Mio padre aveva, in un angolo del salotto, un violoncello, che non suonava mai. A dir la verità appesi dietro il nero pianoforte Bluthner a mezza coda aveva, oltre alle maschere in terracotta di Ludwig Van Beethoven e di Giuseppe Verdi, due diplomi del Liceo Musicale Giuseppe Verdi di Torino che attestavano che si era diplomato nell'anno scolastico 1933-1934 proprio in violoncello e pianoforte. Ma il pianoforte aveva continuato a suonarlo, il violoncello no. Diceva che per quello strumento ci voleva un esercizio giornaliero, altrimenti si perdeva la mano e lui che si era riciclato dopo la guerra da maestro di banda a rifinitore di pelli alla caseina, non aveva certo il tempo di star lì tutte le sere ad esercitarsi. Non so se avesse avuto mai rimpianti nell'aver preferito ad un futuro come direttore della banda di Nocera Umbra quel lavoro industriale in uno sperduto borgo della provincia di Milano. Non gliel'ho mai chiesto. Forse non era una domanda da farsi: non saremmo nati noi tre figli e la storia sarebbe stata un'altra, altrove.
Il violoncello era rimasto lì per un bel po', poi un giorno sparì senza una spiegazione: l'aveva venduto perché non sopportava di vedere uno strumento non usato in un angolo, quando poteva servire a qualche promettente violinista.
Gli era rimasta la passione per questo strumento che come un contagio mi ha passato. Questa è l'eredità più cara che ho ricevuto da mio padre.
Oltre ad aver la passione, lo suoni pure?
RispondiEliminaSplendido il pezzo del video!!!
Ti cito: "Il violoncello è uno strumento bellissimo come voce e con la viola sono gli strumenti che più amo. I violinisti sono sempre un po' nervosi con quello strumento striminzito in mano che pare che gli scappi da sotto le dita da un momento all'altro. Quelli che suonano la viola ed il violoncello sono invece più paciosi, meno tesi, inclini alla pancetta e al sorriso. Poi che suono esce da lì: caldo, avvolgente, senza punte e strilli e squilli, ti prende per mano e ti sembra di allontanarti in un prato verde pieno di margherite." Perfetto!:))
RispondiEliminap.s.
Che bella deve essere stata la tua casa con la musica dal vivo!
E no Angelo, purtroppo non lo suono. A casa mia una generazione si ed una no suona, così ora il pianoforte lo suona mio nipote e , naturalmente, ha preso quell'ottimo Bluthner...
RispondiEliminaGiacynta mi stupisci sempre ... chi si ricordava più di aver scritto quelle cose... Mio padre suonava spesso e casa mia è sempre stata piena di musica. L'incontro tra mia mamma e mio papà è stato grazie alla musica: mio nonno materno era un ottimo organista e con mio padre facevano bei concerti; poi da cosa nasce cosa...
Con mio padre ho cominciato ad apprezzare la musica di Chopin e di Verdi e dei classici, ma anche le canzonette di San Remo: conservo ancora gli spartiti di Umberto Bindi, di Renato Carosone, Blue le mille bolle blu ecc ecc
Bellissimo! Magnifico. Grazie. Di tutto. Del video, e del tuo racconto.
RispondiEliminaCerto, il pianoforte è, in prima approssimazione di chi vuole trarne qualche suono, strumento molto più amichevole di uno strumento a corda come il violoncello, la viola, il violino. Una volta accordato il pianoforte, pigi un tasto e quello suona quella nota, esattamente quella, così temperata dall'accordatore. Inoltre, anche un bambino può farlo suonare. Con uno strumento a corda, le cose stanno diversamente: ogni volta prima di farlo suonare devi accordarlo, a partire da un la e di quinta in quinta e ci vuole orecchio, e una volta accordato hai fisse solo le quattro corde a vuoto: per ottenere qualsiasi altra nota devi pigiare la corda giusta sulla tastiera nel punto esatto senza nessun riferimento sulla tastiera stessa: per dire, non ci sono stanghette come nella chitarra o nel mandolino - c'è la corda e il tuo dito deve andare a poggiarsi all'altezza giusta e in frazioni di secondo perfezionare il suono finché non è quello che cerchi con il tuo orecchio - se ce l'hai, l'orecchio per fare una cosa così, nota dopo nota per tutte le note del pezzo musicale.
Ma c'è un vantaggio, per gli orecchi musicali più fini, nelle note accidentate: per esempio, nel pianoforte do diesis e re bemolle sono sempre la stessa nota, data dal tasto nero tra do e re. Il bravo violinista, o violoncellista, nel corso del pezzo musicale suona esattamente l'una o l'altra, fa differenza tra le due note, come dovrebbe essere.
Tu, queste cose le sai certamente bene: scusami, se ho fatto il saccente!- e grazie di nuovo.
heilà Rom che piacere leggerti qui -:)))
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