Cechov appartiene in realtà a quella vena sottile di poeti che posero alle fondamenta del loro edificio una coscienza perfetta dell'ordine del mondo: delle leggi di necessità che ci governano, dell'irriducibile quantità di male su questa terra: (« quel non so che di irreparabile e spaventosamente disperato che non si può più mutare e al quale non ci si può abituare mai››). Dunque dell'urgenza di vivere secondo leggi del tutto opposte e complementari, secondo cioè quella rischiosa « follia d'amore » che l'uomo di continuo si adopera a soffocare in se stesso e negli altri.
Cristina Campo, Gli imperdonabili, Adelphi, p. 193
William Blake i tormentatori di Giobbe 1785-90, British Museum, London |
Passo per un saluto Guglielmo.
RispondiEliminaMaurizio