Altro libro entrato per caso nella mia piccola biblioteca. Come al solito ho seguito il consiglio (entusiasta) di un lettore e (immancabilmente) ho fatto un bellissimo incontro. La lingua, l'intreccio della trama, le magnifiche divagazioni e lì, in primo piano, Napoli alla vigilia di un disastro annunciato e sempre in bilico tra le sue contraddizioni: schifosa/affascinante, ricca/miserabile, fantasiosa/scontata, sull'orlo del baratro che si è scavata sotto.
Ma ecco il campionario delle parole più comuni a Napoli (e forse non solo lì).
“Cazzo. Bordello. Caffe. Ho fatto uno studio. Veramente. E' una cosa seria. Sono le tre parole pià usate a Napoli. Che cazzo stai dicendo, addo cazzo vai, nun ce scassa ’o cazzo, ma che cazzo, ma chi cazzo se crede d’essere. E succiesso ’nu burdello, abbiamo fatto ’nu burdello, ma che é ’stu burdello, ma che e diventato ’nu burdello? Jammo a fa’ ’nu poco ’e burdello, facimmo succedere ’o burdello. Pigliate ’nu cafe, pigliammoce ’o café, volete un caffe, gradite un cffe, fessarie ’e cafe, e cosa ’e cafe. Con un certo distacco nella frequenza dell’uso seguono le palle, che non devono essere scassate, che si sono gonfiate, che quello le tiene e quell’altro no. Appresso alle palle troviamo il culo dove uno deve andare, il culo che ti hanno rotto e quello che ti devono rompere, il culo come mazzo, cioe fortuna, che c’é chi lo ha tenuto, chi ce l’ha e chi non ce l’avra' mai. Dopo poco c’e la bocca col vai a fare in bocca, te lo faccio uscire per bocca, te lo metto in bocca, non spostare con la bocca e tiene la bocca buona. Poi, riflettete sulla parola sfaccimma: per dire che uno e un uomo da niente si dice che é un uomo di sfaccimma. Per dire che un uomo é dotato di straordinaria intelligenza si dice che é uno sfaccimma. Stessa parola per concetti opposti. Il regno dell’ambiguita. Voi mi dovete dire come deve funzionare una città dove le parole d’ordine sono queste da secoli e secoli.”
Ruggero Cappuccio, Fuoco su Napoli, Feltrinelli, 2010
Pensierino. Questo è un blog Lega free , quindi se in qualche modo qualcuno leggesse questo articolo come un solita litania dei luoghi comuni contro i napoletani, si sbaglia di grosso. E' esattamente l'opposto: un omaggio alla estrema fantasia che deve essere esercitata dal popolo napoletano per vivere, semplicemente.
Il titolo di questo libro ricorda la bellissima raccolta di racconti di Leonardo Sciascia intitolata Fuoco sul mare edita da Adelphi. Omaggio alla Sicilia e testimonianza su quel che accade in quella bellissima regione e che pare non interessare il resto del paese, quasi che lo statuto speciale di cui gode come Regione, la preservi dalle regole della comunità più ampia che è l'Italia.
Napoli non ha mai funzionato. E' così che funziona.
RispondiEliminac'è un ordine segreto in ogni disordine
RispondiEliminaLorenzo e Horror, mi pare ci sia un che di fatalistico nel parlare di Napoli e forse temo sia il modo più naturale per farlo. Però, caspita, un po' di ottimismo della volontà non andrebbe utilizzato ?
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