
«Nella vita gli uomini fanno dei programmi perché sanno che, una volta scomparso l’autore, essi possono essere continuati da altri. In poesia è impossibile, non ci sono eredi. Così è toccato a me con questo libro: dodici anni fa giurai a me stesso, preso dalla mano della poesia, di scrivere tanti racconti sui sentimenti umani, così labili, partendo dalla A e arrivando alla Z. Sono poesie in prosa. Ma alla lettera S, nonostante i programmi, la poesia mi ha abbandonato. E a questa lettera ho dovuto fermarmi. La poesia va e viene, vive e muore quando vuole lei, non quando vogliamo noi e non ha discendenti. Mi dispiace ma è così. Un poco come la vita, soprattutto come l’amore.» (Goffredo Parise, SILLABARI, Avvertenza, Gennaio 1982).
Commento. La poesia va e viene. A volte scompare. A volte la facciamo scomparire. A volte non l'ascoltiamo. E' un percorso, quello della poesia, carsico: sappiamo che c'è un flusso potente sotto terra, ma spesso non lo vediamo. Appoggiamo l'orecchio alla terra e sentiamo qualcosa, come un ribollire d'acqua, ma rimane misterioso il suo percorso. Poi, come è capitato a me , facendo il bagno sotto il Castello di Duino, senti una corrente fredda che s'insinua come una lingua nel mare e scopri che l'acqua di quel fiume sconosciuto finisce sempre lì e tu ci sei dentro. Ti pare di averla ritrovata d'un colpo, ne senti la potenza addosso, è un attimo, due bracciate e tutto è scomparso.
Però che bella sensazione in quell'attimo !
P.S. Devo assolutamente andare a vedere cosa combina quel mattacchione di Paolo Poli con i Sillabari di Parise.