giovedì 6 agosto 2020
Socrate bevve la cicuta e per lui parlò Santippe
lunedì 3 agosto 2020
Nella terra dei Gattopardi
giovedì 30 luglio 2020
La lingua di Camilleri

Incipit
Uno
Il tilefono sonò che era appena appena arrinisciuto
a pigliari sonno, o almeno accussì gli parsi, doppo ore
e ore passate ad arramazzarisi ammatula dintra al letto.
Le aviva spirimintate tutte, dalla conta delle pecore
alla conta senza pecore, dal tintari d’arricordarisi come
faciva il primo canto dell’Iliade a quello che Cicerone
aviva scrivuto al comincio delle Catilinari. Nenti, non
c’era stato verso. Doppo il Quousque tandem, Catilina,
nebbia fitta. Era ‘na botta d’insonnia senza rimeddio,
pirchì non scascionata da un eccesso di mangiatina o
da un assuglio di mali pinseri.
Addrumò la luci, taliò il ralogio: non erano ancora le
cinco del matino. Di certo l’acchiamavano dal commis-
sariato, doviva essiri capitata qualichicosa di grosso. Si
susì senza nisciuna prescia per annare ad arrispunniri.
Aviva ‘na presa tilefonica macari allato al commodino,
ma da tempo non l’adopirava pirchì si era fatto pirsuaso
che quella piccola caminata da ‘na càmmara all’autra,
in caso di chiamata notturna, gli dava la possibilità di
libbirarisi dalle filinie del sonno che si ostinavano a ri-
starigli ‘mpiccicate nel ciriveddro.
«Pronto?».
venerdì 24 luglio 2020
A Dio non piace che si rida di lui
martedì 14 luglio 2020
Ottobre 1943, il Vesuvio si sveglia al rumore dei bombardamenti
Pensierino. Il Vesuvio ne ha viste tante sotto di sé ed ogni tanto anche lui fa sentire la sua voce potente che sovrasta il rumore di qualsiasi cosa succede là sotto, nei vicoli di Forcella o di Montedidio e fa tremare tutti.
martedì 16 giugno 2020
Chissà se i tarocchi dicono la verità
domenica 7 giugno 2020
Portati per mano verso il caos
Pensierino. Durrenmatt è maestro nel portarci per mano con una logica perfetta come un orologio svizzero (appunto) ad una conclusione che spiazza. La sua logica stringente è in funzione di un immanente irrazionale caos che sovrasta le nostre vite.(bisogna) avere ben chiaro in mente che riusciremo a evitare il naufragio nell'assurdo, che per forza di cose risulta sempre più netto e schiacciante, e a costruirci su questa terra un'esistenza abbastanza confortevole, solo incorporandolo tacitamente nel nostro pensiero. La nostra ragione rischiara il mondo non più dello stretto necessario. Nel bagliore incerto che regna ai suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale. Dobbiamo guardarci dal considerare questi fantasmi come fossero qualcosa "in sé", come se si trovassero fuori dello spirito umano, o, peggio ancora: non commettiamo lo sbaglio di considerarli come un errore evitabile, sbaglio che ci potrebbe indurre a condannare il mondo in una sorta di morale caparbia e dispettosa, qualora tentassimo di imporre una visione perfettamente razionale delle cose, giacché proprio la sua perfezione assoluta costituirebbe la sua menzogna mortale e un segno della peggiore cecità.
Il romanzo è uscito nel 1975 da Einaudi e nel 2005 ripubblicato ne La biblioteca di Repubblica.
domenica 17 maggio 2020
I simboli di una piccola comunità. Il caso del cedro di Buscate

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| Un funerale del 1928. Si vedono oltre la cinta ed il cancello d'ingresso del Cimitero i 4 Cedri. Quello più a destra è quello sopravvissuto fino ad oggi. |
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| L'entrata del Cimitero e al centro la Cappella Motta |
martedì 12 maggio 2020
Ul spégiu végiu (Il vecchio specchio)
Pensierino. Lo specchio è una grande metafora. Qui la Poesia di Maria Ferrario ne trae altre suggestioni.
domenica 10 maggio 2020
Tradimento
Intorbidi, se tocchil'acqua chiara.
Appena esci nel sole
tracci un'ombra.
Perciò se invochi dio
ti viene male.
Fabrizia Ramondino, Avvertimento, da Per un sentiero chiaro, Einaudi, 2004
Pensierino. Chissà perché rileggendo questa poesia ho pensato alla trasmissione di ieri sera di Roberto Benigni che raccontava i Dieci Comandamenti.
martedì 5 maggio 2020
Lucenti e rigide come antichissime statue
La festa è iniziata e dai casolari scendevano ai paesi (trasfigurati dalla memoria) di Schiazzano, di Montecchio, di Marciano, di Alisistri e Metamunno (paesi "alla marina" fuori Althénopis - la Napoli della Ramondino) le maestose matrone popolane.Passano le vecchie dei casolari vestite di seta cangiante, marrone o verde bottiglia o nera, che noi vedevamo invece sempre infagottate o discinte, con le gambe nodose di varici e i piedi deformi, levati a volte su una pietra a riposare. Passavano vestite dalla testa ai piedi, lucenti e rigide come antichissime statue, depositarie di sapienza, tutrici della terra, dei parti, dell'allevamento dei figli, della cura dei malati e dei pazzi, e custodi delle basilari regole di civile e religiosa convivenza.
Questo capitolo del libro di Fabrizia Ramondino è molto evocativo e come si svolge la festa, prima religiosa, con i suoi riti della processione e benedizione, e poi di festa laica con le bancarelle e i "fuochi" finali, i fidanzati che si appartano, i bambini che sgusciano ovunque, curiosi, mi ha ricordato la mia infanzia e quelle atmosfere, anche se da noi, nella Lombardia di San Carlo, le commistioni tra religione e festa "pagana" erano assolutamente vietate. Eppure, malgrado questa cupezza imposta, c'era comunque un che di gioioso, che apriva al sorriso.
Il libro della Ramondino devo dire che solo a tratti mi ha entusiasmato, in particolare questo capitolo delle feste e gli ultimi del "Ritorno al nord", con il racconto del confronto/scontro con la madre. Lì il racconto si fa nervoso, sincopato, con frasi brevi, flash taglienti di una "normalità" borghese rifiutata. Per il resto la minuziosa descrizione della saga familiare personalmente stufa un po', ma è un giudizio molto sommario.
Rimane un libro da leggere.
Fabrizia Ramondino, Althénopis, Einaudi, ultima edizione 2016
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