sabato 1 settembre 2012

In exitu


da “In exitu” di Giovanni Testori, Garzanti, 1988

Franco Branciaroli recita In exitu alla Stazione Centrale di Milano (1989)

[...]
Mi manca. La forsa mi. Forsitam. Scarlìgo. Et sepùl. Sepultus erim. Indove? Un’oppiata est. Est. Me. Ego. Te. Tu. Lui. La sacra unziò. L’ostia! L’ost! L’ost! Nel corteo gh’eva delli angeli. Et arcangelos. Mamma, ‘scolti no el to’ Gì? Et verbum. Mai et. Più ammò mai. Di dubitabil no. I. Gli. Los. Les. I. I. I. Et i. Et sepulcra. Et arum della. Della. Della. Della, cosa? Sepulcrarum ruina. Et gloria. La qual’è: merda. Cagata. Immerdàta sbora. Anca, anca dòpu. ‘Lora. Avarànno gli angeli inzuppate l’ali. Di farinetta san. Santìs. Di sbora. I eroì. La vagina dell’esistere no. Et nòsingh. Fà l’istès. D’acqua dei piasciatoi, et orì, averànno. Inzuppate averànno. Anca. L’ali lor. Di tuttissime, anca, le evacuazioni e di tutte, anche, le esalazion e le diòs. Le diòs. Le dios. Le sine. O come si nominano nell’ecologica, nei ecologichi, ansi, et sepulcra? Sborarum sepulcra. Esaltazion dei miti fabbricanti il destì, o i destì, dell anonpiù carna-carna, del nonpiù osso-osso, della nonpiù merda-merda, della nonpiù, gnanca, sbora-sbora, o viscidità glandea. Cagheremo artificiàl. E non mente. Il testo de il. Ancorchè. Fatt’è. Il più fu. Nel dervire ch’ho fatto. La bocca ho. E i làber. No al vicì di qui, de la Gar. Remèmber, ignoto violator dell’oral mia juventute. No de lì.
Bensì…
Bensì, cosa?
De un altare.
Cosa vai dicendo, ‘desso, Ribò?
De un altare-altare.
Puoi specificar meglio?
Certo.
Specifica, allora.
De un altare di lei. D’una gièsa.
Sarai. Esecrato sarai. Sputato. Vomì. Vomìtat.
Lo son digiamò.
Ma, io…
Te?
Io, qual scrittore…
Te, qual scrittore?
Non possim.
Te, te pòdi no? E, ‘lora, tira via la stilo d’in del quaderno e ferma el lìber.
Fèrmel. Sù! Fèrmel!
Al punto questo?
A queschì! Sì! A queschì!
Ma, tu sei. Lì, sei. Su del tavolo. Di marmore. Nudo, sei.
Come se già defù.
Megli’è. Vedràmmi per quel ch’io son. Et vàlsi.
Conciato così? Trivellato così? Da tutti? I buchi i? Da tutte le sirìn? Disuman’è. Quei coaguli d’emato. Violàstr. Quelle. Lor, ecco. Quelle lacerate crost. Et. Infette et. M’oppongo. Anzi: oppòngomi.
Con la forza, tutta. Cioè niènt. Con la che mi rès. Resto. Su del marmore del. Come potrei come? Del rest, come? Muovermi, come? In attesa stò. Rèst. Hic. Sto. Hic. Hic. E in attesa di che e di chi?
Di quel che tu et omnes. Anca i. Anca i. I atei anca. Ciamàte, voi, Jesus. Et giuntate, poi: Cristo. Lui, ecco…
Lui?
Lui.
Così. Esattamente. Lui. Ello. In lumine. Il Lui che sarè.
[...]

Pensierino. Cosa può fare la lingua! Cosa può fare il pensiero!
Travolgere e farti perdere i sensi per ritrovare il senso, o perderlo, definitivamente.

3 commenti:

  1. spe che rileggo...giusto che lingua è? latino con dialetto veneto? Mi piace però!!

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  2. x Maurizio e Janas. Già che lingua è... Un impasto di latino e dialetto milanese (e non solo), lingua "bassa" e lingua "alta". Affascinante, no ?

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