Ho realizzato ormai che il modo migliore per non trovare un libro è metterlo in una libreria ordinato per autore. Basta una lieve disattenzione, si ripone il libro in uno scaffale sbagliato ed il gioco è fatto, non si troverà più. La scorsa settimana mi è capitato con Il ragazzo morto e le comete di Goffredo Parise che avevo consigliato a mia sorella per una sua nuova (ennesima) antologia per la scuola. Il libro sembrava assolutamente sparito ed era, inspiegabilmente, lì dietro l'angolo.
Questa è una sera d'inverno. Prima che il buio e il gelo arrivino nei cortili a tramontana per tutta la notte, Giorgio, Abramo e gli altri ragazzi accendono fuochi con foglie fradice, rami morti e carta raccattata nelle immondizie. Il fumo pieno di umori estivie di erbe aromatiche cammina dentro i cunicoli delle fogne dove il canale s'insinua a trasportare erbe, gatti morti, piccoli involti dal contenuto roseo e informe, spellato dall'acqua.A quest'ora si illuminano le finestre nella soffitta dove abita la famiglia di Abramo. Due grandi stanze dal pavimento di mattoni sono la casa di Abramo; una ha nel mezzo la tavola, ai ganci del soffitto - coperto di giornali e di manifesti, con molte macchie e disegni di umidità - sono appese le pentole di alluminio e la lampadina. L'abbaino è la finestra più grande della casa. Ora vede le stelle, ma a volte la pioggia e in certe notti le eclissi di luna. Nella stanza vi sono i tre letti di ferro spinti fin dove il tetto degrada, un armadio di lamiera, una poltrona di vimini. degli ombrellini da sole; e infine il grammofono a cilindri, l'indimenticabile macchina che non manda più suono ma per un tempo infinito muove e fa girare rotelle lucenti nel buio.(incipit da Goffredo Parise, Il ragazzo morto e le comete, Adelphi)
Oggi è stata la volta di Montedidio di Erri de Luca che cercavo per una promessa fatta a Giacynta di citare un suo passo: era un proseguimento di un percorso che partiva dai racconti su Napoli di Anna Maria Ortese. Il libro sembra svanito nel nulla, lo troverò tra qualche mese.
“‘A iurnata è ‘nu muorzo,” la giornata è un morso, è la voce di mast’ Errico sulla porta della bottega. Io stavo già là davanti da un quarto d’ora per cominciare bene il primo giorno di lavoro. Lui arriva alle sette, tira la serranda e dice la sua frase d’incoraggiamento: la giornata è un morso, è corta, diamoci da fare. Ai vostri comandi, gli rispondo, e così è andata. Oggi scrivo la prima notizia per tenere conto dei nuovi giorni. Non sto più a scuola. ho fatto tredici anni e babbo mi ha messo a lavorare. E’ giusto, è ora. L’istruzione obbligatoria va fino alla terza elementare, lui mi ha fatto studiare fino alla quinta perché ero malatino e poi così avevo un titolo di studio migliora. Qua intorno i bambini vanno a lavorare pure senza scuola, babbo non ha voluto. Fa lo scaricatore al porto, non ha studiato, solo adesso sta imparando a leggere e scrivere alle lezioni serali della cooperativa degli scaricatori. Parla il dialetto e ha soggezione dell’italiano e della scienza di quelli che hanno studiato. Dice che con l’italiano uno si difende meglio. Io lo conosco perché leggo i libri della biblioteca, ma non lo parlo. Scrivo in italiano perché è zitto e ci posso mettere i fatti del giorno, riposati dal chiasso del napoletano.(Incipit da Montedidio di Erri De Luca, Feltrinelli)
In compenso andare a grufolare tra i libri cercando qualcosa di gustoso da assaggiare, mi ha fatto riscoprire un vecchio libro di J.J. Van Der Leeuw, Dei in esilio, ed Alaya Via Rovello, 5 Milano, 1951, L.500, che da molti è considerato un un libro "illuminato" per iniziati. Non mi sembra il caso di parlare nemmeno di sfuggita di teosofia al 10 di luglio, farei scappare anche i miei due lettori. Anche la storia di questo libro regalato come un "prezioso tesoro", non alzerebbe l'audience e dimostrerebbe solo che non si danno le perle ai porci.
Mi basta aver lanciato un'esca.
Trovo invece il solito segnalibro con un mio appunto datato 22/07/2003 che recita:
Trovo invece il solito segnalibro con un mio appunto datato 22/07/2003 che recita:
Ma un giorno sente una canzone che conosceva fin dalla sua giovinezza: allora, in un improvviso spasimo, egli ricorda tutto quello che ha perduto, rendendosi conto, con dolore, di essere in esilio...
Mi pare già di aver "deragliato" abbastanza ed è il caso di attendere il fresco della sera...
Una di due lettori: presente! Non è vero che non mi interessa la teosofia!
RispondiEliminap.s.
è vero, hai deragliato anche oggi ( con l'ultimo passo ). Inutile bacchettarti, ci rinuncio! :))
Meno male che ci sei Giacynta, che qui è un mortuorio -:)))
RispondiEliminaPer l'ultima deragliata che ci vuoi fare, mi è scappata così... ma i libri li riempio sempre di bigliettini e segnalibri che non servono a nessuno tranne che a me...
Sono molto belli i passi che hai riportato, ti ringrazio. E smettila di fare il disfattista!!!!!:)))
RispondiEliminaNon mi ricordi più chi ha detto: Obbedisco ! -:)))
RispondiEliminaciao, è sempre un piacere ...
Manca all'appello l'altra mia lettrice... L'avevo detto che la teosofia non "tira"... -:)))
RispondiEliminaEro di passaggio. Avevo iniziato a leggere pensando a qualcosa di leggero del genere libri dei coniugi Pease, tipo: “Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano a chiedere”…
RispondiEliminaChe sciocca. Tu non scrivi mai per … niente . Non saprei parlare di teosofia.
Mi piace pensare che i libri si nascondano quando non ti servono e che s’impongano alla tua attenzione quando pensano che tu possa aver bisogno di loro. Dei pagani, forse? Conferme per uno stato d’animo?
Aiuti per ricordare che alcuni momenti li abbiamo già vissuti, sofferti e poi superati?
Mah… Per fortuna i libri CI SONO.
Ginetta
(ci sono ci sono, è che ho così poco tempo in ufficio che più di così, ogni tanto due parole e un sorriso, non ce la fo:)
RispondiElimina(ps. e leggo pure i commenti oltre ai post!:)
RispondiEliminapps. giacy.nta, e se fondassimo un Guglielmo Fan Club? forse la smetterebbe di lamentarsi sempre :) :) :)!!
RispondiEliminaNo no Frammentaria, per favore ... lo sai che sono brontolone. Mi applico mi applico , ma il cambiamento è difficile -:)))
RispondiEliminaDevo tirare il 4 agosto e poi forse per 15 giorni mi riprendo un po'...
@Frammentaria: si, ma non dovrebbe saperlo, altrimenti inizia a a brontolare ( come vedi, lo ha già fatto! ) :)
RispondiEliminap.s.
scusa per il ritardo con cui ti rispondo ma sono in ferie a singhiozzo:)