Roma, 13 giugno 1914 - Rapallo, 9 marzo 1998 |
Poi venne il racconto Pellerossa e poi ancora le traduzioni dei racconti di Katherine Mansfield Preludio e Alla baia. Subito dopo queste letture e traduzioni, Anna Maria Ortese scrive Solitario lume.
Incipit Pellerossa da Angelici dolori, Adelphi, p. 21
Non più di tre anni fa, esistendo ancora mio fratello Manuele, poiché la pin bella stanza della casa, quella d’angolo sul porto, era priva di mobili e solo arredata di cassoni e brande, io potevo sognare quello che dico, ora assurdo e lamentevole sogno. Un veliero dunque, una "Maria Rosaria" di quelle che attraccavano un tempo sotto le finestre caricando barili, con spettacolose rande e fasciame, vecchio ma buono. A bordo di questa obbediente casa andavamo il fratello rnaggiore e io dolcemente navigando, prima sotto la costa sorrentina, poi giù verso la Sicilia e quindi, fatti esperti da alcuni mesi di navigazione, sopra i mari aperti del mondo, quali l’Atlantico e 1’iridato (nella mente) Pacifico. Lui avrebbe capitanato la nave, io, provvista di colori tedeschi portati da casa, avrei dipinto i paesaggi e la gente colorata di quei posti, grande mia passione.
Incipit Preludio da Tutti i racconti di Katherine Mansfield, Adelphi, p. 3
Nel carrozzino non c’era un centimetro di spazio per Lottie e Kezia. Pat le issò in cima ai bagagli, ma lassù vacillavano; il grembo della nonna era occupato e Linda Burnell non avrebbe certo potuto reggere per molto il peso di un bambino. Isabel, dandosi un sacco d'arie, era appollaiata a cassetta, accanto al nuovo uomo di fatica. Borse, valigie e scatole erano ammucchiate per terra. "Queste sono cose di assoluta necessità e non voglio perderle di vista neanche un minuto" disse Linda Burnell, con la voce tremante per la fatica e l’agitazione. Lottie e Kezia rimasero sul prato appena dentro il cancello, tutte pronte per la mischia, nei loro cappotti guarniti di bottoni d’ottone con le ancore e i berrettini tondi coi nastri da marinaio. Mano nella mano, osservavano’con occhi sgranati e solenni prima le cose di assoluta necessità poi la loro madre.
Poi vennero i suoi racconti prima , durante e dopo la guerra raccolti in Angelici dolori e poi, negli anni '50, Infanta sepolta.
Così la Ortese commenta questi racconti in Corpo celeste, ed. Adelphi, p.73.
Questi racconti, una trentina comprendendo anche quelli che non pubblicai, furono tutti tentativi, dapprima felici,poi via via nevrotici e travagliati, di rendere il primo impatto col mondo (estasi, meraviglia)e poi lo sconforto vedendo questo mondosempre più mutarsi in un deserto, dove nessuna cosa sembrava avere senso, destinazione: un mondo di mostri e fantasmi. E il primo di tutti era quella ragazzetta delle osservazioni sulla nave e la zona di ieri dove la nave è passata. Per questa ragazzetta, votata istintivamente a contemplare, meditare, apprendere emozioni sempre più rare e isolate -in questo mondo già spazzato dalla guerra e dove la prima civiltà Sette-Ottocento non era più, e una nuova civiltà molto sinistra veniva avanti -, non era davvero più posto.
Percorsi che portano verso qualcosa che ho già sentito passeggiando nel tuo blog. La ragazzetta sarà anche un fantasma ma l'alternativa qual è? Il vuoto pneumatico?
RispondiEliminaFaccio il tifo per i fantasmi sognatori.
:)
Agli scrittori si chiede di "annusare" l'aria e dirci dove stiamo andando. Sono proprio i più visionari e meno "realisti" che riescono a captare i segnali del divenire e lanciano le loro luci , spesso tragiche ed inquietanti, sul futuro. Le loro sono profezie, ma anche avvertimenti e quindi c'è possibilità di correzione del destino. Anch'io , come vedi , faccio il tifo per i fantasmi sognatori...-:)))
RispondiElimina@FIUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!! :)))
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