lunedì 11 marzo 2013

Barbablù secondo Amélie


Un libro deve essere così. Tirarti dentro in un attimo fin dall'inizio, trascinarti senza che te ne accorgi alla fine, trattenere il respiro perché sta per finire. Questo è quello che mi è capitato con questo piccolo libro di Amélie Nothomb che si intitola Barbablù (edito da Voland) e che naturalmente consiglio. Dimenticavo: la lunghezza del libro è per me essenziale e questo con le sue 103 pagine è perfetto.
(Il dialogo che segue è tra Saturnine e don Elemiro Nibal y Milcar alias Barbablù).
- Che macchina fotografica ha?
- Una Hasselblad. Ho una scorta di pellicole superiore al mio consumo.
- Il tempo di posa è lungo con quell'apparecchio, no? Non facile, per un ritratto.
- È vero. Ma in otto sedute, ho fatto progressi.
Saturnine fu colta da un attacco di tosse che alla fine si trasformò in singhiozzo.
- Ha fatto solo otto sedute di posa nella sua esistenza? Ha fatto solo otto foto?
- Ho scattato solo otto volte.
- Io che sono una pessima fotografa, ho scattato molto più spesso.
- Forse per questo è una pessima fotografa. Non ha preso coscienza dell'impatto di quel gesto. Per qualsiasi disciplina, il miglior motore è l'ascesi. A chi vuole scrivere, si dia poca carta. Al cuoco in erba, si propongano tre ingredienti. Oggi, principianti di ogni sorta ricevono un'orgia di mezzi. Questo non giova loro.
- Otto donne, non è così poco.
- Per l'amore o per la fotografia?
- Quale delle due discipline la attrae di più? 

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