

Se provo a chiudere gli occhi

SE PROVO A CHIUDERE GLI OCCHI


Se provo a chiudere gli occhi
riesco ad allungare le braccia
ed allacciare i polsi alla tua luna
più vicina mentre – riflessa – mi porta
nei tuoi occhi.
Sono figlia e madre del pensiero
che mi partorisce ogni quando
ti sento salirmi alla gola con urgenza, e mi sei
lente d’ingrandimento di questa distanza
che m’accerchia la testa
e mi denuda.


Anileda Xeka

P.S. Grazie all'amica poetessa Francesca, propongo una scelta di poesie. A me rimane, oltre al piacere di leggerle con voi, di aggiungere qualche piccola chiosa o pensierino.
Questa è una poesia che sento molto femminile e per questo oscura. Passo la mano alle mie lettrici per esprimere qualche pensierino.


Scrive Janas nei commenti (e riporto in evidenza).

mah!! certo afferro più facilmente il senso delle poesie di Garcia Lorca...
molto vicino alla sensibilità femminile!! :)))))))))
tuttavia, interpretare questa poesia non con la razionalità che vuole trovare un senso logico alle parole, non è facile!
ma mi diverte provare ..
quindi ecco la mia interpretazione:

forse parla di nostalgia, una sorta di saudade..
"Se provo a chiudere gli occhi
riesco ad allungare le braccia
ed allacciare i polsi alla tua luna
più vicina mentre – riflessa – mi porta
nei tuoi occhi."

la persona amata è distante e lei riesce a raggiungerla chiudendo gli occhi, attraverso il pensiero,
"la tua luna" potrebbe essere il mondo interiore di un lui,
anche gli occhi del resto, in modo ormai molto retorico, sono definiti lo specchio dell'anima..
negli occhi di lui o nella luna, lei si riflette come se vedesse se stessa, come se si riconoscesse nel mondo interiore di lui..
poi ogni tanto la nostalgia diventa più intensa, sale alla gola (altra immagine retorica..il nodo alla gola) ed amplifica (lente d'ingrandimento) il senso della distanza, una nostalgia che occupa ogni suo pensiero (m’accerchia la testa ) e la rende fragile (mi denuda),
come se fosse disarmata di fronte all'intensità di questo sentimento.


Se provo a chiudere gli occhi/ col pensier mi fingo ove per poco il cuor non si spaura.:))))))) si..meglio la musicalità di Leopardi.

Pensierino. Interpretare o sentire una poesia come se fosse musica, anzi questa era forse la sua espressione originaria: accompagnata dalla musica. Francesca mi sgrida sempre quando le dico di non capire la poesia. Sostiene che la poesia non si "capisce" ma si "sente" appunto, bisogna lasciarsi prendere dalle emozioni e mettere la sordina alla razionalità.
Proprio per questo si usa dire che si è in "sintonia" con un poeta...  

sabato 10 luglio 2010

Banderuola

Banderuola di Garcia Lorca

Vento del sud,
bruno, ardente,
scendi sulla mia carne
e porti semi
di sguardi
brillanti col profumo
d’aranceti.

Fai arrossire la luna
e singhiozzare
i pioppi prigionieri, ma vieni
troppo tardi!
Ho già deposto la notte del mio romanzo
nello scaffale.

Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.

Vento del nord,
orso bianco del vento!
Scendi sulla mia carne
tremante d’aurore
boreali
col tuo strascico di spettri
capitani
e ridendo
di Dante.
O pulitore di stelle!
Ma vieni
troppo tardi.
La casa dell’anima è coperta di muschio
e ho perso la chiave.

Senza vento,
credimi,
gira, cuore;
gira, cuore.

Brezze, gnomi e venti
di nessun luogo.
Zanzare della rosa
di petali a piramide.
Alisei svezzati
fra gli alberi rudi,
flauti nella burrasca
lasciatemi!
Il mio ricordo
trascina pesanti catene
e l’incubo è prigioniero
quando disegna di trilli
la sera.

Le cose che se ne vanno non tornano più,
tutti lo sanno,
e fra l’illustre moltitudine dei venti
è inutile lamentarsi.
Non è vero, pioppo, maestro di brezza?
E’ inutile lamentarsi.

Senza vento,
credimi, gira, cuore;
gira, cuore.

