giovedì 18 dicembre 2014

Tutto il mondo è burla


GIUSEPPE VERDI - FALSTAFF
Direttore RICCARDO MUTI
2001 
Tutto nel mondo è burla. 
          L'uom è nato burlone, 
          La fede in cor gli ciurla, 
          Gli ciurla la ragione. 
          Tutti gabbati! Irride 
          L'un l'altro ogni mortal. 
          Ma ride ben chi ride 
          La risata final. 

Pensierino di fine anno. C'è chi (Ausonio) fa discendere il termine burla dal latino burrula da burrae che verrebbe tradotto in inezia (e quindi deriverebbe da inetto), il Muratori la fa invece derivare da burella (trappola per acchiappare volpi) col significato di trabocchetto e da burellare (per contrazione burlare) deriverebbe il significato più corrente di ingannare e gabbare. Noi, più modernamente (ma non tanto!) lo associamo a burlesque, lo spettacolo nato  in Inghilterra nel XVIII secolo e che durante l'Ottocento ha assunto caratteristiche più comiche e parodistiche, per diventare un vero spettacolo di spogliarello nel '900.
Mi rimane un dubbio: chi ride la risata finale ?

lunedì 8 dicembre 2014

Tra una manganellata e l'altra, ieri sera il Fidelio di Ludwig van Beethoven alla Scala di Milano con la direzione di Daniel Barenboim

Quartetto (Marzelline, Leonore, Jaquino, Rocco): Mir ist so wunderbar - Andante sostenuto (sol maggiore).



MARCELLINA
(che durante le lodi che Rocco ha fatto a Leonora, mostrava la massima partecipazione e l’ha osservata amorosamente con emozione sempre crescente; fra sé)
Mi sento sì strana
mi si stringe il cuore; egli mi ama, è chiaro, sarò felice.

LEONORA
(fra sé)
È grande davvero il pericolo, sì debole appare la speranza; ella m’ama, è chiaro,
oh indicibile tormento!

ROCCO
(che nel frattempo è tornato ancora sul proscenio; fra sé)
Ella l’ama, è chiaro,
sì fanciulla, sarà tuo;
una bella, giovane coppia, saranno felici.

JAQUINO
(che osservando si è avvicinato sempre più, tenendosi da un lato e un po’ dietro gli altri; fra sé)
Mi si rizzano i capelli, il padre è d’accordo;
mi sento sì strano, non trovo più rimedio.

martedì 2 dicembre 2014

Piripiripiripiri


Piripiripiri...Piripiripiri...
Giovanni telegrafista e nulla più,
stazioncina povera c'erano più alberi e uccelli che persone
ma aveva il cuore urgente anche senza nessuna promozione
battendo, battendo su un tasto solo.

Piripiri...

Ellittico da buon telegrafista,
tagliando fiori, preposizioni
per accorciar parole, per essere piu' breve
nella necessità, nella necessità.

Conobbe Alba, un'Alba poco alba,
neppure mattiniera, anzi mulatta
che un giorno fuggì unico giorno in cui fu mattutina
per andare abitare citta' grande piena luci gioielli.

Piripiripiri....
storia viva e urgente.

Ah, inutilità alfabeto morse in mano
Giovanni telegrafista
cercare cercare Alba ogni luogo provvisto telegrafo.
Ah, quando invecchia cum est morosa urgenza
Giovanni telegrafista e nulla più... urgente.

Piripiri...

Per le sue mani passò mondo, mondo che lo rese urgente,
crittografico, rapido, cifrato,
passò prezzo caffè, passò matrimonio Edoardo ottavo
arciduca di Windsor,
passarono cavallette in Cina,
passò sensazione di una bomba volante,
passarono molte cose ma tra l'altro
passo notizia matrimonio Alba con altro.

Piripiri...

Giovanni telegrafista, quello dal cuore urgente,
non disse parola, solo le rondini nere
senza la minima intenzione simbolica
si fermarono sul singhiozzo telegrafico
Alba è urgente.

Piripiri...Piripiri...

Enzo Jannacci
Giovanni telegrafista è stata pubblicata nel 1968 nel 45 giri lato B di Vengo anch'io. No tu no.

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