Da qualche tempo aveva preso ad andare a letto appoggiando sul cuscino accanto al suo una sveglia, una di quelle "moderne" che non fanno più tic tac e che hanno una lucina che si accende per vederle l'ora anche al buio. I vecchi diventano spesso ossessionati dal tempo, ci si aggrappano sentendolo scorrere più degli altri o forse semplicemente perché è l'unico modo per scandire i ritmi della loro vita, della veglia e del sonno, delle abitudini e delle necessità, una forma di disciplina della mente per non smarrire il senso delle cose e anche il senno.
Ma la sveglia di Dorina (così si chiamava quella vecchina) era da un po' di tempo ferma sulle 4.50, forse perché le pile si erano scaricate, forse per una tremenda botta che aveva preso cadendo a terra una notte molto agitata. Di fatto la sveglia era ferma, ma Dorina, ogni sera, immancabilmente, la voleva sul cuscino di fianco al suo. L'ora le andava bene così: non era né troppo presto né troppo tardi: non era tardi per alzarsi e poteva dirsi "Sta chi ancamò Durina, ca l'é préstu" [Stai qui ancora (a dormire) Dorina, che è presto] oppure consolarsi dicendo "In giö i cinq'ur, quosi, ho durmì asé" [Sono già le cinque, ho dormito abbastanza].
Il tempo è un'invenzione nostra ed allora perché non usarlo a nostro piacimento? Manipolarlo, allungarlo, ignorarlo, metterlo da parte. Un orologio come quello di Dorina che sembra inutile garantisce immancabilmente l'esattezza dell'ora almeno due volte al giorno e se ci si pensa non è poco. Scordarsi dell'orologio potrebbe essere una soluzione radicale almeno per chi non deve rispettare orari e la scansione giorno e notte gli può bastare.
Eppure Dorina si chiede sempre "Che ora è?".
Ma la sveglia di Dorina (così si chiamava quella vecchina) era da un po' di tempo ferma sulle 4.50, forse perché le pile si erano scaricate, forse per una tremenda botta che aveva preso cadendo a terra una notte molto agitata. Di fatto la sveglia era ferma, ma Dorina, ogni sera, immancabilmente, la voleva sul cuscino di fianco al suo. L'ora le andava bene così: non era né troppo presto né troppo tardi: non era tardi per alzarsi e poteva dirsi "Sta chi ancamò Durina, ca l'é préstu" [Stai qui ancora (a dormire) Dorina, che è presto] oppure consolarsi dicendo "In giö i cinq'ur, quosi, ho durmì asé" [Sono già le cinque, ho dormito abbastanza].
Il tempo è un'invenzione nostra ed allora perché non usarlo a nostro piacimento? Manipolarlo, allungarlo, ignorarlo, metterlo da parte. Un orologio come quello di Dorina che sembra inutile garantisce immancabilmente l'esattezza dell'ora almeno due volte al giorno e se ci si pensa non è poco. Scordarsi dell'orologio potrebbe essere una soluzione radicale almeno per chi non deve rispettare orari e la scansione giorno e notte gli può bastare.
Eppure Dorina si chiede sempre "Che ora è?".