Fuente Vaqueros (Granada), luglio 1920.




Pensierino. "Il mio ricordo trascina pesanti catene", ma senza vento (deve) girare il cuore. Proverò ancora una volta a crederci?

mercoledì 7 luglio 2010

Terremoto a Roma

Siamo fatti della sostanza dei sogni

Nell'epilogo al romanzo Domani nella battaglia pensa a me (Einaudi), Javier Marias scrive:

Quando si parla della vita di un uomo o di una donna, quando se ne traccia una ricapitolazione o un riassunto, quando se ne racconta una storia o la biografia, in un dizionario o in una enciclopedia o chiacchierando tra amici, si è soliti raccontare ciò che quella persona ha portato a compimento e ciò che è effettivamente accaduto.  
...
E dimentichiamo quasi sempre che le vite delle persone non sono soltanto questo: ogni percorso si compone anche delle nostre perdite e dei nostri rifiuti , delle nostre omissioni e dei nostri desideri insoddisfatti, di ciò che una volta abbiamo tralasciato o non abbiamo scelto o non abbiamo ottenuto, delle nostre possibilità che nella maggior parte dei casi non sono giunte a realizzarsi - tutte tranne una, alla fine ci ha abbandonato. Insomma, noi persone forse consistiamo tanto in ciò che siamo quanto in ciò che siamo stati , tanto in ciò che è verificabile e quantificabile e rammemorabile quanto in ciò che è più incerto , indeciso e sfumato, forse siamo fatti in ugual misura di ciò che è stato e di ciò che avrebbe potuto essere.

Pensierino. Siamo tante possibilità mancate o accadute. 

martedì 6 luglio 2010

Accordi fasulli e referendum

Il referendum illegittimo di Pomigliano
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di Ferdinando Imposimato [23/06/2010]

Anche se a Pomigliano ci fosse stato un plebiscito di si, l'accordo sarebbe stato illegittimo per contrasto palese con più articoli della Costituzione. Esistono i diritti inviolabili dell'uomo, che, proprio perchè tali, non sono disponibili, neanche con il consenso dei lavoratori. Tra essi, è il diritto al lavoro, con tutte le garanzie che lo riguardano e lo tutelano.

E' bene ricordare che la Costituzione pone al primo posto, nella gerarchia dei valori, non lo Stato o l'impresa privata, ma la persona umana e il lavoro, e rifiuta qualsiasi concezione utilitaristica del lavoro. A questo riguardo l'articolo 41 della Costituzione, che la maggioranza vorrebbe cambiare sciaguratamente, afferma che “l'iniziativa economica privata è libera ma non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana del lavoratore”. La pretesa di esigere un lavoro, che vada oltre i limiti della dignità e della sicurezza della persona, si pone contro la Costituzione vigente.

Il diritto al lavoro, ricorda il Presidente Ciampi, è il pilastro della democrazia. Ma il lavoro non può essere trattato come merce di scambio, soggetta alla legge della domanda e della offerta. E' assurdo equiparare il lavoro, come fa la Fiat chiamando in causa i polacchi, alle patate o ai fagioli o ai cavolfiori, i cui prezzi aumentano o diminuiscono a seconda della quantità offerta; se, in una situazione di crisi occupazionale, come quella attuale, vi è una offerta enorme di lavoro e una domanda che si riduce, la risposta non può essere la riduzione delle retribuzioni, come avviene nella compravendita delle patate o degli altri prodotti. O il ricorso a lavoratori disposti a lavorare oltre i limiti consentiti. La risposta deve essere una riduzione del lavoro e una sua redistribuzione tra il maggior numero di lavoratori, guardando all'esempio non della Polonia ma di Francia e Germania, dove vige una giornata lavorativa di 35 ore, e la competitività è assicurata lo stesso.

Il lavoro è la risorsa più grande del nostro popolo e la sua tutela interessa tutti. Compito della Repubblica è non solo di promuovere le condizioni per rendere effettivo questo diritto ma di fare in modo che ogni lavoratore abbia una retribuzione che lo liberi dal bisogno e gli consenta di dedicarsi al proprio miglioramento spirituale per esercitare in modo responsabile i propri diritti politici

Il precariato, i salari di fame e le sanzioni disciplinari, previste nel contratto aziendale della Fiat, sono una lesione intollerabile della dignità dei lavoratori e della loro libertà. Essi hanno diritto allo sciopero, se sono in pericolo sicurezza e libertà, e a mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità, vecchiaia, e disoccupazione involontaria. Si tratta di diritti indisponibili. Chi oggi dice si, per costrizione o bisogno di sopravvivenza, domani può rivolgersi al giudice per reclamare la lesione dei suoi diritti.

