giovedì 29 gennaio 2015

Rileggo Bufalino e il suo "Dicerie dell'untore"

Da buon "lettore pigro" ho deciso di rileggere questo grande romanzo in forma "assistita", un po' come si fa con le biciclette , quando il fiato manca o le distanze diventano un ostacolo insormontabile.
La RAI3 per fortuna ha questa bella trasmissione che si chiama "Ad alta voce" e così ho optato per la "lettura assistita" che mi facilita il compito, visto che la dislessia mi fa brutti scherzi e mi intoppo e rileggo una pagina due volte per capirla. Col testo alla mano, la lettura si è fatta voce e questo mi ha aiutato non poco.
Ho già scritto altrove della "densità" della scrittura di Gesualdo Bufalino. La lettura (la mia, almeno) avanza come una nave rompi-ghiaccio ed ad ogni momento c'è il pericolo dell'incaglio. Ho deciso di non seguire tutte le citazioni, non sarei avanzato di un passo. Solo alcune, quelle più intriganti, mi hanno dirottato su altri testi, alla ricerca del significato, del gioco di parole o letterario. Un mondo quello di Bufalino irto di inganni (non per altro l'altro libro che preferisco è "Le menzogne della notte") e depistaggi che , a volte, fanno perdere il senso di marcia. Forse era proprio questo l'effetto che cercava di ottenere lo scrittore e c'è riuscito perfettamente. Così alla fine il lettore rimane sconcertato e capisci che i particolari sono l'essenziale, la forma ha sconfitto il contenuto. Tutto diventa un gioco a volte (il più delle volte) tragico a volte esilarante.
Comunque non posso non amare questo libro.

P.S. Non sapevo che nel 2009 grazie all'adattamento e la regia di Vincenzo Pirrotta, Dicerie dell'untore è diventato anche un'opera teatrale con l'interpretazione di Luigi Lo Cascio. Il testo è stato tradotto in siciliano e la cosa mi affascina solo al pensarci. Probabilmente non riuscirò mai a vederlo. Chissà.
   

Dalla parte di Erri de Luca

"Più democratica e civile della lotta dei No Tav non ne conosco", ha detto lo scrittore De Luca prima dell'apertura del processo che lo vede imputato di "istigazione a delinquere". 
"Vorrei sapere - ha aggiunto - se ho davvero istigato qualcuno, e chi".
''Se sarò condannato non farò ricorso. Quello che ho da dire è quello che ho già detto".

Inutile dire che sto dalla parte di Erri de Luca e dei NO TAV. I delinquenti, i mafiosi, i corrotti stanno dall'altra parte. La magistratura dovrebbe cercare lì i delinquenti.

lunedì 26 gennaio 2015

Fra noi vivi che ci scriviamo, le parole servono forse di più?

Angelo diceva che la morte è un paravento di fumo fra i vivi e gli altri. Basta affondarci la mano per passare dall'altra parte e trovare le solidali dita di chi ci ama. Purché si lascino péste, uste, minuzie che conservano il nostro odore.
Fu forse questo pensiero che lo spinse ad affidare a una suora una filza di lettere con date fittizie, da spedire una alla volta due volte l'anno. In esse narrava il romanzo futuro di sé, vantava paternità, impieghi, successi; annunziava indisposizioni da nulla che nella puntata dopo erano già guarire e remote. Sua madre - ci spiegava - sarebbe vissuta più a lungo, aspettando a ogni scadenza il posticcio messaggio in cui si prolungava indefinitamente l'eco della cara voce scomparsa. Sarebbe stato per lei come avere un figlio oltremare, a San Paolo, a Little Italy. Lei morì subito dopo di lui, tuttavia, e suor Tarcisia, se non l'ha saputo, continua certo ancora oggi a impostare queste inferie di un morto a una morta, che nessun postino potrà mai restituire al mitìente (ma fra noi vivi che ci scriviamo, le parole servono forse di più? Ed è poi sicuro che sia suono la vita e silenzio la morte, e non invece il contrario?).

