giovedì 12 novembre 2020

Un moderno Chisciotte

Chisciotte, nella versione moderna di Antonio Moresco, è ricoverato in un manicomio, e per controllare la sua irrequietezza il Direttore della struttura gli mette alle costole un improbabile infermiere di nome (nauralmente) Sancio. Chisciotte la prende malissimo. Sancio gli pare (ed è) un emarginato. Chisciotte lo osserva e vede un ragazzone con "un cespuglio di capelli sopra la testa, i piercing, i tatuaggi scemi, la cintura dei jeans bassa da cui spunta un ciuffo di peli pubici".  

Eppure...

«Visto che mi è stato dato in sorte questo miserrimo e abominevole compagno di viaggio,» dice all'improvviso, a bassa voce, nella penombra «proverò lo stesso ad aprire il mio cuore a lui...»

Si interrompe per un istante, poi riprende: «Perché il mio cuore è troppo colmo e a qualcuno devo pur aprirlo, anche a costo di farlo con una simile bruttura, un simile scempio umano senza speranza...».

Lui Chisciotte è qui prigioniero, ma all'improvviso trova in una stanza attigua al suo reparto una ricoverata in ortopedia ingessata dalla testa ai piedi che lui riconosce essere Dulcinea. Ma poi riconosce in altri ricoverati i letterati di tante epoche bistrattati ed emarginati, ma che formano un esercito resistente ad un mondo che sta per crollare.

Antonio Moresco, Chisciotte, SEM, 2020

  

1 commento:

  1. Sempre interessantissimi i tuoi spunti di autore caro Guglielmo
    I miei complimenti
    Maurizio

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