lunedì 9 gennaio 2012

Libri letti nei libri: Tu, sanguinosa infanzia

Un po' di tempo fa sempre Giacynta (il dialogo a distanza si infittisce) ha lanciato un gioco: libri letti dentro i libri. Naturalmente, con la mia solita flemma, arrivo in ritardo all'appuntamento e anche un po' per caso. Intendiamoci, mi piace la puntualità, ma qui si parla di puntualità intellettuale e in questo campo sono decisamente "tardo".
Rimedio in qualche modo proponendo la lettura di questo libro che trascino da qualche settimana, per pigrizia, per... Si intitola Tu, sanguinosa infanzia di Michele Mari e dal titolo intrigante si capisce che è il racconto di una infanzia tormentata, ma la scoperta è che il tormento si chiama lettura. E' esattamente il contrario della mia infanzia che è passata spensierata in tutt'altre faccende affaccendato (caccia agli uccellini con la fionda e interminabili pomeriggi passati sugli alberi a fantasticare).


Dunque le cose stavano cosi. Mio padre mi significava il suo affetto con un gesto esplicito che non concomitando il Natale né il mio compleanno aveva dello straordinario, al punto da rasentare l’impudicizia: un gesto che tanto più io sapevo generoso quanto più conoscevo la speciale sconvenienza di cui aveva dovuto caricarsi. Ora quel gesto aveva ad oggetto un libro, che in quanto tale aveva non solo un suo costo (insopportabile idea, nutritiva di altra colpevolezza, che alcuno spendesse soldi - i preziosissimi soldi - per me), ma anche un irnplicito valore utopico legato all’edonistico-pedagogico auspicio che io, il destinatario, ne traessi diletto e con il diletto un arricchimento della mia dote di umanità. Immaginai mio padre, davanti quell’edicola, chiedersi se quel libro mi sarebbe piaciuto, e il pensiero della sua amorosa ignoranza (gli piacera? sara adatto per lui?) fu dolore puro. Certo che mi sarebbe piaciuto, al di la di ogni tua speranza: ma io ho rovinato tutto avendolo appena letto, quel libro, che dunque non puo piu piacermi non perché io non possa piu rileggerlo, ma perché una rilettura, oltre ad essere distanziata nel tempo, dovrebbe nascere da un desiderio e non, come sarebbe adesso il mio caso, dall’affannosa volonta di ingannare il donato e il donante come se gli eventi fossero stati diversi, come se di tutti i libri di tutte le letterature di ogni tempo e paese non fosse stato scelto due volte lo stesso libro. Dunque ti sei affidato a parole scritte che io ho gia pronunciato in tua assenza, dunque il tuo affetto non puo raggiungermi perché una mia balordaggine, o la mia sfortuna, me ne tiene lontano. E poi c’era quello sguardo, quello sguardo dolce reso vibrante da un quasi impercettibile sottinteso di soddisfazione, con il quale mio padre aveva accompagnato l’offerta del libro: sguardo che già di per sé soleva struggermi, e che in quel momento cruciale e dopo, nella memoria perseguitata, fu reso insostenibile dal mio misfatto e, cio che forse era il peggio, dal silenzio sul mio misfatto. Perché tacendo subito io mi ero condannato a tacere per sempre. Avendolo ringraziato con artefatto entusiasmo, avendo simulato l’impazienza di incominciar la lettura, come avrei mai trovato il coraggio di dirgli, dopo, la verità?
Ogni attimo lasciato passare dopo l’orrenda rivelazione estendeva deserti di menzogna, c quando, quella sera stessa, ognuno con la sua lucina di fianco al letto, ci mettemmo a leggere, mio padre un volume della Universale Scientifica Boringhieri ed io quel romanzo...
Inutile dire che il libro in questione era stato accuratamente scelto dal bambino nella biblioteca dei nonni tra La freccia d'oro di Conrad,  La freccia nera di Stevenson e Freccia bianca e altre storie di Cooper e lui , quasi fosse un destino, aveva scelto il libro di Stevenson, lo stesso poi scelto dal padre per significare il suo affetto.

13 commenti:

  1. ...


    bel post!
    l'avevo già letto stamattina, ma ora ti lascio un segno del mio passaggio.

    anche perché volevo dirti che io non sono spigolosa... :-) come faccio ad identificarmi in una scrittura poco dolce.
    Devo pensarci. Intanto faccio prove tecniche.

    Ciao Guglielmo.

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  2. Mat non ho mai avuto dubbi sulle tue rotondità -:)
    Anch'io ho fatto vari esperimenti per raggiungere una qualità grafica accettabile. Quel carattere che usi mi fa "andar insieme la vista" come si dice da noi dialettalmente (ma fö andò insèma a vista)...
    Fai un sondaggio tra vari lettori del tuo blog e raccogli le valutazioni... -:)))

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  3. Se il bimbo si fosse posto meno problemi, avrebbe scoperto il piacere della seconda lettura che riserva piaceri e scoperte non meno della prima.

    p.s.
    che modo di scrivere insolito, quello di Mari. Al primo impatto, allontana, poi, resistendo, ti incuriosisce e ti prende. Un po' come Proust.

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  4. Il bambino, maledettamente deluso dall'aver già letto l'unico libro che gli regala il padre, trova una sua scappatoia: si accorge che i libri sono di due edizioni e di due traduttori diversi ed allora il suo gioco diventa confrontare le frasi, soppesare le parole, valutare se gli piace una traduzione o l'altra, capire in sostanza la bellezza della lingua , i suoi significati, le sue inflessioni. Diventa un gioco che lo appassiona e lo salva.
    ps non rileggo i libri. Qualche volta ho riletto , sotto l'influsso di bei ricordi che qualche lettura aveva lasciato, ma , non so perché, la magia della prima lettura si era persa. Mi piace di più la rilettura della poesia, questa si spesso illuminante e che apre nuovi orizzonti...

