domenica 3 gennaio 2010

Carlo Crivelli e i suoi mondi fantastici. Una visita a Brera.

E' sempre bello tornare a Brera e visitare la sua Pinacoteca. L'occasione la mostra antologica su Carlo Crivelli  (Venezia, 1430/1435 – Ascoli Piceno, 1490/1495). Naturalmente come è possibile entrare a Brera e non guardare le sale con i dipinti più (e meno) importanti? Così ecco il giro:
L'Oratorio di Macchirolo XIV secolo (spostato qui e ricostruito a grandezza naturale con la sua mandorla al centro);
Poi le sale dei Fondi oro dal XII al XV secolo [da ammirare la Crocifissione di Gentile da Fabriano e Madonna con bambino di Ambrogio Lorenzetti];
Nella VI sala ci imbattiamo di colpo  nel Cristo morto e tre dolenti di Andrea Mantegna e nella Pietà di Giovanni Bellini.

Percorso tutto il corridoio si entra nella grande sala VII nella quale campeggia una enorme tela di Gentile e Giovanni Bellini con la Predica di San Marco ad Alessandria d'Egitto un dipinto dove la fantasia dei pittori si esprime in tanti piccoli particolari inventando architetture, costumi ed animali.
Poi passando nelle altre sale troviamo di TIZIANO vercellio un San Gerolamo penitente, un drammatico Ritrovamento del corpo di San Marco del Tintoretto, un San Sebastiano di Vincenzo Foppa, un Crocifisso con i santi di Giovanni Bernardino e Giovanni Stefano Scotti [i due ladroni crocifissi attirano immediatamente l'attenzione con le loro smorfie di dolore].
Si entra nel lungo corridoio X dedicato all'arte moderna e qui si possono ammirare: una bellissima Rissa in galleria di Umberto Boccioni, un Bue squartato e Fiori secchi di Mario Mafai,  le scolture di Marino Marini, una Testa di toro di Picasso, i paesaggi urbani di Mario Sironi [impressionante il Paesaggio urbano con viandante].
Usciti da questa sezione non ci rimane che riprendere il cammino nelle sale arrivando alla strepitosa sala XXIV con la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio (appena restaurato) e il bellissimo Cristo alla colonna di Donato Bramante. Una sala dove rimanere in silenzio per lunghi attimi a contemplare la bellezza pura.
Le altre sale sembrano perdere di valore dopo aver sostato nella XXIV. Ma c'è un ultimo (forse nemmeno...) colpo di coda con l'arrivo nella sala XXIX e dietro alla parte si scopre La cena di Emmaus di Caravaggio. Ho già parlato di questo quadro, ma non resisto a descriverlo un'altra volta. Si tratta dell'episodio raccontato dai Vangeli
35 Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. 36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". 37 Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. 44 Poi disse: "Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi". 45 Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: 46 "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno 47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Di questo voi siete testimoni.
Si conosce un solo nome dei due discepoli: si chiama Cleopa, l'altro rimane sconosciuto nel passo di Luca ( 24,35-48) che ho riportato.
Gesù deve dare la prova di essere il risorto ai discepoli increduli, apre loro la mente e si rivela. Questo è esattamente il momento rappresentato da Caravaggio.

Cleopa si aggrappa al tavolo protendendosi verso il Cristo, l'altro discepolo (nell'ombra) solleva una mano dallo stupore. Ma sono le altre due figure quelle che segnano il quadro e lo completano: l'oste che guarda, sente ma non capisce (la rivelazione non è per lui?), la cameriera che non guarda forse non sente nemmeno, sembra persa in sé stessa nella sua sofferenza (o malattia), il suo volto pallido è vecchio, tirato, non partecipa in nessun modo alla scena, ma questo suo apparente isolamento la pone come alternativa al volto illuminato del Cristo, una alternativa di una umanità chiusa nella sua fatica di vivere.
Chi guarda è posto in questo varco tra i due discepoli e può ugualmente scegliere il suo sentimento di fronte a questa rivelazione: partecipare emotivamente alla scoperta, guardare e non capire, non guardare e rimanere prigioniero nella propria sofferenza.
Si guadagna l'uscita ammirando ancora qualche capolavoro: una Crocifissione di Giuseppe Maria Crespi in cui un Cristo alla croce si staglia in un cielo plumbeo, è il momento della morte; il Portarolo seduto con cesta, uova e pollame di Giacomo Ceruti; il Bacio di Francesco Hayez (per la gioia dei Baci Perugina); un meraviglioso Il carro rosso di Giovanni Fattori ed il delicatissimo Fanciulla nella stanza di Gerolamo Induno.  Naturalmente un grande Quarto stato di Pelizza da Volpedo poi campeggia nell'ultima sala, ma è solo un attimo.
E Carlo Crivelli ? A lui sono dedicate alcune sale che riproducono grandi pale d'altare o quadri e la mostra è completata dalla presentazione di decorazioni di tappeti anatolici coevi per sottolineare la ricerca delle decorazioni finissime fatta dal Crivelli.











5 commenti:

  1. Non sono mai stata alla Pinacoteca di Brera, ma quelle volte in cui mi capitano belle mostre a Roma, mi accorgo che il sapore e l'odore dell'aria hanno qualcosa di magico, sarà l'ammirazione per opere conosciute e sconosciute, per gli artisti sublimi, per la consapevolezza del genio e della nostra incapacità, certo è che il piacere è sempre grande.
    I tuoi post sono sempre piccoli viaggi meravigliosi.

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  2. grazie di averci fatto da guida in questo bel giro.
    Ma pur vergognandomi un po' lo devo dire: la Madonna nella pietà di Giovanni Bellini è tremenda! sembra uno scimpanzé.
    marina

    Non riesco a credere di averlo scritto. Oddio, l'ho davvero scritto!

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  3. Non so se il commento è stato preso o meno.
    Lo riscrivo, in caso lo cancellerai.
    Non sono mai stato alla Pinacoteca di Brera e non posso che dispiacermene. Ti ringrazio per la visita virtuale, ma anche molto realistica, che mi/ci hai fatto fare.
    Non è la prima volta che vengo ma non avevo mai commentato.

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  4. @Marina. La Madonna di Bellini è un po' bruttina, ma assai realistica in quell'atteggiamento di partecipazione al dolore del figlio. A me fanno assai più ridere i boccolotti del discepolo, sembra che sia uscito dal parrucchiere poco fa e che parrucchiere... -:)))
    @Luz. Si, viaggi: è questa la forma che ho deciso di perseguire nei miei post per quest'anno. Fare delle passeggiate per scoprire angoli diversi, anche (apparentemente) molto lontani, ma che seguano un filo di ragionamento, degli indizi comuni. Qualche piccolo obiettivo bisogna pur darselo, no?

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  5. @Gap. Ben arrivato. Cammina con calma: questo è un posto tranquillo dove nessuno alza la voce se non per fare invettive contro l'ignoranza, l'arroganza del potere (qualunque esso sia)...ciao

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