Possiedo un certo numero di vecchie fotografie del paese dove vivo, patrimonio o di famiglia (un vecchio zio appassionato di fotografia) o di ricerche nelle case. Quasi sempre in queste fotografie è presente qualche persona. Non c'erano due cattive abitudini dei fotografi moderni: escludere le persone ("scusa spostati un po' che devo fotografare il monumento") o , peggio, quello di mettere davanti al monumento in posa delle persone sorridenti.
Per il fotografo di 60-80 anni fa la cosa era differente. La foto era un evento in sè. Rarissime sono le persone in posa, se non nelle foto di gruppo di associazioni; molto più frequenti quelle di grandi eventi religiosi (processioni, messe solenni), dei matrimoni più importanti e spessissimo anche di funerali. A dire il vero c'erano le foto di singole persone o di gruppi familiari ristretti (padre madre e figli), ma erano quasi sempre fatte in studio con pose studiate e stereotipate su fondali classici (colonna dorica, tenda drappeggiata). La moglie sta seduta con in braccio i bambini ed il marito fissa l'obiettivo appoggiando una mano sulla spalla di lei che rivolge il viso al marito guardando in sù. Poi ci sono le foto di pargoletti nudi su vaporosi cuscini di taffetà, ma sono sicuramente ricchi pargoli della borghesia.
Nelle foto di scorci di paese (come dicevo prima di questa digressione sui personaggi delle foto), si vedono sempre persone ferme per strada, per niente in posa, come se il fotografo volesse rappresentare il paese mentre vive una normale giornata, con la gente che passeggia o passa in bicicletta, il cane che scodinzola dietro al suo padrone che si è fermato a parlare con un amico, le donne con la sporta delle spesa...
E' una idea di fotografia più aderente alla realtà, non astratta, ma maledettamente concreta e viva.
Ci sarebbe da riflettere molto su come usiamo oggi la fotografia e sul rapporto che abbiamo con la realtà che ci circonda.
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Realismo fotografico, quello che ti piace. Che è molto diverso dal fotografismo reale di oggi. Si dice così, no? Credo di sì: è fotografismo, non fotografia.
RispondiEliminaPerò forse ti può essere utile considerare che molte foto in cui compaiono persone in modo riconoscibile non sono pubblicabili senza l'autorizzazione - poi si fa, ma a me capita tante volte di non pubblicare foto in cui compaiono persone che fanno parte della normalità della scena. Volevo dirti: se aspetto che qualcuno si sposti per fare una foto a un qualcosa è perché so che quasi certamente la dovrò tenere per me. Insomma, tu potresti pensare che sono un fotografista invece di essere un fotografo, e questo magari non me lo merito.
:-)
xRom e non solo. Quel che dici è vero. Di quegli uomini in piazza col cane si sa il nome ed il soprannome. Si è dimenticato solo il nome del cane che rimane anonimo. Per fortuna non dobbiamo rispettare la privacy dei cani e si possono fotografare a piacere senza liberatoria...Quindi i piccioni li puoi continuare a fotografare a piacere... -:)
RispondiEliminavorrei dire tante cose ma non ho tempo. che sempre. o come mai.
RispondiEliminasicché mi limito a dire che ho un cofanetto pieno di fotografie dei miei genitori e dei nonni, anche parenti sconosciuti, o magari neppure parenti. a volte apro il cofanetto e le guardo con attenzione. scopro tante cose...
ho comprato una cornice digitale, ci ho caricato su le foto dei bambini, di qualche viaggio, le foto della mia infanzia e ne scannerizzata qualcuna dal cofanetto...poi la cornice le presenta random, senza ordine, così è un continuo ondeggiare del tempo. ci perdiamo le giornate appresso a quelle foto ora, a volte facciamo tardi perché non riusciamo a staccarci da questo avvicendamento continuo di colori e facce e pose e bianchi e neri.
cià Guglielmo
Il problema della privacy non è un problema da poco. E così si finisce per evitare. Un gran peccato, davvero. Sono d'accordo che le foto con persone acquistano movimento, che altrimenti è difficile da rappresentare.
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