lunedì 16 settembre 2013

Un imprevisto mi ha portato a visitare la Certosa di Pavia







Pensierino. Tanti anni fa ho visitato l'eremo di Camaldoli. Nella stupenda vallata coperta di castani e pini lo spettacolo nei primi giorni di Novembre era stupendo: il verde dei pini faceva da tappeto ai castani già con le foglie gialle e arancio. Uno spettacolo che ci ha fatto inchiodare la macchina e scendere per ammirarlo. La notte abbiamo chiesto ospitalità al Convento che è situato più a valle dell'Eremo. Il Convento è noto per i convegni della Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani negli anni '50. Ciascuno aveva la sua celletta il cui arredo era formato da un letto un armadio un comodino e una bibbia. Solo perché nel nostro gruppo c'era un prete, i frati ci hanno ospitato a quell'ora di notte mettendoci a disposizione la cucina per una frugale cena a base di pane abbrustolito sulla stufa a cerchi in ghisa , una sfregatina di aglio e olio. Poi il giorno successivo siamo saliti all'Eremo: il nostro obiettivo era parlare con l'unico eremita che rimaneva tutto l'anno là sopra. L'Eremo è a circa 1700 mt di altitudine  e d'inverno scende molta neve da queste parti. Fuori dall'Eremo c'è la chiesa, cupa nella sua architettura barocca con un interno buio e umido affollato di angeli dorati (così almeno la ricordo). Un alto muro di cinta chiude le celle dei monaci: ciascuno ha la sua casetta (come alla Certosa) con due stanze riscaldate da un semplice camino a legna. Una stanza è destinata a cucina, l'altra a camera da letto e poi c'è una piccola "cappella", spoglia: l'unico arredo è una croce in legno. Il letto è ricavato dentro una piccola nicchia chiusa con una tenda per trattenere un po' di caldo (qui d'inverno si raggiungono anche i -25°C.
L'eremita era uno solo all'epoca (parlo del 1971): un missionario che era stato tanti anni in America Latina e che poi , per motivi di salute, era tornato in patria , ma non si era sentito di fare altro che ritirarsi eremita per il resto dei suoi giorni. Gli eremiti erano sepolti nel piccolo camposanto che c'è dentro le mura dell'eremo: l'esperienza della morte è pratica quotidiana dei monaci.
Quando mi ha visto un po' spaventato da questo ambiente così solitario, mi ha chiesto perché avevo paura. Ho balbettato qualcosa di incomprensibile e lui mi ha risposto con un sorriso che lui lì aveva tutto quello di cui aveva bisogno ed era felice.

8 commenti:

  1. Che bella! Non l´ho mai visitata ma per molto poco ... nel mese di novembre 2011, la Certosa era tra le mie mete da visitare nel tuo paese, ma quando ero disposta a fare il tratto tra Genova e Milano, fui sorpresa dall'alluvione di Genova. Te ne ricordi? Per fortuna ho potuto fuggire dal pericolo, ma immagina la confusione di un turista in quella situazione climatica così grave. Sono andata direttamente a Milano, e, infine, non sono andata alla Certosa. Non mancherá una nuova occasione di conoscerla, spero. Grazie della condivisione. Saluti, Guglielmo.

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  2. Si Patzy, è un po' fuori dai "tradizionali" giri turistici, ma ne vale la pena. Purtroppo non avevo portato la mia macchina fotografica e quindi mi sono accontentato delle foto col telefonino, ma anche gli interni della Certosa sono molto interessanti. Un saluto.

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  3. OTTIMA Opportunità x fotografare!
    Anche dal telefonino.

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  4. Avevo visto la Certosa tanti anni fa, ma non bene come questa volta. Un gentile frate vestito "in borghese" ci ha illustrato in modo molto semplice e chiaro alcuni ambienti della chiesa e del convento e ne vale veramente la pena...

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  5. sai che non l'ho mai vista? Tu però sei stato bravo a fotografarla!

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  6. Facci una gita, Laura... che si trova da mangiare anche molto bene in quella zona e , manco a dirlo, riso -:)))

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  7. Le cose impreviste risultano sempre migliori..

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  8. Suggestivi. Le immagini e il racconto.

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