venerdì 5 luglio 2013

La religione dal cielo vuoto

Una mia amica mi consiglia la lettura di "Cristianesimo - La religione dal cielo vuoto" di Umberto Galimberti.


(…) Smarrite le tracce del sacro, attenuata con l'incarnazione la trascendenza di Dio, il cristianesimo si è ridotto ad agenzia etica, e perciò si pronuncia sulla morale sessuale, sulla contraccezione, sulla fecondazione assistita, sull'aborto, sul divorzio, sul fine vita, sulla scuola pubblica e privata e in generale su argomenti che ogni società civile può affrontare e risolvere da sé.

In questo modo il cristianesimo s'è fatto evento diurno,  lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli, che un tempo erano protetti  da quei riti e da quelle metafore di base che hanno fatto grande questa religione e così decisiva per la formazione dell'uomo occidentale e che, oggi, senza protezione religiosa, devono vedersela da soli con l'abisso della propria follia, che il sacro sapeva rappresentare e la ritualità religiosa placare (…) 
Umberto Galimberti


Pensierino. "Lasciando la notte indifferenziata del sacro alla solitudine dei singoli". Già ! Chi ha reagito con fastidio alla religione dei riti (per natura ripetitivi e per questo rassicuranti), si è trovato ad abbracciare una religiosità privata, difficile da gestire, lontana dalla "comunità" ed è rimasto (se c'era già prima) nell'inquietudine. L'inquietudine non è sentimento che si possa reggere a lungo: ad un certo punto si deve placare e trovare un nuovo equilibrio. Non è detto che questo equilibrio sia un punto avanti.
Il cristianesimo ha forse vuotato il cielo, ma anche il cuore dell'uomo era già vuoto. 

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