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  5. Un bimbo pieno di risorse, così come lo sono tutti i grandi libri.

    A me è capitato di rimanere delusa ad una rilettura di un libro, al primo impatto, invece, da me molto amato, "Mercurio" di Amelie Nothomb. La prima lettura fu vorace. Ero in treno; tornavo a casa dopo aver visto a Milano una mostra della de Lempicka. Ero in uno stato di grazia, dovuto anche ad altre vicende. L'ho riletto due anni dopo in tutt'altra condizione emotiva e ho investito in immaginazione molto meno...

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  6. anch'io... proprio in questi giorni ed ho trovato bellissimo quel passo in cui dice che le cose non si perdono... se non lo si vuole
    ciao :-)

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  7. Che bell'iniziativa, mi piacciono le letture a tema, anch'io ho lanciato in passato un paio di iniziative così, le trovo intrigantissime.
    Bella anche la tua scelta.

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  8. Eh si Giacy, la rilettura non è operazione scontata...
    Già shadow è leggermente fatalistico, ma... (ben tornata dal tuo letargo -:))
    Tereza, in fin dei conti i libri si nutrono di libri (forse un po' troppo per i miei gusti, ma è così...)

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  9. Ciao Maurizio, vengo ogni tanto a fare un giro da te, ma sai sono un po' parco di complimenti -:)

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  10. gli uccellini con la fionda??? ma dai...che cattivo...io invece catturavo le lucertole con un cappio, mi arrampicavo sugli alberi, non per fantasticare ma per rubare i gelsi o i fichi o per fare le capriole, e poi facevo le gare di sputi... aaaah guglielmo caro, non ci sono più le infanzie di una volta vero? :)

    mi capita spesso di rileggere i libri, quelli che che mi catturano dal primo rigo e catalizzano le mie priorità, li divoro, salto le parole pur di leggere e andare avanti, andare avanti e leggere... poi quando ho finito mi lecco i baffi, mi gusto la sensazione che m'hanno dato...epperò dopo un po' non mi ricordo quasi più cosa ho letto, se non quella sensazione appunto. allora mi vien voglia di rileggere quel libro, con più calma (tanto so già come va a finire) e finalmente posso cogliere i dettagli, le piccole meraviglie, le cose nascoste. Il sapore, alla fine, è più maturo, diverso, completo.
    Ora invece sto piluccando un piccolo libriccino, che mi è arrivato qualche giorno fa :) lo assaporo ogni giorno un po', perché sono dei racconti brevi, ma così belli...raccontano di un passato lontano (chilometricamente parlando, sono storie tra Ticino e Villoresi, son circa 1000 km), ma è davvero tanto lontano il passato? "Ora ricordi tutto e tutto ti sembra un sogno, un eterno riflesso tra due specchi". E' il libro di un pratico poeta, o un poeta pratico, come preferisci :)))))

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  11. Posso rassicurarti Frammentaria: ero un pessimo cacciatore , non ne ho mai preso uno di uccellino... Il bello era costruire la fionda scegliendo la forcella giusta dalla siepe dietro casa, togliere col coltellino la corteccia, passarla sulla fiamma per asciugarla ed indurire il legno. Poi tagliare a strisce le camere d'aria delle biciclette e fare delle rondelle per legarle al legno. Poi ancora la ricerca di un pezzo di pelle scelta con cura tra i ritagli che mio padre portava a casa dalla conceria. Insomma era un gran lavoro di artigianato.
    Si erano altri tempi e sono sicuro che la nostra non è stata affatto una infanzia sanguinosa. Leggo con stupore e a volte con un certo sorriso le vere e proprie ossessioni di questo autore (Michele Mari) che non è tanto più giovane di me, ma che ha vissuto altrimenti la sua infanzia. Comunque nel suo libro le pagine in cui commenta la canzone alpina Il testamento del Capitano che la mamma gli cantava come ninna nanna sono davvero esilaranti.
    Mi chiami poeta-pratico o viceversa pratico-poeta... certo è che mi piace la concretezza, ma sono una frana assoluta per ogni genere di bricolage o di lavoro manuale. Forse è vero che uno la praticità nello scrivere. E' comunque un bel complimento e lo metto da parte. Grazie.

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  12. io invece le lucertole le prendevo ma poi, dopo averle osservate (quest'estate ce n'erano due in giardino che si azzuffavano continuamente, ci ho passato le ore a inserguirle, con gli occhi però, non con il cappio:), le liberavo, prima che arrivassero i miei amici, cattivissimi, avrebbero tagliato loro la coda per vederla saltare da sola...vabbè lasciamo stare!

    allora non sei pratico, sei concreto, un poeta concreto, che dici? :)
    io invece sono una concreta pratica, sono bravissima con i lavori manuali, con il bricolage, con tutto ciò che normalmente è di pertinenza maschile, tripo usare il trapano, montare mobili, scartavetrare, inchiodare, costruire, cambiare la ruota alla macchina :). e, in verità sono anche molto concreta, da sempre, vado subito al punto del "fare". ti sembra strano eh? ieri una mia amica virtuale mi ha definita "eterea".... se chi mi conosce nella realtà lo sapesse scoppierebbe a ridere, ed anch'io ho sorriso. sono estremamente concreta, decisa emolto incline a prendere in giro chi vive fra le nuvole :). ecco, ora devo correre via a prendere mia figlia da scuola, altro che aria! quilndi la pianto qui, per fortuna!
    ciaooo

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