sabato 26 dicembre 2009

Fantasmi, Paul Auster da Trilogia di New York


[Trama. Blue è ingaggiato da White per pedinare Black e stendere un rapporto giornaliero su quello che fa. Blue segue Black che non fa apparentemente altro che girare per la città, senza parlare con nessuno e poi , rientrato nel suo appartamento, si mette alla scrivania e scrive. Blue prende un appartamento davanti a quello di Black e lo osserva ogni giorno. Dopo mesi di questa vita, Blue comincia ad avere dei dubbi e giunge alla conclusione, plausibile, che White sia in combutta con Black contro di lui, che lo vogliano in qualche modo "incastrare".]
In tal caso, cosa gli stanno facendo? Niente di così terribile, in definitiva...almeno in senso assoluto. Lo hanno intrappolato nell'inazione, in un'accidia tale da annichilire quasi la sua vita. Sì, dice Blue fra sé, è così che mi sento: come un niente. Come un uomo condannato a sedere in una stanza e continuare a leggere un libro per il resto della sua vita. E' bizzarro questo: essere tutt'al più semivivo, vedere il mondo solo attraverso le parole, vivere solo per mezzo delle vite altrui. Ma forse se il libro fosse interessante non sarebbe nemmeno una tragedia. Potrebbe farsi coinvolgere dalla trama , per così dire, e a poco a poco scordarsi di sé. Ma questo libro non gli dà nulla. Non c'è storia, né intreccio, né azione...nient'altro che un uomo seduto da solo in una stanza a scrivere un libro. Tutto qui, capisce ora Blue, e decide che non ne vuole più sapere. Ma come uscirne? Come uscire dalla stanza, cioè dal libro, che continuerà a essere scritto finché lui rimarrà nella stanza?

PS Salvador Dalì, La persistenza della memoria [o Orologi molli] 1931.
E' uno dei quadri più famosi di Salvador Dalì, nel quale l’invenzione degli «orologi molli» diventa una chiave della sua pittura.
Il tempo meccanico, misurabile con gli orologi, è messo in crisi dalla memoria umana, che del tempo ha una percezione ben diversa.
Il tempo scorre secondo metri assolutamente personali, veloce quando si è felici, lento e pesante nella tristezza. 

6 commenti:

  1. Non è il primo caso, nè l'ultimo di scrittore che rinunci all'attimo, al tempo sequenziale, in nome delle parole. Impossessarsi del tempo, viverlo e dominarlo, farlo divenire durata attraverso la scrittura, comporta la rinuncia al presente...

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  2. Tremendo, Giacinta. Ho sentito a radiatore ieri sera l'ultimo intervento di Peppino de Filippo prima di morire. Parlava in un teatro credo e diceva cosa è stato per lui il teatro: un gelo intorno (parlava dei sentimenti, della famiglia, dei figli) e dentro un cuore sanguinante che batte forte.

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  3. x Giacinta. Non so se sia così, perché non sono uno scrittore. Se è davvero così aggiungere "per fortuna" !!!
    PS naturalmente mi riferivo a Eduardo De Filippo e non a Peppino...

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  4. E chi ha scritto "Traversagnetta", allora ? :-))

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  5. x Giacy. Un chimico che ci ha impiegato 15 anni... figurati !!! -:)))

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