(da Gesualdo Bufalino, Dicerie dell'untore, Classici Bompiani, 2006, cap. III)

Pensierino. Rileggere e risentire la lettura radiofonica di "Dicerie dell'untore" (Rai3 Ad alta voce) è un esercizio che placa, momentaneamente, tensioni e malumori. Costringe a concentrarsi su altre tensioni, a confrontarsi con una scrittura di una vischiosità che ti imprigiona, spigolosa come il volto del suo autore, arcana come una vecchia filastrocca, barocca come alcuni edifici di Palermo, ma potrebbe essere anche Napoli o Lecce. Il pensiero che questa scrittura sia stata a sua volta tradotta ed adattata in un "riduzione" teatrale con la regia Vincenzo Pirrotta e l'interpretazione di Luigi Lo Cascio, mi fa pensare che il gioco continua, all'infinito, alla ricerca di un senso. Perché, evidentemente , il senso compiuto non è stato trovato.

giovedì 22 gennaio 2015

Letture

Nemico, amico, amante è una raccolta di nove racconti. Uno più bello dell'altro.
Si inizia con quello che dà il titolo al libro, la storia di una donna che , vittima di uno scherzo di cattivo gusto della figlia dell'uomo presso cui lavora, decide di partire per raggiungere un uomo di cui è innamorata e con cui è convinta di aver avuto uno scambio epistolare. Si prosegue con Il ponte galleggiante, che narra di Jinny, malata di tumore e ormai convinta di essere prossima alla fine, che, quando scopre che la malattia sta miracolosamente regredendo, non sa più come affrontare la vita, come dirlo al marito, che ormai si stava abituando a un futuro senza di lei. Mobili di famiglia, che parla del rapporto tra una ragazza e una vecchia zia, Alfrida, da sempre considerata la stravagante e la ribelle della famiglia, quella più sfacciata e sicura di sé, ma che in realtà nasconde un dolore molto grande. Conforto, che parla di malattia, di amore, di morte e di chi resta. Ortiche, di un amore del passato che dura negli anni e nei ricordi. Post and Beam, di un passato che si vuole dimenticare, di un presente ambiguo e di uno strano triangolo amoroso di cui due non sanno di essere i vertici. Quello che si ricorda, sulla potenza degli attimi e di come scelte improvvise possono condizionare la nostra vita, anche senza sconvolgerla. Queenie, la storia di una donna che ha sempre seguito le sue passioni, anche quando non avevano senso e quando facevano male. E poi, in chiusura alla raccolta, The bear come over the mountain, che parla, di nuovo, di malattia, di passato offuscato, di case di riposo e, ancora una volta e sempre, d'amore. (Tratto dal blog La lettrice rampante).

Commento. Continui, leggeri spostamenti di prospettiva su storie (all'apparenza) banali fanno diventare probabile l'improbabile.   

martedì 6 gennaio 2015

Poesia come uno scongiuro. Dedicato a chi so io...

 

Dolore, cane dell'anima.
Mansueto ovunque ci segue, e si nutre
ingordo, della nostra vita.
Nel buio e nel silenzio delle notti
latra.
Brani gli buttiamo per chetarlo
di carne nostra.
Non conosce pietà: mugola e addenta.

Lalla Romano, Poesie disperse, 1941




 
P.S. Mai spesi meglio 5 € per comprare, su una bancarella di libri usati in Via Po, questa raccolta di poesie di Lalla Romana con prefazione di Cesare Segre. 
Il prezzo era la somma di due sconti: il primo sul prezzo di copertina che era € 13,50 lo portava a 8 € e 50, il secondo del 40% lo abbatteva (con l'arrotondamento) a 5 €.
Deprezzamento della poesia, brutale.

Davanti alla Pinacoteca di Brera
hanno dedicato una aiuola a Lalla Romano


lunedì 5 gennaio 2015

Il ricordo di un amore




Il ricordo di un amore
viaggia nella testa
e non c'è una ragione
quando cerchiamo quel che resta
è come un vento di passione
o una rosa rossa
il ricordo di un amore
ci cambia e non ci lascia

Se avessi avuto almeno un'occasione
adesso che so trovare le parole
ma il ricordo di un amore
continua a viaggiare nella testa

Il ricordo di un amore
lascia in bocca il sale
ed arriva dritto al cuore
senza nemmeno avvisare
è in una lettera d'amore
è nel canto del mare
il ricordo di un amore
ci parla e non ci passa

Se avessi avuto almeno un'occasione
adesso che so capire le parole
ma il ricordo di un amore
continua a viaggiare nella testa

giovedì 1 gennaio 2015

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...