domenica 11 settembre 2016

Che fanno gli eremiti? Niente...

Quest'anno il contadino Gian Gavino Alivesu seminava il suo grano intorno alle rovine d'una chiesa, vicino al mare. Era un terreno aspro, duro da lavorare, e sebbene l'avesse avuto quasi per niente Gian Gavino si pentiva d'averlo preso. Ogni tanto, in quei pomeriggi ancora caldi d'autunno, dopo aver sudato a estirpare qualche grossa radice di lentischio o a buttare lontano dei sassi, si sollevava con la mano sulla schiena e guardava la linea verde del mare pensando che, dopo tutto, la miglior vita è quella degli eremiti. La leggenda ne faceva morire uno lì, fra le rovine della chiesa, uno che era campato centosette anni e nessuno, del resto, lo aveva veduto morire; tanto che Gian Gavino, ancora adolescente e di cuore semplice, a volte zappava piano per timore di ritrovarne e disturbarne le ossa. Sì, pensava curvandosi di nuovo sulla sua zappa, la vita degli eremiti è la migliore. Che fanno gli eremiti? Niente: mangiano quello che trovano, come uccelli, dormono e non cadono in peccato; pace in terra e pace nell'altro mondo.

(Grazia Deledda, Racconti, Sole 24 ore, 2016)

Pensierino. Da tempo penso che la vita degli eremiti sia la migliore... non mi decido a praticarla, ancora, ma ci manca poco.






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