Opere di misericordia, Caravaggio |
La ragione umana, infatti, si apre quando instaura la differenza, quando decide che una cosa è se stessa e non altro.
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L'indifferenziato, di cui il sacro si alimenta, è dunque lo sfondo del pre-umano da cui l'uomo si è emancipato con un gesto violento.
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Ma la violenza della ragione è ciò che ha consentito all'uomo di sottrarsi a quella violenza maggiore che è il mancato riconoscimento delle differenze...
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Due frammenti di Eraclito tracciano netto il confine tra l'imano e il divino:"L'uomo ritiene giusta una cosa e ingiusta l'altra, per il dio tutto è bello, buono e giusto".
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Il sacro è dunque quello sfondo indistinto, quella riserva di ogni differenza, quella indecifrabilità che gli uomini, dopo essersene separati, hanno avvertito come loro sfondo di provenienza e hanno tenuto lontano fuori dalla loro comunità, nel mondo degli dèi, che per questo vengono prima degli uomini. Il mondo che essi abitano è il mondo del simbolo nell'accezione greca che dice sin-ballein, "mettere insieme", dove non c'è distinzione, dove all'incapacità di riconoscere la differenza si accompagna la tendenza ad obolirla con un gesto violento. A questo mondo Freud ha dato il nome di inconscio, e nella scelta della parola c'è già il punto di vista che guarda da una coscienza raggiunta e pacificata. Gli uomini hanno sempre conosciuto l'inconscio nella forma ben più drammatica del divino e del sacro.
Umberto Galimberti, Cristianesimo, Feltrinelli
Pensierino. Improvvisamente mi accorgo che che la mia condizione è pre-umana, sono fermo al mito e all'indistinto.
Sempre unico..
RispondiEliminaCiao Guglielmo