RESPIRO
dì loro che sono ancora qui,
che mi reggo su una gamba mentre l'altra sogna,
che solo così si può fare,
che le bugie che dico loro sono diverse
da quelle che dico a me stesso,
che con lo stare sia qui che oltre
sto diventando orizzonte,
che come il sole sorge e cala
io conosco il mio posto, che è il respiro
a salvarmi, che persino le sillabe
forzate del destino sono respiro,
che il respiro è uno specchio offuscato da parole,
che solo il respiro sopravvive al grido d'aiuto
quando penetra l'orecchio dell'estraneo
e permane ben oltre la scomparsa della parola,
che il respiro è di nuovo l'inizio, che da esso
si distacca ogni resistenza, come il significato si distacca
dalla vita, o il buio si distacca dalla luce,
che il respiro è ciò che do loro quando mando saluti affettuosi.
Mark Strand
Mark Strand, nato nel 1934 a Summerside nell’isola Prince Edward (Canada), è poeta, docente e traduttore. Ha ricevuto numerosi premi, tra cui il MacArthur Fellowship nel 1987 e il Pulitzer Prize for Poetry nel 1999. Ga pubblicato in Italia diversi libri:
L'uomo che cammina un passo avanti al buio
Editore Mondadori Anno 2011
Ehi Mark! Scusa il ritardo, scusa il ritardo... DVD
Damiano Abeni, Mark Strand
Editore Luca Sossella Editore Anno 2011
Il monumento
Mark Strand
Editore Fandango Anno2010
Il futuro non è più quello di una volta
Editore Minimum Fax Anno 2006
Edward Hopper
Editore Donzelli Anno 2003
Il pianeta delle cose perdute
Editore Beisler Anno 2002
Uomo e cammello
Editore Mondadori Anno 2007
L'inizio di una sedia
Editore Donzelli Anno 2000
Pollo, ombra, luna & altro
Editore Edizioni L'Obliquo
Pensierino (stimolato da un commento di Shadow). Già, una gamba che sogna... E cosa può sognare una gamba se non di camminare, altrove , naturalmente, altrimenti starebbe ferma come l'altra che serve "solo" per sostenerci. Questa è una bugia, non può essere che una bugia, una bugia per gli altri, quelle che dico a me stesso sono più sottili e verosimili. Perché mento dicendo che sono piantato qui e nello stesso tempo mi muovo altrove? Perché ho bisogno di orizzonti, io stesso divento orizzonte, come un obiettivo da raggiungere, ma che si sposta sempre più in là, sempre irraggiungibile.
Eppure dentro questo movimento (apparentemente inconcludente) trovo la ciclicità della vita, del suo farsi e trascorrere. Trovo persino un senso al destino che pare muoversi su un altro piano, ma che in realtà è assoggettato al tempo che trascorre, al ritmo del respiro, al battito del cuore. Anche qui, in questa continua operazione di mimesi che facciamo della vita, le parole possono confondere ed offuscare la lettura chiara del nostro essere, ma il senso profondo rimane, al di là della parola, al di là di noi stessi. C'è qualcosa di vero e luminoso che lasciamo dietro di noi come una scia e che prosegue oltre noi...
il respiro trattenuto mentre leggo questa poesia: ecco, questi forse son quei momenti che fanno la storia.
RispondiEliminaè colma di spunti di riflessione questa poesia:
la gamba che sogna; il divenir orizzonte, le bugie diverse: da dove mai potrei comnciare?
lascio saluti affetuosi :-)
Già, una gamba che sogna... E cosa può sognare una gamba se non di camminare, altrove , naturalmente, altrimenti starebbe ferma come l'altra che serve "solo" per sostenerci. Questa è una bugia, non può essere che una bugia, una bugia per gli altri, quelle che dico a me stesso sono più sottili e verosimili. Perché mento dicendo che sono piantato qui e nello stesso tempo mi muovo altrove? Perché ho bisogno di orizzonti, io stesso divento orizzonte, come un obiettivo da raggiungere, ma che si sposta sempre più in là, sempre irraggiungibile.
RispondiEliminaEppure dentro questo movimento (apparentemente inconcludente) trovo la ciclicità della vita, del suo farsi e trascorrere. Trovo persino un senso al destino che pare muoversi su un altro piano, ma che in realtà è assoggettato al tempo che trascorre, al ritmo del respiro, al battito del cuore. Anche qui, in questa continua operazione di mimesi che facciamo della vita, le parole possono confondere ed offuscare la lettura chiara del nostro essere, ma il senso profondo rimane, al di là della parola, al di là di noi stessi. C'è qualcosa di vero e luminoso che lasciamo dietro di noi come una scia e che prosegue oltre noi...