E non può certo dirsi, come insinua la Fiat per i metalmeccanici, che i lavoratori italiani operino in condizioni di comodo e di disimpegno, se teniamo presenti i numerosi casi di morti bianche all'ordine del giorno, su cui spesso è intervenuto il Presidente della Repubblica per richiedere il rispetto di dignità e sicurezza. Le morti sul lavoro sono una piaga sociale quotidiana dovuta allo stress da superlavoro e alla mancanza di quelle condizioni di sicurezza che gli imprenditori dovrebbero osservare e che invece, per ridurre i costi, trascurano. La sicurezza del lavoro in Italia è la più drammatica di tutta l’Europa. In Italia si sono verificati circa un milione di infortuni sul lavoro nel 2003, e cinque milioni negli ultimi cinque anni. Secondo l’Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro, una morte sul lavoro, ogni quattro decessi che si verificano in Europa, avviene in Italia. E questo è un primato che dovrebbe farci vergognare!

Secondo Aldo Moro “La Costituzione contiene nella sua struttura un pericolo abbastanza grave. Essa nella prima parte tutela i diritti inviolabili, i quali non solo derogabili mediante contratto, ma non dovrebbero mai essere oggetto di revisione costituzionale perché alterarli significherebbe condannarsi al ridicolo, al disordine, alla tragedia”. E questo non è accettabile. “E perciò è necessario- dice Moro- che tutti gli uomini di buona volontà siano concordi nella difesa di quei principi fondamentalmente umani e cerchino di trascriverli, prima che sulla carta, sulla viva pagina dei cuori”. ( A Moro scritti 1940 1948 ed Cinque Lune).

Anzitutto nel contratto predisposto dalla FIAT, senza discussione con i lavoratori, vi è un chiaro condizionamento del diritto di sciopero tutelato dall'art 40 della Carta. Nel contratto aziendale sono previste azioni disciplinari e persino licenziamenti in caso di scioperi per turni di lavoro e straordinari. Vale a dire di scioperi di natura tipicamente economica. Ma l' “accordo”, firmato in una situazione di estremo bisogno dei lavoratori, lede altri due articoli della Costituzione, gli artt 32 e 36, che sono cruciali, ma di cui gli esperti si sono dimenticati. Infatti il contratto sottoposto a referendum prevede delle sanzioni economiche contro i lavoratori, che intaccano il principio per cui “i lavoratori hanno diritto ad una retribuzione adeguata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, e comunque tale da garantire una vita libera e dignitosa”. Orbene il contratto aziendale territoriale che vieta lo sciopero per turni di lavoro massacrante o la mancata concessione del riposo settimanale “è illecito – afferma la Corte di Cassazione- siccome in contrasto con il precetto costituzionale dell'art 32 della Costituzione che tutela il bene della salute come diritto primario assoluto, e l'art 36 della Costituzione, che tutela la dignità del lavoro , e non può essere validamente derogato né da clausole di contratto collettivo o individuale o di altro genere , che sarebbero nulle, né dalla legge , che sarebbe sospettabile di illegittimità costituzionale. In relazione al diritto fondamentale garantito al lavoratore – quale il diritto di sciopero e il diritto al riposo settimanale o per malattia-, la mancata concessione del riposo o addirittura la sua punizione, contrasta, secondo la Consulta , con norme imperative , rispetto alle quali l'eventuale adesione ad esse del lavoratore – come nel caso di Pomigliano-, non può avere rilievo, stante l'irrinunciabilità del diritto leso” (Cassazione 26 gennaio 1999 n 704)

Sicchè coglie nel segno il prof Alberto Capotosti, presidente emerito dallaCorte Costituzionale, quando afferma, in una intervista a “L'Espresso” del 24 giugno 2010, che il contratto approvato dal 62 % degli operai di Pomigliano è inutile, più che nullo, perchè in contrasto in modo insanabile con la Costituzione. Comprendiamo le necessità di migliaia di lavoratori costretti a firmare, ma deploriamo che una grande azienda profitti dello stato di bisogno per limitare diritti umani fondamentali.

