martedì 29 ottobre 2019

La parola scritta può reggere la velocità dello spirito ?

Scrivere? Non aveva mai imparato bene. A nove anni le lettere , a dodici il dettato. Ma s'era convinto fin da piccolo che ogni parola scritta mai avrebbe potuto reggere la velocità dello spirito, che la parola scritta cavillava, non si faceva possedere né comprendere del tutto, e quasi sempre finiva in una futura correzione.

(Wanda Marasco, Il genio dell'abbandono, Neri Pozzi, 2015, p.39)

Pensierino. Penso che chiunque scriva lo faccia per dire qualcosa ad altri da sé. Quindi è inevitabile porsi il problema della "leggibilità" del testo che si propone, sia che si scriva un post o un romanzo. Semplifico sicuramente se dico che ci si trova di fronte a tre problemi: il "vocabolario di base" (che rappresenta i materiale da costruzione), la "leggibilità" (come quel materiale è utilizzato) e la "comprensibilità" (se questo materiale ha un senso comprensibile anche per altri da noi).
Tullio de Mauro ha dimostrato che il vocabolario di base della lingua italiana  è formato da circa 7000 parole e che di queste solo 2000 sono fondamentali e poco più di 2700 sono quelle utilizzate più frequentemente.
Se però, come pare stia avvenendo, il vocabolario di base si impoverisce brutalmente raggiungendo le "famose" 500 parole dei ragazzi di Barbiana, anche le costruzioni saranno misere  e non c'è Indice di Gulpease che tenga.

Passata questa soglia minima, allora ci si può porre il problema di Wanda Marasco : se e come la parola scritta può reggere la velocità dello spirito.



3 commenti:

  1. Con un vocabolario base così ridotto (che tristezza!) lo spirito - se lo si volesse tradurre - dovrebbe essere intorpidito o molto, molto lento. Quasi imperturbabile.

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    1. Vero. La china è (forse) inevitabile e i segnali di imbarbarimento sono sotto gli occhi di tutti.

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  2. Da un recente sondaggio eseguito su ragazzi in età scolare, pare che se un testo scritto superi la lunghezza di un normale sms o quello di un post , risulti di difficile comprensione.
    A questo punto mi pare che il problema della velocità con cui si traduce lo spirito sia superato : rasentiamo ormai il pericolo di estinzione ( sia delle stesso che della parola ).
    Ma che tristezza!

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