Quando siamo in esilio
Quando siamo in esilio, o abbiamo cambiato casa, o siamo stati sradicati dalla nostra patria, non si modifica solo il tempo interiore, il tempo vissuto, ma anche lo spazio vissuto: il modo di vivere e di sentire lo spazio. Nel paese straniero, ma anche nella nuova casa, il linguaggio delle cose, il linguaggio del paesaggio, si trasformano profondamente. Quelle terre, e quegli orizzonti, che hanno dato un senso ai viaggi e alle vacanze, si fanno estranei ed insignificanti quando abbiano ad essere luoghi di esilio. Spazio e tempo, drasticamente mutati nella loro forma e nelle loro risonanze emozionali, si fanno categorie inquietanti e stranianti: portatrici di solitudine e di silenzio. Il mondo, in cui si è esiliati, o sradicati, è contrassegnato dalla estraneità e dalla inconoscibilità. Non ci riconosciamo più in questo tempo e in questo spazio, in questo silenzio e in questo paesaggio, in questi ghiacciai dell'anima e in questo fiammeggiare dell'angoscia, in queste cifre nascoste e illeggibili di una realtà che è divenuta così estranea; e la perdita della patria, ma anche la perdita della casa in cui si abitava con la sua storia e le sue memorie, si accompagnano a inquietudini e a smarrimenti che lasciano ferite non sempre rimarginabili.
Eugenio Borgna, Il tempo e la vita, Feltrinelli, 2015, p. 76
Pensierino. Da tempo ho scelto di essere uno "sradicato" e le ferite continuano a sanguinare.
Quando siamo in esilio, o abbiamo cambiato casa, o siamo stati sradicati dalla nostra patria, non si modifica solo il tempo interiore, il tempo vissuto, ma anche lo spazio vissuto: il modo di vivere e di sentire lo spazio. Nel paese straniero, ma anche nella nuova casa, il linguaggio delle cose, il linguaggio del paesaggio, si trasformano profondamente. Quelle terre, e quegli orizzonti, che hanno dato un senso ai viaggi e alle vacanze, si fanno estranei ed insignificanti quando abbiano ad essere luoghi di esilio. Spazio e tempo, drasticamente mutati nella loro forma e nelle loro risonanze emozionali, si fanno categorie inquietanti e stranianti: portatrici di solitudine e di silenzio. Il mondo, in cui si è esiliati, o sradicati, è contrassegnato dalla estraneità e dalla inconoscibilità. Non ci riconosciamo più in questo tempo e in questo spazio, in questo silenzio e in questo paesaggio, in questi ghiacciai dell'anima e in questo fiammeggiare dell'angoscia, in queste cifre nascoste e illeggibili di una realtà che è divenuta così estranea; e la perdita della patria, ma anche la perdita della casa in cui si abitava con la sua storia e le sue memorie, si accompagnano a inquietudini e a smarrimenti che lasciano ferite non sempre rimarginabili.
Eugenio Borgna, Il tempo e la vita, Feltrinelli, 2015, p. 76
Pensierino. Da tempo ho scelto di essere uno "sradicato" e le ferite continuano a sanguinare.
Foto da urlo...Grande Guglielmo
RispondiEliminaSai quanto mi piacciono queste foto che riescono a dare l'impressione di un'atmosfera rarefatta, che può essere qui e in nessun posto...
RispondiEliminao forse sono luoghi dell'anima che non sono contingenti, ma paesaggi dell'anima...
Questi sono i "miei" luoghi dell'anima. Posti molto usuali, per nulla straordinari, perduti nelle campagne della Valle del Ticino. Da un po' non li frequento più così assiduamente come ho fatto per tanti anni, ma ce li ho sempre nel cuore.
EliminaCi si può sentire sradicati davvero da molte cose, non necessariamente o solamente dai luoghi.
RispondiEliminaSempre profondissimo Borgna
Vero , Sabina, i luoghi però hanno in noi una "risonanza" particolare, almeno quelli che possiamo definire "luoghi dell'anima".
EliminaD'accordissimo, e i luoghi dell'anima ricomprendono tutto quel che siamo
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