Un po' di tempo fa sempre Giacynta (il dialogo a distanza si infittisce) ha lanciato un gioco: libri letti dentro i libri. Naturalmente, con la mia solita flemma, arrivo in ritardo all'appuntamento e anche un po' per caso. Intendiamoci, mi piace la puntualità, ma qui si parla di puntualità intellettuale e in questo campo sono decisamente "tardo".
Rimedio in qualche modo proponendo la lettura di questo libro che trascino da qualche settimana, per pigrizia, per... Si intitola Tu, sanguinosa infanzia di Michele Mari e dal titolo intrigante si capisce che è il racconto di una infanzia tormentata, ma la scoperta è che il tormento si chiama lettura. E' esattamente il contrario della mia infanzia che è passata spensierata in tutt'altre faccende affaccendato (caccia agli uccellini con la fionda e interminabili pomeriggi passati sugli alberi a fantasticare).
Rimedio in qualche modo proponendo la lettura di questo libro che trascino da qualche settimana, per pigrizia, per... Si intitola Tu, sanguinosa infanzia di Michele Mari e dal titolo intrigante si capisce che è il racconto di una infanzia tormentata, ma la scoperta è che il tormento si chiama lettura. E' esattamente il contrario della mia infanzia che è passata spensierata in tutt'altre faccende affaccendato (caccia agli uccellini con la fionda e interminabili pomeriggi passati sugli alberi a fantasticare).
Dunque le cose stavano cosi. Mio padre mi significava il suo affetto con un gesto esplicito che non concomitando il Natale né il mio compleanno aveva dello straordinario, al punto da rasentare l’impudicizia: un gesto che tanto più io sapevo generoso quanto più conoscevo la speciale sconvenienza di cui aveva dovuto caricarsi. Ora quel gesto aveva ad oggetto un libro, che in quanto tale aveva non solo un suo costo (insopportabile idea, nutritiva di altra colpevolezza, che alcuno spendesse soldi - i preziosissimi soldi - per me), ma anche un irnplicito valore utopico legato all’edonistico-pedagogico auspicio che io, il destinatario, ne traessi diletto e con il diletto un arricchimento della mia dote di umanità. Immaginai mio padre, davanti quell’edicola, chiedersi se quel libro mi sarebbe piaciuto, e il pensiero della sua amorosa ignoranza (gli piacera? sara adatto per lui?) fu dolore puro. Certo che mi sarebbe piaciuto, al di la di ogni tua speranza: ma io ho rovinato tutto avendolo appena letto, quel libro, che dunque non puo piu piacermi non perché io non possa piu rileggerlo, ma perché una rilettura, oltre ad essere distanziata nel tempo, dovrebbe nascere da un desiderio e non, come sarebbe adesso il mio caso, dall’affannosa volonta di ingannare il donato e il donante come se gli eventi fossero stati diversi, come se di tutti i libri di tutte le letterature di ogni tempo e paese non fosse stato scelto due volte lo stesso libro. Dunque ti sei affidato a parole scritte che io ho gia pronunciato in tua assenza, dunque il tuo affetto non puo raggiungermi perché una mia balordaggine, o la mia sfortuna, me ne tiene lontano. E poi c’era quello sguardo, quello sguardo dolce reso vibrante da un quasi impercettibile sottinteso di soddisfazione, con il quale mio padre aveva accompagnato l’offerta del libro: sguardo che già di per sé soleva struggermi, e che in quel momento cruciale e dopo, nella memoria perseguitata, fu reso insostenibile dal mio misfatto e, cio che forse era il peggio, dal silenzio sul mio misfatto. Perché tacendo subito io mi ero condannato a tacere per sempre. Avendolo ringraziato con artefatto entusiasmo, avendo simulato l’impazienza di incominciar la lettura, come avrei mai trovato il coraggio di dirgli, dopo, la verità?
Ogni attimo lasciato passare dopo l’orrenda rivelazione estendeva deserti di menzogna, c quando, quella sera stessa, ognuno con la sua lucina di fianco al letto, ci mettemmo a leggere, mio padre un volume della Universale Scientifica Boringhieri ed io quel romanzo...Inutile dire che il libro in questione era stato accuratamente scelto dal bambino nella biblioteca dei nonni tra La freccia d'oro di Conrad, La freccia nera di Stevenson e Freccia bianca e altre storie di Cooper e lui , quasi fosse un destino, aveva scelto il libro di Stevenson, lo stesso poi scelto dal padre per significare il suo affetto.