Non appena le ombre della sera strisciavano lungo i
muri, e il grande soffio nero del mare spegneva le verdi
foglie degli alberi e le rosse facciate delle case, una folla
squallida, lenta, tacita, sbucava dai mille vicoli di Toledo
e invadeva la piazza. Era la mitica, antica, miseranda folla
napoletana: ma qualcosa in lei era spento, la gioia della
fame, perfino la sua miseria era triste, pallida, spenta. La
sera saliva a poco a poco dal mare, e la folla alzava gli oc-
chi rossi di lacrime mirando il Vesuvio sorgere bianco,
freddo, spettrale contro il cielo nero. Non il più lieve ali-
to di fumo si levava dalla bocca del cratere, non il più te-
nue bagliore di fuoco accendeva l'alta fronte del vulca-
no. La folla sostava muta per ore e ore, fin nel cuor della
notte: poi si disperdeva in silenzio.
Rimasti soli nell'immensa piazza, davanti al mare la-
stricato di nero, Jimmy ed io ce ne andavamo voltandoci
ogni tanto a guardare il grande cadavere bianco che si
disfaceva lentamente nella notte, in fondo all'orizzonte.
Nell'aprile del 1944, dopo aver per giorni e giorni
squassato la terra e vomitato torrenti di fuoco, il Vesuvio
si era spento, Non si era spento a poco a poco, ma d'un
ù•atto: avvoltasi la fronte in un sudario di fredde nuvole,
aveva gettato all'improvviso un gran grido, e il gelo della
morte aveva impietrito le sue vene di lava ardente. Il Dio
di Napoli, il totem del popolo napoletano, era morto.
Un immenso velo di crespo nero era sceso sulla città, sul
golfo, sulla collina di Posillipo. La gente camminava per
le strade in punta di piedi, parlando a voce bassa, come
se in ogni casa giacesse un morto.
Un lugubre silenzio gravava sulla città in lutto: la voce
di Napoli, l'antica, nobile voce della fame, della pietà,
del dolore, della gioia, dell'amore, l'alta, rauca, sonora,
allegra, trionfante voce di Napoli, era spenta. E se talvol-
ta il fuoco del sole al tramonto, o l'argenteo riflesso della
luna, o un raggio del sole nascente parevano accendere
il bianco spettro del vulcano, un grido, un grido altissi-
mo, come di donna in doglia, si alzava dalla città.
(Curzio Malaparte, La pelle, Gli Adelphi)
Pensierino. Si conclude il peregrinare di Malaparte al seguito delle truppe americane che da Napoli risalgono al nord. Malaparte ritorna col suo amico Jmmy a Napoli per accompagnarlo all'imbarco verso casa, negli USA. E' l'ultimo amico che gli è rimasto, gli altri sono tutti morti durante i 18 mesi dall'entrata degli Alleati a Napoli il 1 ottobre del 1943.
Vedo che hai cambiato ( quasi ) totalmente impostazione al blog: sia nella grafica che nei contenuti.
RispondiEliminaPer usare un'espressione tua, meno " alla rinfusa "...
Non posso che compiacermene: ogni tanto ( e non solo sul blog ) bisogna avere il coraggio di " reinventarsi..."
Eh si , Frida... ho fatto un po' di pulizia estiva con cambio guardaroba.
RispondiElimina
RispondiEliminaOttimo : direi un lavoro riuscitissimo...