Per i pochi affezionati che sono rimasti (pigri, sfaccendati, ecc) non rimane che scrivere di poesia. La poesia rinfresca l'aria.
Un'estate di immagini e poesia.
Quanto più bella appare una bellezza
quando s’adorna d’una vita piena:
bella la rosa, e più bella s’apprezza
per quel dolce profumo che l’invena.
Rosa canina ha fiamma d’ugual fuoco
quant’è nel fior di serra, più odoroso:
pari le spine, pari il lieto gioco
d’alito estivo al bocciolo ritroso.
Rosa di campo è bella né pregiata,
vien disamata in boccio, umile in fiore,
sfiorisce a sé. La rosa coltivata
muore soave in suo soave odore:
così di te, giovane bell’amica,
sfiorito il boccio, la poesia ridica.
(Sonetto 53 W. Shakespeare)
P.S. Non è una rosa, ma un melograno: licenza fotografica. Il tutto è nato da una lettura dei Sonetti di Shakespeare al Teatro dell'Elfo a Milano con Elena Russo Arman con musiche di John Dowland suonate dalla chitarrista Alessandra Novaga.
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