sabato 8 agosto 2020

Il vulcano è morto

 Non appena le ombre della sera strisciavano lungo i

muri, e il grande soffio nero del mare spegneva le verdi

foglie degli alberi e le rosse facciate delle case, una folla

squallida, lenta, tacita, sbucava dai mille vicoli di Toledo

e invadeva la piazza. Era la mitica, antica, miseranda folla

napoletana: ma qualcosa in lei era spento, la gioia della

fame, perfino la sua miseria era triste, pallida, spenta. La

sera saliva a poco a poco dal mare, e la folla alzava gli oc-

chi rossi di lacrime mirando il Vesuvio sorgere bianco,

freddo, spettrale contro il cielo nero. Non il più lieve ali-

to di fumo si levava dalla bocca del cratere, non il più te-

nue bagliore di fuoco accendeva l'alta fronte del vulca-

no. La folla sostava muta per ore e ore, fin nel cuor della

notte: poi si disperdeva in silenzio.

Rimasti soli nell'immensa piazza, davanti al mare la-

stricato di nero, Jimmy ed io ce ne andavamo voltandoci

ogni tanto a guardare il grande cadavere bianco che si

disfaceva lentamente nella notte, in fondo all'orizzonte.

Nell'aprile del 1944, dopo aver per giorni e giorni

squassato la terra e vomitato torrenti di fuoco, il Vesuvio

si era spento, Non si era spento a poco a poco, ma d'un

ù•atto: avvoltasi la fronte in un sudario di fredde nuvole,

aveva gettato all'improvviso un gran grido, e il gelo della

morte aveva impietrito le sue vene di lava ardente. Il Dio

di Napoli, il totem del popolo napoletano, era morto.

Un immenso velo di crespo nero era sceso sulla città, sul

golfo, sulla collina di Posillipo. La gente camminava per

le strade in punta di piedi, parlando a voce bassa, come

se in ogni casa giacesse un morto.

Un lugubre silenzio gravava sulla città in lutto: la voce

di Napoli, l'antica, nobile voce della fame, della pietà,

del dolore, della gioia, dell'amore, l'alta, rauca, sonora,

allegra, trionfante voce di Napoli, era spenta. E se talvol-

ta il fuoco del sole al tramonto, o l'argenteo riflesso della

luna, o un raggio del sole nascente parevano accendere

il bianco spettro del vulcano, un grido, un grido altissi-

mo, come di donna in doglia, si alzava dalla città. 

(Curzio Malaparte, La pelle, Gli Adelphi)


Pensierino. Si conclude il peregrinare di Malaparte al seguito delle truppe americane che da Napoli risalgono al nord. Malaparte ritorna col suo amico Jmmy a Napoli per accompagnarlo all'imbarco verso casa, negli USA. E' l'ultimo amico che gli è rimasto, gli altri sono tutti morti durante i 18 mesi dall'entrata degli Alleati a Napoli il 1 ottobre del 1943. 


3 commenti:

  1. Vedo che hai cambiato ( quasi ) totalmente impostazione al blog: sia nella grafica che nei contenuti.
    Per usare un'espressione tua, meno " alla rinfusa "...
    Non posso che compiacermene: ogni tanto ( e non solo sul blog ) bisogna avere il coraggio di " reinventarsi..."

    RispondiElimina
  2. Eh si , Frida... ho fatto un po' di pulizia estiva con cambio guardaroba.

    RispondiElimina

  3. Ottimo : direi un lavoro riuscitissimo...

    RispondiElimina

I commenti sono moderati per evitare sgradite sorprese.

Una guida dedicata al mio paese

  Lo scorso anno scolastico ho presentato un progetto alla Scuola secondaria di primo grado (le "medie" di una volta) un progetto ...