C'è un uso un po' strumentale della poesia, molto di moda sui blog e non solo (basta pensare al mondo degli sms): quello di usarla per dire delle cose proprie, intime, inconfessabili, sconce, o semplicemente che riguardano la sfera dei sentimenti.
Si presenta una bella poesia, la si inquadra nel proprio contesto, la si invia per mail in risposta ad un messaggio amoroso, ad una lettera tra ex o futuri amanti e si lascia che faccia il suo "effetto". Come direbbe Jannacci "per vedere di nascosto l'effetto che fa".
In effetti molti poeti si sono un po' prestati a questo gioco sostenendo che la poesia non è di chi la scrive , ma di chi la legge... Presa per buona questa definizione, quando a leggere questo componimento sono in due o tre persone che succede? Ciascuno la interpreterà come vuole ed il fraintendimento è assicurato!
I poeti poi sono assai parchi in spiegazioni delle loro opere, dicono in sostanza che "chi vuol intendere intenda", si nascondono, giocano a rimpiattino, truccano le carte, fanno perdere le tracce delle loro citazioni o ispirazioni. Insomma è tutto un gioco di camuffamenti, il loro. Ma quando questo gioco si sposta agli "utilizzatori finali" di poesia ed al loro sconsiderato uso di queste armi improprie, la cosa si fa assai più imbarazzante e gli esiti spesso sono dirompenti.
Conclusione (consiglio): se devi dire una cosa ad una persona, non mandarle una poesia...
D'accordo con te Guglielmo!
RispondiEliminaTi sono arrivate poesie?
RispondiEliminaMannaggia Angelo, come hai fatto a capire ??? -:))))
RispondiEliminaLaura, è già un po' di tempo che siamo in sintonia: a te piacciono i miei pensierini ed a me piacciono le tue foto -:)))
:-) sai che se avessi letto questo pezzo ovunque, senza firma né altro in riferimento all'autore avrei pensato proprio a Guglielmo?...
RispondiEliminaun caro saluto