Laura Pariani, Di corno o d'oro, Sellerio, 1993
Le guerre di Ada
13 novembre 1887
Illustre signor Sindaco,
io, Marchini Ada, maestra elementare nella scuola del vostro paese, stanotte oso indirizzarvi una lettera molto particolare.
Sono qui seduta nella mia stanzetta, al mio tavolo, di fronte al letto. È tutto in ordine, ma io... io non sono niente affatto in chiaro con me stessa e provo dolore, nostalgia, qualcosa di simile a una nuova fatica di nascere.
Ho messo i miei libri in una cassa, che spero voi avrete la compiacenza di spedire a mia sorella, Marchini Virginia, a Cremona (l’indirizzo lo troverete tra le mie carte). Ho bruciato i miei diari. Ormai libri, diari, opuscoli, non mi servono più, imperfetti e incompleti come sono. I fatti mi hanno sopraffatta, vinta.
Il potere dei fatti, in cui ho sempre creduto... Ma cos’è il potere? Che cosa sono i fatti? E pensare, riflettere, non genera anche questo dei fatti? O no?
Scusatemi se perdo tempo, signor Sindaco, se non arrivo subito alla questione, cioè al perché di questa lettera, che io spero avrete la cortesia di leggere fino in fondo. Ma è una notte strana, in cui mi affiorano ricordi singolari e il mio cuore ci si perde. Mi tornano alla mente soprattutto quelle mie interminabili discussioni notturne con me stessa, davvero combattute e dolorose, sulla qualità della vita che bisogna costruite a questo mondo, perché tutti vivano meglio. Pensiero fisso di questa Marchini Ada, sveglia di notte e affamata, che cammina su e giù per la sua stanza, con lo scialletto sulle spalle, quando dal canale sale la nebbia sul far del mattino, a piedi nudi, senza zoccoli, per non disturbare i vicini.
L’idea di un mondo giusto e buono mi è nata dentro quand’ero ancora ragazza; si è impossessata di me; dai libri che leggevo mi è penetrata dentro e si è aggiunta alla mia naturale impazienza: “ In verità, io ti dico, oggi sarai con me in Paradiso ” .. Ah, il paradiso in terra! Io avevo il sogno di questo mondo nuovo e bello, che io avrei aiutato a costruire..,
Lo vedete? Per lo spazio di qualche riga sono tornata a essere nuovamente quella ragazza di allora, mossa da quella fiducia. Mio padre, salumaio, voleva che io studiassi qualcosa di pratico e che io prendessi in mano la bottega; ma io volevo cambiare il mondo. Vi faccio ridere, signor Sindaco? Vedete: il paradiso si lascia scorgere di rado: questa è la sua prerogativa. E, chi vuole, storca pure la bocca. Ma in un momento della nostra esistenza, almeno per un momento, bisogna aver potuto credere all’impossibile.
Pensierino. La Pariani impasta lingue: quella colta del Dutur del Regio Manicomio di Villa Pasterla - Crivelli di Mombello e quella di Eurosia Scampini ricoverata ed affetta fa demonomania, il linguaggio burocratico e poliziesco della sottoprefettura del Circondatario di Busto Arsizio e quella perdutamente nostangica del bracciante Carlen emigrato sull'altopiano tra Argentina e Bolivia... Chi vive nelle nebbie intorno al Ticino si trova a casa sua in queste pagine, apprezzera' o storcera' leggermente il naso su qualche vocabolo dei dialetti locali . Apprezzera' i tentativi di dare forma ad una nuova lingua che nasca da queste basi e non dal linguaggio dei manuali per computer.
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