Leggo per dovere d'informazione, ma senza molto entusiasmo, Addio alle armi dello scrittore statunitense Ernest Hemingway, pubblicato nel 1929. Vorrei fare qualcosa per ricordare la Prima guerra mondiale a mio modo cucendo insieme testimonianze che ho raccolto molto tempo fa e classici di letteratura sull'argomento e quindi non potevo esimermi dal leggere questo libro oltre alle poesie del Porto sepolto di Giuseppe Ungaretti.
Inutile che vi faccia una graduatoria delle mie preferenze tra la prosa brillante e veloce di Hemingway e la poesia asciutta e dal respiro lungo di Ungaretti. Hemingway pare addentrarsi nella vicenda come se fosse un villeggiante americano in visita in Italia che per caso è in guerra. Poi in poche battute ti mette di fronte alla crudezza della guerra.
«Chi attaccherà?» chiese Gavuzzi. «Bersaglieri.» «Tutti bersaglieri?» «Credo di sì.» «Non ci sono abbastanza truppe qui per un vero attacco.» «Forse è per distrarre l’attenzione da dove avverrà l’attacco vero.» «Gli uomini, lo sanno che attaccano?» «Non credo.» «Naturalmente no» disse Manera. «Non attaccherebbero se lo sapessero.» «Sì, che attaccherebbero» disse Passini. «I bersaglieri sono scemi.» «Sono coraggiosi e disciplinati» dissi. «Hanno una discreta circonferenza toracica, e sono pieni di salute. Ma sono scemi lo stesso.» «I granatieri sono grandi» disse Manera. Era uno scherzo. Risero tutti. «C’era, tenente, quando non hanno voluto attaccare e li hanno fucilati uno ogni dieci?» «No.» «È vero. Li hanno messi in fila e ne hanno preso uno ogni dieci. Gli hanno sparato i carabinieri... »
«La guerra non si vince con la vittoria. E se anche prendessimo il San Gabriele? Se prendessimo il Carso e Monfalcone e Trieste? A che punto si sarebbe? Ha visto tutte quelle montagne quest’oggi? Crede che possiamo prenderle tutte anche quelle? Solo se gli austriaci smettono di combattere. Una delle due parti deve smettere di combattere. Perché non smettono di combattere? Se scendono in Italia si stancano e se ne vanno. Hanno già il loro paese. Ma no. Invece c’è la guerra.»L'altro, Ungaretti, parte così...
FRATELLI
Mariano, il 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli
Veglia
Cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
Ps Inutile dire che ogni suggerimento di qualsiasi tipo (letterari, musicali, film, foto, quadri) sull'argomento) è ben gradito.
Piero Jahier - Con me e con gli alpini
RispondiEliminaJahler non mi convince: la sua poesia sulla guerra è un po' paternalistica nei confronti dei "poveri fanti e alpini". Comunque grazie per il suggerimento Pierluigi.
RispondiEliminaImperdibile "UN ANNO SULL'ALTIPIANO" DI EMILIO LUSSU
RispondiEliminaJONUZZA DEL BLOG
http://no.blog.kataweb.it
Lussu, certo. Grazie Melograno
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