Ce l'ha fatta, è evaso. Ha approfittato dell'apertura delle finestre dopo una estate reclusa in ambienti condizionati ed ermeticamente chiusi, ha superato barriere e cavalli di frisia, è salito in equilibrio sulla ringhiera, ha misurato la distanza dal tetto e calibrato le sue forze per un balzo ed infine è saltato sul tetto e raggiunto il mio giardino. Era la méta che sognava da tempo stando mollemente sdraiato sul pavimento della sua cella ed è bastata una breve distrazione dei secondini per mettere in atto la sua fuga. Ora può liberamente inseguire grilli e lucertole, appiattirsi nella fresca erba del prato, fare agguati ad imprudenti uccellini, strusciare tra le foglie della vite, addentrarsi nell'orto delle aromatiche lasciandosi imbambolare da mille profumi.
Eccolo riacquistare il suo occhio felino, attento, veloce e sembra dimenticato il tempo in cui le sue palpebre sembravano chiudersi pesantemente per la noia nella cella dove l'avevano relegato.
Certo ogni rumore lo scuote come una scarica elettrica e schizza via in un lampo non appena qualcosa di inconsueto si muova fragorosamente nel suo nuovo spazio riconquistato e lo disturbi nelle sue esplorazioni, nei suoi infiniti giochi, nelle sue continue scoperte.
Uno spazio ritrovato e una libertà riconquistata, finalmente !
Evviva!
RispondiEliminaTorna.. torna per cena.
RispondiEliminaMaurizio
tentata anche la carta dei croccantini...
EliminaUn po' lo invidio. Anch'io, a volte, mi sento prigioniera di una vita non mia.
RispondiEliminaForse, l'evasione sarebbe una soluzione.
Ha dovuto ingegnarsi per evadere. Una specie di Papillon felino...
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