Non so. Mi manca un senso, un tatto
per la vita, per l'amore, per la gloria...
A cosa serve qualche storia,
o qualche fatto?
Sono solo, solo come nessuno mai fu,
vuoto dentro, senza un prima né un poi.
Sembra che passino vedermi gl'istanti
ma vanno senza che il loro passo sia lieve.
Comincio a leggere, ma mi stanca quel che ancor non ho letto.
Voglio pensare, ma mi duole quel che concluderò.
Il sogno mi pesa prima d'averlo. Sentire
è tutta una come altra cosa già vista.
Non esser niente, essere una figura di romanzo,
senza vita e morte materiale, un'idea,
qualche cosa che niente rendesse utile o brutta,
un'ombra su suolo irreale, un sogno in trance.
1 marzo 1917
Fernando Pessoa, Il mondo che non vedo, Bur, p.153
Pensierino. Sapessi, ma non so.
stavo pensando al biasimo di quando noi comuni mortali, immersi nel mondo, pensiamo e diciamo questo. eppure i poeti... ah, i poeti... per questo non senso scrivono, alla ricerca vanno e liberi dichiarano un non sentirsi ed un non essere che santo cielo! è lecito al di là e più di ogni cosa! è l'incapacità alla superficie e all'abbastanza.
RispondiEliminaSi l'abbondanza (come la chiami) ci soffoca, un'abbondanza fatta di niente per di più, ma invadente, chiassosa, volgare...
RispondiEliminaQuesti versi di Pessoa sono un Ecclesiaste moderno, un "tutto è vanità" del XX secolo.
Caro Guglielmo, come sempre mi piace la tua scelta di poesie.
RispondiEliminaNon riesco a trovare in nessuna libreria Poesie Ultime di D.M. Turoldo. Ogni tanto ce ne posti qualcuna?
grazie, marina