giovedì 13 settembre 2018

Morire di qoheletite

Guido Ceronetti
Morire di qoheletite (o ecclesiale) inveterata, cronica, farei voto, non so, è possibile?. Questo vitale linguaggio di frantumi era una ben acre tentazione per un disintegrato scriba contemporaneo, vittima non rassegnata vittima scontenta di un linguaggio parlato scritto che senza aver vita uccide come un vivo, di un linguaggio che fa tutto , che è "tutto quel che si fa sotto il sole", che è domoniacamente il motore di tutto il male possibile. Se devo pensare un innanzitutto, io credo di aver sentito il richiamo della Scrittura (queste cose sono sempre piuttosto oscure), della Scrittura del canone ebraico, essenzialmente come linguaggio, e proprio perché linguaggio a pezzi e bocconi, tanto più tale quanto più contenga di Presenza di Dio.
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Se tirassi una memoria accademica, da quel che sto per dire, sarei alla porta, tra i sorrisi dei cattedratici, ma alle porte della scienza non vado a scampanellare, io batto marciapiedi straccioni delle profonde, dimenticate città dell'anima.

(Dalla pre e post fazione di Qohélet o l'Ecclesiaste , Versione e note di Guido Ceronetti, 1988, Einaudi)

4 commenti:

  1. personaggio unico, non catalogabile, polemico e appartato, rivoluzionario e reazionario al tempo stesso, insostituibile.
    massimolegnani

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    1. Hai ragione: era un intellettuale affascinantemente contraddittorio.

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