E' successo il fatto commovente: la "Signora Alfonsa" una delle due malate che aiutano alle faccende del reparto medici, è di nuovo ritornata malinconica.
Da dieci anni la signora Alfonsa mi arriva col caffè, mi prepara la camera, risponde pacatamente e con quella continua distinzione per la quale, senza altro patrimonio che sé stessa, da tutti spontaneamente era chiamata: signora Alfonsa. E' alta di fisico, magra, di maniere sempre sottilmente garbate, e perfino lo era di mente, nelle attenzioni e giudizi, col suo bel parlare preciso e leggero e come distratto.
Quindici anni fa venne al manicomio con sua madre perché tutte e due si erano incantate e, rinserrate in casa, si lasciavano morire d'inedia, i vicini, accorsi, avvertirono, e le trasportarono al manicomio.
Dopo poco che fu ricoverata la signora Alfonsa "si sciolse" e poiché subito apparve talmente garbata (e non aveva più famiglia né mezzi) fu messa al reparto medici.
Ieri è successo dopo quindici anni di animo sereno, che è ritornata malinconica. Se ne è accorta la Lella, l'altra malata che ci assiste. Un medico ha visto piangere la Lella e domandandogliene il perché essa ha spiegato, consapevole psichiatra, che la signora è diventata "depressa".
Appena l'ho saputo sono andato a visitare la signora Alfonsa, che stava sciacquando i piatti. Essa, pieghettando le labbra per la febbre dei deliri, mi ha rapidamente risposto, anche nella disgrazia giudiziosa, uguale a quello che pur cadendo nel precipizio mantiene la forza di ragionare, mi ha in fretta risposto, in quell'orlo tra ragione e pazzia:"si, mi è presa la malinconia".
E così abbiamo dovuto mettere, cioè pregare la signora Alfonsa di andare "dentro", cioè in prigione, cioè in "vigilanza"; dove infermiere vigilano che le malate non facciano male a loro stesse.
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E così la Pazzia è ritornata ad avvertire che in ogni grano di manicomio essa è la padrona, la Pazzia che tutto vola ridendo in inconcepibile anarchia.
Mario Tobino, Le libere donne di Magliano, i Meridiani, 2007
Malinconia...tracce di pianto.
RispondiEliminaMa pensa te ...che pezzo di racconto toccante! Grazie Guglielmo...
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