Ma accanto a queste ragioni di ordine giuridico, si pongono elementi didifesa della democrazia. Ed infatti il contratto aziendale, di cui anche il PD invoca incoscientemente l'attuazione, ledendo il dovere di solidarietà politica, economica e sociale, ( art 2 ) , impedisce la libertà del lavoratore dal bisogno. In questa situazione di aggressione al diritto al lavoro dignitoso garantito dal diritto di sciopero e contro turni massacranti, vorremmo che il Presidente della Repubblica, che, come diceva Calamandrei, è la viva vox della Costituzione ed il simbolo della unità nazionale, esercitasse la sua funzione di garanzia, rilevando la incostituzionalità dell'accordo di Pomigliano e di eventuali altri accordi del genere. Noi auspichiamo che egli continui a svolgere la funzione di filtro delle leggi, respingendo la pretesa della maggioranza che vorrebbe ridurlo a una mera funzione notarile di ratifica delle scelte verticistiche del Presidente del Consiglio e dei suoi Ministri. Così come speriamo che il Colle richiami i governanti, gli amministratori e gli imprenditori al rispetto del principio di legalità costituzionale e al perseguimento degli interessi generali dei lavoratori e non settoriali della impresa. E richiami le forze di maggioranza e di opposizione al rispetto delle norme costituzionali che tutelano il diritto al lavoro e la sua dignità, essendo il lavoro la principale risorsa del nostro sventurato paese.

Se si vuole garantire anche l'obiettivo del soddisfacimento dei bisogni fisici e la possibilità dello sviluppo spirituale di tutti i lavoratori, si rende necessario un secondo tipo di libertà: la libertà dal bisogno. L'uomo non dovrebbe essere costretto a lavorare per il soddisfacimento delle necessità vitali al punto da non avere né più tempo né energia per le occupazioni personali e per svolgere attività politica. Senza questa libertà dal bisogno, la libertà di esprimersi è per lui inutile. Il progresso tecnologico potrebbe consentire questo secondo tipo di libertà se si riuscisse a risolvere il problema della ripartizione della fatica con una riduzione dell'orario di lavoro, e non con un aumento.

Ferdinando Imposimato

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Costituzione Italiana
ART. 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

ART. 36
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

ART. 40
Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.

ART. 41
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

lunedì 5 luglio 2010

L'irrilevante è tutto quello che resterà

L'irrilevante è tutto quello che resterà. Compro alla Coop un chilo di albicocche. Diffidente le metto in frigo. La frutta acquistata marcisce nel percorso tra il supermercato e casa. E' frutta italiana, almeno.
Dopo il solito pasto frugale di mezzodì, metto in tavola le albicocche e mi appresto ad avere la solita delusione. Non è così. Le albicocche rivelano, imprevedibilmente, di essere ancora perfettamente mature ed allora...Eccomi bambino sulle piante di albicocche dietro casa che da tempo non ci sono più. Due alberi imponenti che svettavano ben oltre il tetto di una vicina casa. Lì sopra (le piante) passavo interi pomeriggi a giocare saltando da un ramo all'altro e da lì al piccolo cassero degli attrezzi e poi ancora sul tettuccio dei vicini e poi ancora sugli alberi. Quando le albicocche erano ancora verdissime, dure  ed aspre al gusto le addentavo con impazienza. Raramente i frutti arrivavano alla completa maturazione: se ne faceva delle scorpacciate incredibili.
Ecco quel gusto è rimasto nella memoria: aspro, un po' selvaggio ed i denti stridono come se avessero assaggiato un limone.
A distanza di cinquant'anni questo è quello che ricordo.
L'irrilevante è tutto quello che resterà.

sabato 3 luglio 2010

La camera azzurra di Georges Simenon


La profonda provincia francese, un immigrato italiano che pare ormai integrato da anni nel piccolo paese e che viene sospettato di un delitto, una passione morbosa di una femme fatale, un Commissario meticoloso e dotato di grande sensibilità, ecco gli ingredienti di questo romanzo di Georges Simenon che sviluppa la sua trama come una perfetta macchina.
Una lettura davvero inaspettata e una grande lezione di sceneggiatura (anche se il film omonimo non c'entra nulla con Simenon).  

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...