venerdì 27 maggio 2011

Quando si dice "portare sul palmo della mano"

San Jacu puctus Cellio

L'iconografia religiosa è sorprendente pur nella riproposizione di temi rigidamente codificati. Un po' come è avvenuto in poesia con l'uso di schemi rigidi di rima e metrica. Leggo che un gruppo di disegnatori di fumetti ha progettato una intera rivista a soli tre colori (rosso, nero e bianco). Alla domanda se questo non limitava la libertà di espressione artistica, la risposta è stata "anzi tutto il contrario: ha stimolato nuove idee".

3 commenti:

  1. Questo tuo post mi fa venire in mente le battaglie sull'iconoclastia tra le varie religioni: ebraica, islamica...e sì anche la nostra.

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  2. E' vero. E' un po' come nell'"Infinito" leopardiano. C'è bisogno di un limite per essere sollecitati ad immaginare o semplicemente per superarlo ( nell'affresco c'è, per giunta lo "sforamento" della cornice con l'aura, forse per rimarcare l'appartenenza dei soggetti ad una dimensione sovrumana, illimitata ).

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  3. L'arte a volte è sottrazione.
    Anche qui, nel tuo blog, ci sono pochi colori ma molte idee.
    Mi piace.
    biblioceca.ilcannocchiale.it

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